Considerando che il disco di debutto di Kayo Dot, "Choirs Of The Eye" del 2003, vide la luce per la Tzadik di John Zorn, vi sarà immediato comprendere come ci si trovi al cospetto di una band che non fa della facile via sonora la propria modalità espressiva. Certo è che il signor Toby Driver (noto, quanto meno nei circoli avant, anche per il suo lavoro solista e per la precedente esperienza a nome Maudlin Of The Well) pare intenzionato a fare il possibile, e pure l'impossibile, per mostrare un'indiscutibile abilità compositiva, il che non sempre va di pari passo con un'altrettanto spiccata capacità nel concepire suoni che riescano a fare breccia nell'anima dell'ascoltatore. Oltre a richiedere un elevato tasso di applicazione intellettiva al fine di poter essere fruiti; il che è accettabile, mica vogliamo sempre i due accordi al brucio e via andare, però le sette canzoni di "Blue Lambency Downward" (terzo album e terza etichetta, dato che il precedente "Dowsing Anemone With Copper Tongue" era stato pubblicato dalla Robotic Empire e questo esce per la Hydra Head) danno l'impressione di essere pretenziose e cariche di presunzione, almeno di quella del suo autore, e neppure così "challenging" o ispirate come l'aura che le avvolge potrebbe indurre a pensare. Alla resa dei conti parlerei di tema in bella calligrafia e corretta ortografia, ma povero di contenuti, visto che non siamo nati l'altro ieri e visto che la scena di Canterbury ce la ricordiamo, visto che gli Henry Cow li conosciamo, visto che sappiano cos'è il rock in opposition, al pari del progressive di provenienza bucolica e dell'avant rock, visto che la commistione tra classica orchestrale e jazz (tendenzialmente free, seppur mai troppo libero) non è nata la scorsa settimana, visto che l'utilizzo di chitarre, basso e batteria con clarinetto, pianoforte, flauto, sax, organo, gamelan, synth, mellotron e violino non ci è nuovo e visto che gli improvvisi scatti strumentali in contesti musicali solitamente dilatati e pacifici, sebbene complessi per tessiture e trame, non ci impressionano più di tanto. E poi ci sono i riverberi, le note randomiche, le dissonanze, i silenzi, le melodie, le atmosfere, la tecnica, ecc., ecc., ecc.! Un po' una palla...!

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