Credo che questi Kenso, assieme ormai dal lontano 1975, possano essere definiti come il miglior gruppo attualmente circolante in Giappone. La loro discografia, anche se con uscite piuttosto dilatate è abbastanza ampia, con dieci album di studio, a partire dal 1980, e sette live. La loro musica è un mirabile esempio di Jazz Rock - Fusion ben aperto sul lato sinfonico e della tradizione etnica nipponica, potente nell'esecuzione, eccellente nella composizione e strabiliante nell'utilizzo dei singoli strumenti. Il disco di cui vi voglio parlare è del 2002, forse non il loro migliore lavoro, o il più innovativo, ma il primo che ho ascoltato e quindi possiede un certa valenza affettiva.

Fabulis Mirabilibus de Bombycosi Scriptis (I Fantastici Racconti di Bombycosi), mantiene alto il nome che la band si è faticosamente acquisito nel tempo. Le trame complesse, con variazioni ritmiche repentine (un po' sullo stile di Brand X, National Health) e con vagonate di synth spesso al limite della dissonanza jazzistica sono qui unite a chitarre che, rispetto al passato, tendono anche a vaghi sapori metal, ma con intrecci, basso - chitarra, più tipicamente crimsoniani. Il risultato finale è anche riconducibile a temi classici del prog con la ricercatezza armonica di certa PFM o di certi Gentle Giant. Il tutto, essendo farcito di una buona dose di tradizione giapponese, genera un mix personalissimo, forse unico. Talvolta le chitarre si fanno più grezze e assaporiamo dei richiami zeppeliniani o alla Jeff Beck che immediatamente vengono "rotti" per passare a tessiture vicine al flamenco, eppoi fughe tastieristiche di stampo sinfonico si placano repentine per momenti folk. Piroette continue e balzi di umore trasportano l'ascolto come in un gioco di montagne russe, dove però la tecnica, sublime, non è mai fine a se stessa, ma sempre al servizio di un atto armonico elevatissimo.

Tra i brani voglio ricordare il fantastico lirismo di "Kinyudansya Madrigal", la tessitura travolgente ed epica di "Echi dal Foro Romano", gli incredibili equilibrismi ritmici di "Toukai Jyokyoku" e la splendida zeppeliniana "Isolated Jiro".

Nell'ascolto di dischi come questo, nulla è casuale, eppure nulla è scontato, l'imprevedibilità a braccetto con la tecnica sono elementi che fanno dei Kenso un gruppo immancabile e, per chi volesse iniziare ad amarli, questo disco potrebbe essere una porta d'accesso positiva.

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