Si dice che il buon sangue non mente, e nel caso di Kirsty MacColl è perfettamente vero; suo padre Ewan è stato un grandissimo folksinger, che ci ha regalato capolavori dei calibro di "Dirty Old Town", ripresa trionfalmente dai Pogues ed anche da un imberbe Donovan, "The First Time I Saw Your Face", coverizzata dal grande Gordon Lightfoot, ed ancora "Ballad Of Accounting", "My Old Man",  "Black And White", "The Shoals Of Herring" e "The Manchester Rambler". Crescere al fianco di cotanto padre ha sicuramente aiutato la bella Kirsty a sviluppare il suo talento, che con il passare degli anni si è evoluto seguendo coordinate del tutto personali, è una storia affascinante la sua, la storia di una piccola-grande artista, vivace, emozionale, sincera, coraggiosa, una storia che conclusa prematuramente nel peggiore dei modi.

In quasi vent'anni di carriera Kirsty MacColl ha pubblicato solo cinque album, pochi, ma le sono bastati per lasciare il segno come ottima penna pop e grande songwriter al femminile: secondo il mio modesto parere, infatti, il limite più gravoso del cosiddetto cantautorato "in rosa" è senza dubbio la tendenza a proporre spesso e volentieri lagne noiose infarcite di inutili sofisticazioni a livello musicale e lirico, generando dozzine di emule fallite (e molto spesso ultraincensate) della grande Joni Mitchell, Kirsty per fortuna si è preoccupata solo e soltanto di essere sé stessa: Kirsty MacColl è gioia, schiettezza, immediatezza, ironia; le sua canzoni sanno essere tanto semplici ed orecchiabili quanto profonde e sentite: impossibile non venire conquistati dalla bellezza melodica pop-rock di "They Don't Know", il suo primo singolo, dalla fresca allegria di "Terry" e "A New England", che hanno la forza di autentici anthems o dallo spassoso rockabilly di "There's A Guy Works Down At The Chip Shop Swears He's Elvis". Poi la sbarazzina e vivace ragazza pop-rocker si evolve, cresce, diventa una donna matura, aperta a nuovi orizzonti: "Fairytale Of New York" ormai è storia, anzi, leggenda, ma non è tutto: l'incantevole e a suo modo maestoso excursus in territori country di "Don't Come The Cowboy With Me Sonny Jim" è un piccolo capolavoro di arrangiamento ulteriormente nobilitato dalla voce dolce, dal retrogusto un po' acerbo ed irriverente di Kirsty, che non dimentica il caro vecchio pop rock, riproponendolo in vesti più mature con la tagliente "Innocence" e con "Free World", si dimostra capace di scrivere ballate acustiche di grandissimo fascino come "Still Life", la romantica "As Long As You Hold Me" ed un'epica "Titanic Days", dulcis in fundo si avventura in sonorità urban, quasi hip-hop con "Walking Down Madison", sempre con grandissima classe, e con la frizzante "My Affair" scopre per la prima volta il fascino ed il calore delle sonorità latine.

Di tanto in tanto Kirsty MacColl si cimenta anche come interprete, riproponendo splendidamente canzoni come "Days" dei Kinks, "Perfect Day" di Lou Reed, e "Miss Otis Regrets", classico di Cole Porter magistralmente riletto in chiave irish con la collaborazione dei Pogues; manca solo il suo sensualissimo "Libertango", in cui dimostra di non aver assolutamente nulla da invidiare alla più quotata Grace Jones. Questa raccolta del 2005 si chiude, e non poteva essere altrimenti, con due brani tratti da quello che è stato il prematuro epilogo della sua meravigliosa carriera: "Tropical Brainstorm" del 2000, l'album del grande ritorno, l'album che restituì ad un genere svilito ed umiliato come il latin pop la sua reale caratura artistica: qui Kirsty MacColl è una grande Popstar, una donna matura che fa elegantemente sfoggio del suo sex-appeal, con un pizzico di salace strafottenza nella celebre "In These Shoes?" ed infiamma gli animi con l'incalzante e caliente incedere di "England 2 Columbia 0", una vera e propria rivendicazione di femminilità integra e genuina, più che mai sincera dato che ad intonarla è Kirsty MacColl, che per colpa di un tragico e beffardo destino potrà godere ben poco del grande successo di questa sua ultima e repentina svolta artistica, ma rimarrà per sempre il ricordo di una principessa di sangue blu tutt'altro che altezzosa e patinata, di una grande artista, di una grande donna, il suo dolce viso leggermente paffutello con il naso all'insù, i suoi bellissimi occhi verdi, i suoi capelli rossicci. Quanto manca alla musica di oggi una come lei...

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