Omaggio a Maurizio Arcieri.

Questa è una storia d’amore ed è difficile raccontare storie d’amore. Perché l’amore, a raccontarlo, diventa banale.

Tipo: lei sta per partire, restano solo altri cinque minuti prima di lasciarsi. Lui vorrebbe baciarla ma lei è già altrove con la mente. Lei gli promette che tornerà ma lui lo sa che non si vedranno mai più.

“Bugie….Bugie….Non tornerà….Non tornerà.”

A struggersi per lei è Maurizio Arcieri, in arte Maurizio. E’ il 1968 e Maurizio non lo sa che quel motivetto, in buona parte rubacchiato da “A Whiter Shade of Pale”, sarà il suo unico vero successo.

Gliela faranno cantare per tutta la vita “5 minuti e poi”, in spettacoli di ogni tipo. E lui la canterà e ricanterà, anche se proverà a schernirsi: “ero così giovane…..”.

Giovane ma non giovanissimo, Maurizio, classe 1945 (qualche biografia dice anche 1942), e neanche di primo pelo: si era già fatto le ossa con i New Dada.

Sono durati 3 anni i New Dada, dal ’64 al ’67, ed hanno pubblicato un solo LP “I’ll Go Crazy” nel 1967 - che non è neanche tanto male - ed una manciata di 45 giri tra pezzi originali e covers di brani famosi (da “Lady Jane” a “Gimme Some Lovin’” che diventa “T’amo da morire”). Vanno forte i New Dada: apparizioni in RAI in prima serata, concerti al Piper e arrivano ad aprire per i Beatles in Italia (e c’è pure chi va a quei concerti per sentire soprattutto loro). Ma la cosa finisce presto, il gruppo si spacca e ognuno per la sua strada.

E sono strade che portano in luoghi strani. Per dire, quella di Giandomenico Crescentini porta fino a “Le Stelle Di Mario Schifani”, altre porteranno al clan di Celentano, altre ancora arriveranno fino in Canada.

Ma noi, qui, stiamo seguendo quella di Maurizio.

Insomma su Maurizio vale la pena scommettere: è bello Maurizio, un mare di capelli biondi, le ragazze impazziscono per lui, sa stare sul palco ed ha anche una voce personale e riconoscibile, sebbene non estesissima. Insomma ha tutto. Tutto quello che serve.

Tutto tranne il talento.

E la scommessa sembra vincente: “5 minuti e poi” fa subito il botto.

Ma è un botto solo.

Maurizio ci prova in tutti i modi. Dal ’69 al ’74 pubblica 45 giri su 45 giri, recita in un musicarello (Quelli belli siamo noi), partecipa a trasmissioni di ogni tipo, si dà persino ai fotoromanzi. Nel 1973 tira fuori un LP “Trasparenze” che ha anche qualche sentore progressive e, poi, un altro “Maurizio” che contiene una cover degli Who. Va e viene dall’Inghilterra, stringe anche qualche amicizia giusta come quella con Vangelis e suo fratello Nico Papathanassiou.

Ma non va.

Maurizio, però, non è tipo da accettare di sparire. Ha una manciata di pezzi composti da lui, roba nuova, diversa dal solito. Ora serve solo qualcuno che gliela pubblichi. E’ il 1975, e qui le date diventano importanti, perché quella roba è davvero “avanti”.

Troppo “avanti”, infatti gli ci vorranno almeno altri due anni per farseli pubblicare, quei pezzi.

E, allora, Maurizio – mentre aspetta – tira fuori il jolly: Christina.

Aveva tredici anni, Christina, quando ha messo i suoi occhi su Maurizio. Lui era già “Maurizio dei New Dada” e lei solo una ragazzina un po’ in carne, acerba ma decisa: lei voleva lui, “Maurizio dei New Dada”. “Durerà quel che durerà, anche solo una settimana” pensava; così quando lo intercettò ad una festa dopo un concerto al Piper, non se lo lasciò sfuggire.

E non durò una settimana, durerà tutta la vita. E oltre.

E’ diventata bellissima Christina, una bellezza da mozzare il fiato e due occhi, due occhi che ridono sempre. Certo, non sa cantare, e allora?

Nascono i Chrisma, definiscono la loro musica “sexy sound” (che fantasia!), incidono due 45 giri: “Amore” e “U” (una cover di “Who” degli Odissey). Musica innocua, nonostante la sezione ritmica degli Osibisa e la produzione di Nico Papathanassiou. Ma, come quasi sempre per Maurizio e Christina, più della musica conta l’immagine.

E’ il 1976, e loro appaiono al festivalbar e la RAI neanche si rende conto di cosa sta trasmettendo.

Poi verranno le dita tagliate e le spille da balia, ma quello spacco ascellare, quella nudità suggerita, nel bianco e nero del '76 faranno molto più scalpore di qualunque provocazione futura. Chiunque abbia visto quel festivalbar (avendo almeno 8 anni), non lo ha più dimenticato.

Poco importa se Christina ha rubato la scena a Maurizio. Perché una cosa va detta: lui è sempre stato uno generoso. Come quando incise, come lato b del suo singolo “Elizabeth”, la canzone di un giovane musicista in cui credeva e che nessuno si filava, un certo Battiato.

E mentre tutti stanno ancora lì a chiedersi se Christina avesse o no indosso le mutandine, loro sono già andati via. Sono a Londra. Perché la Polygram ha deciso di pubblicarglieli quei famosi pezzi, quelli così “avanti”.

E’ il ’77, stanno succedendo un sacco di cose e, tra queste c’è anche “Chinese Restaurant”.

Il New Musical Express, nella sua recensione, scomoda persino i Velvet Underground. I Chrisma vengono buttati nel calderone punk, ma di punk in “Chinese Restaurant” non c’è nulla. C’è molto di più: la new wave, il synthpop, il Bowie berlinese, i Roxy Music, il krautrock ed il tutto mischiato e condito con un retrogusto naïf ed intimamente pop.

I Chrisma non sono punk, si vestono solo da punk. Loro sono Pop. Essenziale, necessario, insostituibile, benefico Pop. In tutte le sue trasformazioni Maurizio Arcieri è sempre rimasto lo stesso, anche se lui per primo - forse – non lo sapeva. Lui e Christina hanno scritto una pagina importante del costume e della musica italiani. Ingenui ed anticipatori, naïve ed irregolari, quella dei coniugi Arcieri è una storia che va ricordata.

Ed in tanti (anche loro stessi), infatti, fanno l’errore di prendere sul serio quell’etichetta “punk”. Anche quando si presentano a Discoring (loro ballano e si agitano in playback, dietro un gruppo di ballerini che dovrebbero sembrare dei punk che pogano ed invece sembrano solo i Village People in preda ad una crisi di emorroidi), anche quando posano per “TV Sorrisi & Canzoni”, anche quando Maurizio si infila una spilla da balia in una guancia. Lui è sempre quello di “cinque minuti e poi”.

E’ questa la vera cifra della loro opera: aver portato quelle pose e quei suoni lì dove nessuno li voleva. Sono sempre stati sul margine. Quello era il loro vero mondo, amavano e odiavano – ricambiati – quel glamour.

Ma l’Italia del’77 non è un posto facile. I guardiani dell’ortodossia considerano quelle innocue pose roba di destra e li aspettano al varco. I loro concerti vengono fischiati e contestati. Durante una di queste contestazioni, Maurizio, per reazione, si taglia un dito.

Un giornalista del Corriere della Sera, presente al concerto, farà diventare il dito da tagliato a mozzato. Ne parlano tutti. Ne parlano ancora oggi.

E’ un’arma a doppio taglio: il nome gira ma i concerti vengono annullati.

Ritornano a Londra. Incidono “Hibernation”, per alcuni il loro capolavoro. Ma il vero capolavoro è l’idea di accompagnare uno dei pezzi, “Aurora B”, con delle immagini. Immagini forti: sesso e morte.

E’ il 1979, “Aurora B” è uno dei primi, se non il primo videoclip di un gruppo italiano.

Ma le Top Ten, restano lontane. Allora ecco un altro cambio: i Chrisma diventano Krisma e diventano pure un trio. In formazione entra Hans Zimmer. Mica uno qualunque: ha suonato negli Ultravox e nei Buggles ed oggi è un acclamato compositore di colonne sonore. “Cathode Mamma” potrebbe essere il disco giusto.

Il singolo “Many Kisses” sarà il loro maggior successo. Lo chiamano ”Italo Disco”, la next big thing, e c’è dentro anche gente come i Gaznevada.

I Krisma mollano la Polygram (mollano pure Zimmer), c’è la CGD che ha deciso di spendere su di loro. In realtà, più che i soldi, a Maurizio fanno gola gli studi di Milano della CGD, unici ad avere un banco di mixaggio Solid State Logic.

Quelli della CGD si aspettano roba tipo “Many Kisses”, invece i Krisma tirano fuori una roba strana che intitolano “Clandestine Anticipation”, che - poi - sarebbe l’oggetto di questa recensione. Ma questa non è una recensione, è un tributo.

Un tributo bello lungo, lo so. Chiedo venia ma una storia come quella di Maurizio e Christina non ci sta in un paio di striminzite cartelle.

“Clandestine Anticipation” è un concept sull’acqua, parte del materiale era stato concepito in Olanda con la collaborazione (nientemeno) di Martin Hannett. Per chi scrive (per quel che vale) è il loro disco migliore. Non un capolavoro, ché qui di capolavori non ce ne sono, ma uno dei dischi più rappresentativi ed obliqui di quella stagione effimera che è stata la new wave italiana. Quelli della CGD, però, si incazzano. Hanno speso un sacco di soldi per quei video patinati, persino la copertina di Mario Convertino gli hanno dato….

Carlo Massarini manda e rimanda quei video a “Mister Fantasy”, ma niente da fare: “Clandestine Anticipation” è un flop. A tutt’oggi l’unico loro disco non ripubblicato.

I due rompono con la CGD e se ne vanno in America dove un pio di loro pezzi stanno girando per i locali giusti. Si muove la Atlantic e con loro collabora anche Arto Lindsay per i testi. Maurizio compone tutte le musiche con una tastierina casio rielaborata, poco più che un giocattolo.

Quelli della CGD non la prendono bene e portano i coniugi Arcieri in tribunale per inadempienza contrattuale. Risultato, i due non possono pubblicare nulla per quasi due anni, il loro disco “Fido” viene rifiutato. Loro lo ripubblicheranno col titolo “Nothing To Do With The Dog” per una piccola etichetta veneziana, la Franton.

Ma è il canto del cigno.

I successivi “Iceberg” e, soprattutto, “Non ho denaro” (pubblicato dall’etichetta di Vasco Rossi, Bollicine) passano per lo più inosservati.

E’ il 1986.

La loro avventura discografica finisce qui. Ma non la loro storia. Ci sarebbe da dire di Krisma TV e delle loro apparizioni televisive; della reunion dei New Dada; di tutte le volte che lo chiameranno (ancora!) a cantare “5 minuti e poi”, dei DJ set, di “Pubblimania”, di “Chiambretti Night”.

Mica vengono dimenticati: i Subsonica li vogliono con loro in “Amorematico” e Battiato (che mica si è dimenticato della generosità di Maurizio) in “Dieci Stratagemmi” e sul set di “Perduto Amor”.

E poi compilation, partecipazioni, tributi come quello del 2011 “CHyberNation” con un sacco di band emergenti che li omaggiano ed un libro di 96 pagine.

Mica li fermi due così. Mica li fermi.

Ho rivisto Christina in una trasmissione di qualche mese fa. Non l’avevo riconosciuta, ma poi ho visto i suoi occhi. Sono sempre i suoi occhi anche se non ridono più.

L’intervistatore le ha chiesto di Maurizio, lei ha risposto anche se non ne aveva voglia: “bon, è andata così…”

Ed è andata così: stava bene, erano appena tornati dagli States, sembrava solo una influenza un po’ più persistente. Non era influenza. Quando gli dissero che era finita, lui volle essere sedato. Lei fece come voleva lui, come aveva sempre fatto. Il tutto durò una quindicina di giorni, lei non distolse mai i suoi occhi da lui, come aveva sempre fatto. Da quando aveva tredici anni.

Aveva davvero tutto Maurizio Arcieri. Tutto quello che serve.

Tutto tranne il talento.

E l’intervista va avanti, le foto, i tributi dei colleghi, le ciarle. Christina segue tutto, ma, ogni tanto, lo sguardo si perde. Gli occhi guardano altrove.

“Bugie…., bugie…., non tornerà…., non tornerà”

Ciao Maurizio.

Carico i commenti... con calma