…E quando l’Uomo del Sottosuolo che vagava per le vie di “Spiderland” ritornò al suo scantinato richiudendo la porta alle sue spalle, non si accorse di aver trascinato con sé la sua ombra.

Un pallido sole di armonie scheletriche sbozza volti incerti nel marmo di un giorno dimenticato.

Un violino dolcemente tormentato cristallizza i ricordi, gli attimi si staccano dai quadranti di anni perduti per sempre; si staccano e cadono a terra con un rumore di vetro infranto.

Organi solenni celebrano la ruggine di vecchi cuori svuotati che non battono quasi più, mentre una drum-machine liquefatta scandisce i minuti dell’impassibile Presente.

E poi una voce, una voce stanca e vitrea che apparecchia solitudini sulla tavola di una grigia e dimessa avanguardia che scricchiola incessantemente.

Qualche rintocco legnoso di percussioni catatoniche, arpeggi sfilacciati che penzolano dal soffitto come ragnatele mezze sfatte accarezzate dal vento, sibili lontani, ronzii inquieti, rantoli ardenti dove soffia appena un alito di vita, neri pensieri che divorano sé stessi.

Sì, se “Spiderland” parlava di quest’uomo ribelle, delle sue passioni, della sua carne, questo disco parla della sua ombra: così simile a lui eppure così impalpabile, così sfuggente.

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Elenco tracce samples e video

01   Phantom Channel Crossing (04:43)

02   Midrange (06:29)

03   Pico (05:45)

04   The Cipher (03:12)

05   Lake Speed (06:46)

06   Scenic Recovery (04:51)

07   Battered (07:56)

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Altre recensioni

Di  zigghio

 Il loro sound è qualcosa di incredibilmente diafano, una vibrazione che si nutre di ombre stentoree, ma anche dei silenzi agresti, prima di decollare ineffabilmente verso la volta stellata.

 Un tessuto sonoro stilizzato e moderno, substratato da infinite cesellature ambientali in panneggi che non sono minimamente invecchiati.