Il tre, numero magico dicono. Non in questo caso però. Anche se il terzo album dei Led Zeppelin è davvero, e sottolineo, davvero stupendo, non ha niente in comune (se non per qualche atmosfera folk) con la quarta fatica del Dirigibile, "IV" (o Zoso, o Four Symbols, come preferite). Al massimo può venir definito la "continuazione" di LZ III.

Viaggi in terre lontane, battaglie maestose irte di misticismo medioevale, ma specialmente sogni, speranze, irradiano gli occhi dell'eremita stanco in copertina, curvo sotto il peso del suo fardello, ed intanto la carta da muro s'appresta a cadere nel varco tra realtà e sogno, in questo disco, frutto di quattro musicisti che a quei tempi non capivano ancora la loro importanza per lo sviluppo futuro del rock. E forse è meglio cosi'...

Un grido selvaggio, appartenente a Plant, accompagnato magistralmente dal riff di Page (firmato Jones), apre il fantastico hard rock di "Black Dog", brano "dedicato" ad un cane solitario, ovviamente nero, che ai tempi delle registrazioni s'aggirava malizioso nei pressi dello studio... l'assolo con tre chitarre sovraincise (che diventerà uno standard per gli Zeppelin) di James Patrick rende il tutto ancora più intenso... quando i musicisti si fondono perfettamente assieme, si ha questo risultato. Quanti di questo tipo ne hanno avuti Plant, Bonzo, Page e Jonesy...

Groove indimenticabile di Bonzo, seguito dal riff sparato a raffica di Page e dalle urla di Plant, "Rock and Roll" s'abbatte come un fulmine sull'ascoltatore, nel ritmo martellante, e non e' nient'altro che ciò che uno s'aspetta dal titolo della canzone... magnifico risultato ottenuto, tenendo presente che la canzone fu scritta da Page durante una jam session, mentre il resto del gruppo cercava invano di registare un'altra composizione del disco, "Misty Mountain Hop", mi sembra...

Desideriosi di conquistare altri territori nel cuore dell'ascoltatore, i quattro danno inizio alla battaglia, che era ormai imminente, e che vede Plant cavaliere accompagnato dalla voce di Sandy Denny (Fairport Convention) da una parte, mentre dall'altra si ha il mandolino di Page, il cui suono sembra così mistico ed irreale... "The Battle Of Evermore"... una vera magia.

Tornati dalla battaglia, vincitori, i Led Zep s'apprestano a salire le scale per l'olimpo dei grandi, su, verso la notte senza stelle. I quattro sono gli unici a brillare...placida chitarra acustica, i flauti, il tutto circondato da un'atmosfera veramente magica, "Stairway to Heaven", in tutta la sua struggente bellezza e semplicità, accompagnata da un Plant sognatore e da un Bonzo estremamente bravo (l'unico batterista che riesce a suonare in questo brano senza rovinare l'intera composizione, secondo me)... e man mano che si sale, si e' sempre più vicini alla meta, e tutto si fa più veloce, per concludersi con l'assolo finale di Page, in cui, secondo un critico dell'epoca "il chitarrista si permette di parlare con Dio"... un classico, che rimarrà per sempre sia nel cuore che nell'anima.

La seconda facciata si apre con "Misty Mountain Hop", allegra, con l'intro di piano elettronico di Jones splendido, la voce di Plant spensierata e felice... la magia dei Led Zep è proprio questa, riescono a rendere ogni canzone una vera e propria esperienza indimenticabile, specialmente in questo disco immortale...

"Four Sticks", appunto perche venne suonata da Bonzo con quattro bacchette al momento della registrazione. Il riff un pò oscuro di Page riesce a trasformare un semplice hard rock in qualcosa di più, e Jones da grande prova di se.

Ora, signori e signore, ci verrà narrato di luoghi lontani, di amori spensierati d'una gioventu' ormai passata, di lunghi viaggi a bordo di jet... provate ad ascoltare "Going to California" mentre fuori piove, affacciati al finestrino d'una macchina in corsa per strade di campagna, circondate da verdi alberi... un'emozione unica si sprigionerà in voi, dopo ciò. Anche perche in questo brano traspare il lato più poetico di Plant, gia' visto in "Thank You" (LZ II)...ma tutto ha una fine, e scoprendo l'ultimo velo s'arriva a...

"When The Levee Breaks", ottimo rifacimento blues di una canzone di Memphis Minnie (del '29) ha forse la parte di batteria piu' famosa del disco, anche perche la registrazione del drumming e' stata effettuata seguendo un vecchio trucco di Page, ovvero il posizionamento dei microfoni non solo vicino alle casse e agli altri accessori, ma anche ad una certa distanza prestabilita da essi. Come disse Page in un'intervista : "Continuavamo a cambiare produttore da disco a disco, perchè volevamo dimostrare che non era dovuto a loro il sound che ci rendeva speciali, ma erano i miei sempre nuovi metodi di registrazione"

So che su DeBaser sono presenti già moltissime recensioni su questo disco, ma, essendo esso il mio preferito in assoluto, mi sono sentito in dovere di recensirlo nuovamente, e l'ho fatto con il cuore, perchè è anche grazie ai Led Zep che il mio mondo non è così grigio e le ingiustizie d'ogni giorno vengono oscurate dalla loro musica (che su di me ha un'effetto particolare)... continuando sui versi di Plant

Standing on a hill in my mountain of dreams,
telling myself it is not as hard, hard as it seems...

E per finire, aggiungo le parole pronunciate da Robert durante l'esecuzione di Stairway a Earls Court nel '75, così piene di significato,

"And the forests will echo with laughter, d'you remember laughter... priceless" x)))

Carico i commenti... con calma