"Nell'assenza di punti di riferimento stabili, il nomade ha sviluppato la capacità di costruire in ogni istante la propria mappa, la sua geografia è in continuo mutamento, si deforma nel tempo in base allo spostarsi dell'osservatore e al perpetuo trasformarsi del territorio".
Francesco Careri "Walkscapes - Camminare come pratica estetica" Einaudi, 2006
Forti di una poetica musicale personale, nomadica, che si sviluppa attraverso il mantenersi in movimento, l'accumulare esperienze, il moltiplicare le fonti di ispirazione (per la cronaca, tra quelle dichiarate dal gruppo troviamo Keiji Haino, Wadih el Safi, la musica classica contemporanea e le canzoni della guerra civile di Spagna) François R. Cambuzat, Chiara Locardi e Jacopo Andreini con "Trapani - Halq Al Waady" tracciano una rotta che potrebbe essere una base per interessanti sviluppi in un genere ampiamente canonizzato quale il rock, qui concepito nelle sue accezioni rumoriste e sperimentali.
Riescono nell'impresa intessendo con la strumentazione tradizionale del genere -chitarra, basso, voce maschile/voce femminile, batteria- una trama che ci parla di un rock cupo, cadenzato, ossessivo ed espressionista sulla quale gli arrangiamenti di Mohamed Abid danno possibilità a musicisti che gravitano nell'orbita dell'Orchestra Nazionale De La Rachidia di intervenire/interagire/collidere/generare, con strumenti appartenenti alla tradizione musicale tunisina, orditi inediti di indubbio fascino.
Le parti coinvolte sono abilissime nell'evitare il rischio della cartolina patinata e dell'esotismo fine a sé stesso, la musica si sviluppa in maniera così organica che levare anche un solo punto dalla trama rovinerebbe l'intero arazzo: sarebbe un peccato, perché le undici canzoni rappresentano le tappe di un viaggio che plasma il tempo, rendendolo luogo nel quale l'ascoltatore può perdersi, per riemergere dai flutti delle emozioni solo 47 minuti dopo, al termine dei quali L'Enfance Rouge e i musicisti coinvolti ci hanno donato un gioiello musicale di fine caratura, emozionante quanto interessante.
Chiudo con una menzione di merito per la wallace records di Mirko Spino, etichetta indipendente che pubblica questo lavoro e che, da 10 anni a questa parte, sforna dischi di qualità, genuinamente interessanti e mai banali.
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