Joshua si svegliò di soprassalto, la sveglia stava rintoccando l'ora della sua morte, pensò, le campane volteggiavano intorno a lui, le campane a morto suonavano solo per lui, forse. L'acido che aveva preso la sera prima non era per niente sceso, ciònonostante doveva recarsi a lavoro, lo sapeva bene, e non poteva farci proprio un cazzo. Si alzò dal letto e si preparò il caffè, la realtà era dilatata e dilaniata e chissà quanti cazzo d'altri aggettivi, prendevano forma davanti ai suoi occhi, e dietro. Trangugiata la piscia colore (e sapore) del petrolio e messa una camicia lisa e pantaloni altrettanto malconci uscì di casa. Salì sulla sua Ford modello polvere anche nelle bocchette dell'aria, lanciò la valigetta sul sedile del passeggero, e mise in moto. Non guidò per niente e si trovò davanti al suo posto di lavoro: il Kennedy Space Center della Nasa.

Un altro buco nel cervello, pensò, dato che si ritrovava ora con un dischetto nella mano destra e indossava un camice che formicolava di attività a lui sconosciute sulla sua pelle, stava impazzendo, lo sapeva, ma doveva lavorare. Davanti al pannello che brulicava di bottoni e luminescenze inserì il dischetto nella fessura (figa, pensò) e subito la sua nausea salì e nelle sue orecchie entrò una musica aliena, e alienante cazzo, delle chitarre lontanissime giravano attorno ad una voce (la sua? di chi?) che si chiedeva il perchè di tutto questo, "oh why is anything here"? diceva con tono sofferente, danzava attorno alla sua testa, le melodie s'intrecciavano su scariche elettriche, di chitarra ancora, acide, poi un conteggio, i cavi elettrici presero il sopravvento, vocine di mostri bambini facevano il girotondo attorno a un vortice spedito ai 200 all'ora, e poi il ritorno di quella melodia pacifica, ancora sofferente, era la voce della sua anima sì lo sapeva perchè "I'm Working At Nasa On Acid" si disse, era questa la verità, e tutto si spense sul tappeto di una melodia spaziale, c'è da dirlo. Sì, c'è da ammetterlo Il dischetto scattò, la testa faceva male, un suo collega entrò nella stanza dei bottoni e Joshua gli si scagliò contro, sentì dell'elettricità sporca di sangue riempirgli le orecchie, una nenia ripetitiva, marcescente, giri continui,gli si stampò davanti agli occhi una sola parola, "FUZZ", e urlò in faccia al suo collega "I Wanna Get High But I Don't Want Brain Damage", e lo urlava con una voce distortissima attorno a tutto quel fottuto rumore. 

Scaraventò a terra il collega e andò verso il pannello di controllo dove il dischetto infernale aveva di nuovo fatto uno scatto in avanti, e premette il bottone della filodiffusione, tutti dovevano sanguinare dai timpani, il rumore divenne incontenibile, la voce di prima ripeteva le stesse domande però era sepolta da noise umidi e sfrigolanti di elettricità sporca e marcia, la parola "FUZZ" di prima divenne enorme davanti a lui, e rigurgitava ansia da ogni lato, cavi che si staccano, feedback impazziti, trapani elettrogeni provenienti da basi aliene, ora tutti potevano sentire il rumore della sua testa, tutta la base, era un enorme "NASA's Final Acid Bath" e tutti si contorcevano nel gorgo di queste chitarre provenienti da pianeti fatti di sola ruggine e ne rimasero feriti. Joshua impugnò il microfono e ricominciò ad urlare la frase folle che aveva urlato poco prima in faccia al collega, che ora riversava nel suo vomito. La sua voce si stava sempre di più deumanizzando, e il dischetto diffondeva una nenia stortissima per bambini, per mostri, per robot difettosi, il ritmo della macchina che dava il tempo a questa nenia era velocissimo e impazzito, e la melodia veniva sostenuta da spettri elettronici che salivano come rigurgiti dallo stomaco di un mostro venuto dall'algida volta celeste, mille voci comparse dal nulla lo fecero infine cadere per terra, non prima però d'aver trovato un vero pensiero che rendeva onore alla sua vera natura: "I Want To Get Damaged, But I Won't Say Hi".

Infine il silenzio. Tutto tacque. Il dischetto si bloccò, uscì dalla figa meccanica della Nasa. Joshua lo guardò intensamente, non capendo cosa cazzo fosse successo, solo una domanda rimase impressa nella sua testa: "chi cazzo me l'ha dato questo maledetto dischetto?"

La sveglia stava ancora rintoccando l'ora della sua morte. Era ora d'alzarsi.

Elenco e tracce

01   I’m Working at NASA on Acid (08:01)

02   I Want to Get High but I Don’t Want Brain Damage (04:46)

03   NASA’s Final Acid Bath (04:59)

04   I Want to Get Damaged but I Won’t Say Hi (04:28)

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