Forse dalla sua uscita qualcuno si sarebbe qualcosina di più... fatto stà che "Minutes To Midnight" il nuovo album dei Linkin Park disponibile in Europa dall'11 Maggio 2007 (15 Maggio in America), ha riscosso un discreto successo che ora, a distanza di alcune settimane sta aumentando sempre più.
Potremmo dire quindi che Mike Shinoda e Rick Rubin avevano visto giusto, quando hanno deciso di produrre questo nuovo album. "Un album" ha dichiarato lo stesso rapper in un'intervista con Chester Bennington e Joseph Hahn "che cambierà per sempre l'universo Linkin Park". Queste affermazioni potrebbero aver colto di sorpresa qualcuno e destati dubbi e desolazioni in altri. Sta di fatto però che Venerdì mattina quando di sicuro molti si sono recati nel può vicino Music Shop e hanno acquistato "Minutes to Midnight", e l'hanno inserito nel lettore Cd hanno udito un qualcosa che bensì di incomparabile bellezza, non aveva nulla a che fare con il più famoso Rock, Nu-Metal e Rapcore gruppo del mondo.
Queste sono le dodici tracce (11 non considerando il breve intro "Wake") che compongono "Minutes to Midnight". Il Cd si apre con "Wake" un breve ma intenso intro che immette nella canzone che a primo udito potrebbe far credere all'ingenuo ascoltatore che niente è cambiato: "Given Up". Questa canzone, è quella che potremmo definire, insieme a "No More Sorrow", i resti di un Gruppo che amava il rock duro e violento, e che si esprimeva con gli (benchè meravigliosi) urli e strepiti di Chester Bennington. La prima delle due citate, già uscita da tempo in anteprima (un 30 secondi girava su You-Tube già da alcune settimane), si presenta con un sottofondo ritmato, che, accompagnato da Dave "Phoenix" Farrell e da Brad Delson ci dimostra ancora una volta dove l'infinita voce di Chester possa arrivare. Ben 17 secondi ininterrotti di vocalizzo, deliziano questa canzone verso il suo termine per poi ripartire subito con lo squillante ritornello. Viene proprio da chiedersi: Da dove viene quella voce?
Delle canzoni seguenti, ve ne sono alcune che se non per diritto di cronaca non mensionerei nemmeno. "The Little Things Give You Away", osannata canzone, definita da Chester addirittura la migliore mai realizzata è una lunga e sdolcinata nenia di 6 minuti che consiglierei volentieri a chi soffre di insonnia. In questa canzone, malgrado un profondo studio acustico e melodico si nota un lungo assolo di chitarra che, malgrado la bellezza, tendo a considerare un pò soporifero. Oltre a questa anche "Hands Held High", tentativo di Mike Shinoda di realizzare, forse per la prima volta, una cazone tutta sua, è in realtà un canto che potrei definire da chiesa (nel ritornello pare che il coro intoni "Amen"), allietato, solo in parte dal melodico ingresso del rapper nel ritornello finale.
Per tutte le altre canzoni, potrei dire che il cambiamento è evidente ma non posso mettere in discussione la loro infinita bellezza. "Leave Out All the Rest" come "Shadow Of The Day" e "Valentine's Day" sono una dimostrazione che Chester Bennington può realizzare musica meravigliosa anche senza scatenare tutta la sua ugola ad altissimi livelli. Insiemi di suoni melodici ed armoniosi che a mio parere, appaiono meravigliosi all'udito, anche nella loro lentezza e apparente delicatezza. Anche "Valentine's Day", nella sua esplosione finale, esce dagli schemi della consuetudine, ottenedo un effetto, che definirei eccezionale.
Tra le ultime rimaste, l'ormai celeberrima "What I've Done", che appare però forse a causa, della sua uscita anticipata, esterna al complesso del disco. Indiscutibile però è la bellezza di questa canzone, non solo per ritmo ed suoni, ma anche per significati: giusti e profondi (come già rivelato dai Linkin. Altri pensieri di rilevanza politica sono presenti nelle canzoni del Cd). "In Between" e "In Pieces" sono infine le due canzoni che chiudono l'album, non considerando la lagna finale di 6 minuti. Tutto considerato queste due canzoni, sono molto belle, ed esprimono a pieno l'intensità vocale dei due cantanti Chester Bennington e Mike Shinoda, non più abbandonati al Rock e al Rap ma bensì ad una musica che oserei addirittura definire Pop.
Concludento la mia recensione, vorrei includere un mio commento personale che però, capiamoci bene, rimane esterno da quella che è la mia valutazione. Un cambiamento, questo esercitato dai Linkin Park, che oserei definire riuscito, anche se ha lasciato l'amaro in bocca a molti assidui ascoltatori della band americana (me compreso). Non so forse, ci piacevano di più prima, oppure siamo un pò lenti ad assorbire i cambiamenti, fatto stà, che il cambiamento c'è stato, e non so se definirlo in meglio... è però chiaro che il valore di questa band rimane e rimarrà per sempre invariato. A tanti i Linkin Park non sono mai piaciuti, chissà magari adesso potrebbero piacergli, e potrebbero non riconoscere in loro gli scatenati rocckettari di "Hibryd Theory" e "Meteora"... che a noi però, piacevano tanto...
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