Dopo quasi cinque anni dall’uscita del deludente album “Grande Nazione” i Litfiba tornano con Eutopia, ultimo capitolo della Trilogia dello Stato.
Forse perché il fondo è stato già toccato o perché il duo Pelù-Renzulli ha ritrovato nuove ispirazioni, questo disco rappresenta un notevole miglioramento seppur con qualche punto debole. Il messaggio che attraversa tutto il disco non è la polemica dal linguaggio simil-grillino e paurosamente populista del precedente album. La copertina e il book fotografico del libretto che rappresentano scenari distopici da “1984” rispecchiano la descrizione pessimista e polemica del mondo portata avanti dai testi. “Dio del tuono”, “Santi di Periferia” e “Gorilla go” dal punto di vista dei testi risentono ancora dei postumi di “Grande Nazione” essendo piuttosto superficiali e banalotti, soprattutto “Gorilla go” che secondo me è il pezzo più brutto della tracklist. “Maria Coraggio”, a mio avviso la migliore, è ispirata alla storia di Lea Garofalo e punta il dito contro l’ipocrisia e l’arroganza della gente. “In nome di Dio” è invece una seria denuncia (finalmente, aggiungerei, dopo quelle schifezze di “Anarcoide” e “Fiesta tosta”) contro l’integralismo e contro l’imperialismo americano che si appropria delle ricchezze di quei territori con la scusa di distruggerlo ed esportare democrazia. “In nome di Dio, il mondo è tutto mio” recita il testo che a me ricorda molto “Africa”. “Straniero” è invece una critica sociale: la frenesia della nostra vita non ci fa vivere bene: i rapporti interpersonali sempre più freddi e minimi ci fanno sentire sempre più “stranieri a casa”. “Intossicato” ci parla del potere che ci vuole lobotomizzati e poteva essere un bel pezzo se fosse stata sviluppata meglio.
Nonostante tutte queste cose che non vanno bisogna però lottare per cambiare il mondo perché “L’impossibile non c'è” dice Piero nel singolo di lancio. Come debba essere questo mondo ideale ce lo spiega nella title-track “Eutopia”. Per poter pensare il mondo di “Eutopia” bisogna però andare oltre gli egoismi e le apparenze. “Oltre” è infatti la nona canzone della tracklist e non è un caso sia stata inserita prima di “Eutopia”.
Dal punto di vista musicale il disco e altrettanto ottimo. La chitarra non si limita più ai riff granitici e tamarri di “Grande Nazione” ma si dipana in temi che variano a seconda del messaggio della canzone, la batteria finalmente si fa sentire con Luca Martelli e il basso crea delle belle trame. Molto suggestive sono le tastiere di Aiazzi e Simoncioni in particolare in “Straniero”, “Eutopia” e “L’impossibile”. Musicalmente il disco è simile a “Spirito” per la diversità musicale e compositiva delle canzoni. “Maria Coraggio” ha atmosfere un po’ zingaresche che ricordano “Lacio Drom”, mentre “Straniero” ed “Eutopia” hanno una struttura simile a quella di “No frontiere” con atmosfere eteree nell’intro e nella conclusione.
Possiamo confermare che nei Litfiba l’ispirazione è ritornata, se sia l’inizio di un nuovo percorso o un capitolo isolato ce lo dirà il futuro.
Questa è la mia prima recensione, quindi non mi aspetto che ne sia uscito un capolavoro, se avete consigli e darmi per le prossime sono ben accetti.

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