A distanza di 4 anni dal discontinuo Grande Nazione, la riformatissima premiata ditta Piero & Ghigo decide di ributtarsi, dopo anche una breve parentesi con la band storica, eccetto il povero Ringo De Palma morto nel 1990, sfociata nel live La Trilogia Del Potere, a capofitto nel Rock vero e proprio che ha caratterizzato la band nella sua "seconda fase" fino alla fine degli Anni Novanta, decidendo in primis di rinnovare la sezione ritmica con gli ingaggi di "Franky" Ciccio Li Causi, ex-Negrita, al basso e del roccioso batterista Luca Martelli.

Il lavoro congiunto dei due storici Rockers, durato all'incirca un anno e mezzo, dà dunque vita a un album dal sound fortemente marcato che nulla ha di che invidiare agli storici lavori dei Novanta, su tutti Terremoto, Spirito ed El Diablo. Si parte con il Rock a sirene spiegate di Dio Del Tuono, declamata con il verso di Piero che fa: "Ecco il Dio del Tuono, ecco il Dio del Suono...con la chitarra elettrica e l'ampli a 10 10!", cui lascia spazio la poetica L'Impossibile che senza dubbio rappresenta un antipasto niente male rispetto al piatto forte della prima facciata, Maria Coraggio con tema il personaggio dell'"eroina" Maria dietro alla quale viene riprodotta la storia della coraggiosissima Lea Garofalo, la donna calabrese che ebbe il fortissimo coraggio di opporsi alla sua stessa famiglia, appartenente ad un noto clan dell'Ndrangheta, salvo poi venir dolorosamente carbonizzata in quel di Milano il 24 settembre del 2009, con delle sonorità non troppo lontane, ad esempio, da Tammùria dei Litfiba.

Altro eccellente piatto è quello servito dalla favolosa Straniero nella quale si toccano corde poetiche di alto livello, già dai primi versi: "Son Straniero ovunque io vada, son Straniero anche a casa...che cosa sei?", per poi continuare con il ritornello che sintetizza di fatto il concetto espresso nel titolo: "Contro le forze di gravità / contro ogni logica / sopra razze e religioni verso quel che troverò!", il tutto condito da sonorità in cui la chitarra acustica ed il fischio iniziale di Pelù, stile country-western à la Tex o, meglio ancora, à la Louisiana, si frammischiano alla grande con un bell'assolo finale di Ghigo che completa un pezzo che rasenta di fatto il capolavoro.

Sulla stessa scia di questo "pastiche" tra Rock e testi di qualità abbiamo l'orecchiabile Oltre che ricorda seppur vagamente Siamo Umani de El Diablo e soprattutto la canzone finale Eutòpia, in cui Pelù, ispirandosi a l'Utopia di Tommaso Moro, sogna un modo in cui, di fatto, tutta è una continua (Eu)tòpia che si può continuare a perseguire con dedizione fino in fondo: "Se Eutòpia è un sogno, io voglio continuare a sognare sognare / Se Eutòpia è uno sbaglio, io voglio continuare a sbagliare sbagliare". La facciata finale del pezzo con gli interscambi tra le tastiere del "Marchese" Antonio Aiazzi ed gli inediti fraseggi di basso dell'ottimo Li Causi, inoltre, valgono pienamente il prezzo dell'album.

Vi è, inoltre, spazio per pezzi dal Rock decisamente più Hard, soprattutto In Nome Di Dio, nella quale si attacca a testa bassa, a colpi della tuonante batteria di Martelli e del nervoso assolo wah-wah di Ghigo a metà della canzone, le presunte "Guerre di Religione", perpetuate nel nome di una divinità, cristiana o islamica che sia, dietro alla quale si stagliano ombre ben più inquietanti, tra cui in particolare la perenne guerra per il petrolio.

Gorilla Go, che potrebbe essere interpretato come una ripresa di Diavolo Illuso di Spirito, tratta con toni fortemente ironica della "dittatura mediatica" (quella dei "telebalilla", come recita un verso della canzone) che ha subito nel corso dell'ultimo ventennio uno sport tanto popolare quanto discusso come il calcio. Intossicato, scandita sempre a colpi di riff di organo e chitarra, ha come tematica, tra le altre, quella della tristemente nota "Terra Dei Fuochi", mentre Santi di Periferia, pur non facendo gridare al capolavoro, s fa comunque ben preferire per un accattivante ritornello che può essere tranquillamente sparato in faccia al primo arrogantello potente di turno.

Ciò che ne scaturisce è, pertanto, un lavoro notevole, che accontenta i più variegati gusti musicali e che, sebbene sia un pochino brutto a dirsi, rappresenta, inoltre, un ottimo prodotto adatto alla esigenze di una platea, quella del Rock, che ultimamente pare si sia per un attimo sopita, anche e soprattutto a causa della "cattiva moneta" che privilegia la famosa "legge del Dollaro", parafrasando gli Stadio, piuttosto che la qualità che eppure ancora esiste e viene portata egregiamente avanti da questa coppia di "ragazzacci" fiorentini sempre sul pezzo! Que viva..El Bandido Litfiba!

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