Lorenzo Cavazzini: Nulla Low Cost (autoprodotto - 2021)
Mi piace molto questo disco. Tengo a dirlo in maniera chiara ed elementare alla prima riga.
Lo ascolto da due o tre mesi, in mezzo agli altri miei ascolti, che sono al 99% ascolti di classici di rock, pop e cantautorato. Un’anomalia.
Considero questo «Nulla Low Cost» di Lorenzo Cavazzini, datato 2021, un esempio pregevole di talento compositivo e di cura della produzione. Di questo album apprezzo il concept, i testi, le musiche, le canzoni come insieme, le parti strumentali, i suoni. Figura e suona come il disco di un buon cantautore rock prodotto da una major. Contiene quell'idea di canzone “sincera necessaria e ben fatta” che il mercato attuale rischia di farmi smettere di cercare tra i contemporanei.
Lo faranno apposta a farci dimenticare com’è fatto un bel lavoro? Non lo so, credo di sì, ma questo artista resiste bene. Fa cose belle e intelligenti, le produce come e con chi gli pare: è la nuova Resistenza? Non voglio sentenziare in modo così assoluto, ma a me piace questa idea!
I testi, il concept
Il disco intero si identifica fin dalla copertina come un’aspra critica sociale: si parla della società contemporanea con la sua illusione di soddisfare l’uomo con il consumo illimitato di beni materiali e immateriali. Ma ne è davvero soddisfatto? Dal disagio portato ed espresso degli esseri umani, uno per volta o tutti insieme, si direbbe di no.
E’ un argomento al tempo stesso molto complesso, ma anche banalizzato fino all’insensibilità dal sottofondo continuo di chiacchiere ipocrite di chi ha preso come abitudine il descrivere i problemi e lamentarsene, forse per fingere di non farne parte. E come si fa a metterlo in chiave pop? Forse con l’ironia e la voglia di vivere la vita reale; con la partecipazione di tutto corpo e non solo con il dito che scrive sui social. Cavazzini canta «Cosa vuol dire “è colpa della gente”, mentre tu sei la gente?». Questa ironia non manca e, in più, il suo arguto punto di vista e il suo modo di esprimersi non sono privi di originalità, o anche di qualche bizzarria.
La musica
Musicalmente trovo che attinga al buon rock indipendente. Quello di quando non si diceva ancora “Indie” sottolineando le virgolette con le due dita in aria da sfigati. La musica indipendente pre-sfiga, per dirla in sintesi. Dico che “attinge” senza metterci nessuna accezione negativa, perché l’artista non è mai succube di uno stile o di un genere, naviga in un mare di musica con grande indipendenza. Vi si riconoscono le radici e sono buone radici, senz’altro.
Il riconoscimento a più alto impatto, quello che arriva già in superficie, è quello dei CCCP, tra distorsioni acide e disturbate e alcuni tratti di testo declamato ritmicamente monotono e stridulo, macchinale e disperato. Molto coerente col tema del disco, del resto. Ma questo stile, qui, è rimacinato a proprio modo e, soprattutto, non c’è solo quello: c’è in mezzo dell’altro Rock, moderno e antico, oltre a del Rhythm’n’Blues fino al confine con la dance Dance. E diverte. Orchestrazioni belle e ricche di groove basso e batteria, riff di chitarra molto ritmici, suoni sintetici, momenti lirici avviluppati in atmosfere di riverberi lunghi, cori molto potenti, sani e ben cantati. Poi canta bene il cantautore stesso: bella la voce e la usa bene e senza risparmio, il che non è poi del tutto frequente.
Il primo ascolto
Ho trovato l'album su youtube, che mi ha fatto entrare dalla traccia 4 Fango e fiori che probabilmente è quella che si è resa più visibile per meriti intrinsechi... e sono d'accordo con l’algoritmo per questa volta. Faccio questa precisazione perché, il problema di asoltare con passione il lavoro di un artista che non si conosce, è entrare nel suo mondo e sviluppare la giusta sensibilità per sintonizzarsi bene con quello che lui sta esprimendo. E questo ingresso dalla traccia 4 è stato molto positivo per tirarmi dentro alla questione. Infatti ho trovato ancora di meglio di questa traccia 4, che chiamerei "il singolo", e quel “piùmeglio” era in un brano lento e meditativo dal quale però non avrei potuto iniziare con l’ascolto abbastanza attento. Ma andiamo con ordine.
Le canzoni
Brano 1: Pesci e scimmie
Il brano di apertura del disco è un buon rock ritmato e accusatorio, di ribellione matura e non disperata: posata. E’ il punto di vista di uno che osserva il mondo vedendolo e osservandolo nel suo sbagliare. Rock maturo e disilluso. Questo è il brano dove l’influsso CCCP secondo me è più potente ed esplicito, con una struttura del pezzo molto regolare fino a una cadenza quasi di filastrocca. Mi piaceranno più altri brani nell’album, ma questo è effettivamente di forte impatto rock. Ti chiede «Sai cosa ferisce??» e poi spiega cos’è.
Brano 2: Fugge e inganna
Qui, ballata più lenta e fumosa, entrano i synth con abbondanza. E’ un pezzo di atmosfera che, quando esce dal limbo delle domande (dopo un minuto istruttorio), inizia a prendere un buon passo guidato dal basso, evolvendo in un’asserzione «prendi il fiato e fallo ora!», rimanendo in galleggiamento fra fasi di domanda e di risposta, come in un bel dialogo interiore che si può avere nella vita reale.
Brano 3: Vita o scherzetto
Chi ci fa gli scherzetti? Ce li facciamo da soli, ecco chi li fa! «Schiavi di un finto benessere», intanto vaghiamo assetati e ubriachi di feste. La definirei una ballata su base ritmica da disco-dance. Mi piace molto l’effetto di produzione usato nell’intro, dove un coro un po’ deviante ed ubriaco porta all’armonia del brano conducendo l’ascoltatore in un percorso spiazzante. Bella idea, bella realizzazione. Pezzo da ballare, mentre il testo non è che scherzi tanto e la parola d’ordine reiterata continuamente come un mantra, «Social, sei sui social!», dopo un po’ ti sta chiedendo se sia giusto continuare a ballare o se sia meglio fermarsi a riflettere.
Brano 4: Fango e fiori
Ecco, secondo me entriamo nella zona calda esattamente qui. Questo è un pezzo che non l’ha saputo fare nessun altro. Ci voleva il poco conosciuto Cavazzini, con tutta l’umiltà di uno che lavora e poi lavora e poi lavora. Come faccio saperlo? Ho le orecchie, si sente.
Intanto «la prima forma di razzismo nasce in casa» non è una cosa facile da cantare. Te la dice forse un rapper, con tutte le agevolazioni del caso, sempre se ha abbastanza neuroni da riuscire a formularla; può venire da semi-cantarla… ma per metterla in forma melodica e farlo bene ci vuole uno che ha del talento.
Il ritmo è da rock pestone e, anche se il volume è già alto, viene voglia di alzare.
Poi arriva la domanda «cosa vuol dire “è colpa della gente”, mentre tu sei la gente?”» e questa frase secondo me è una bomba, ma caricata con l’intelligenza.
Nel brano poi si iniziano ad incastrare altri echi di parlati alla CCCP, fino a «Il consumismo ci consumerà».
Brano 5: Nulla al nulla
Canzoni dai contenuti di realtà concreta fino al volgare, in un involucro praticamente psichedelico, di parti strumentali acide, farneticanti, comunicative a loro volta, che si prendono lunghi spazi. E perché non farlo? Varietà, bisogna esserne capaci ma se sei capace fallo. Bene.
Brano 6: Uguale e diverso
Per conto mio è il capolavoro del disco, il momento meditativo. E’ la ballata di chitarra in cui il ciclone emotivo dell’album si fonde in un momento di solitudine, l’incanto lirico. Credo che sia un brano che, se non hai sentito gli altri, forse non sei pronto per capirlo. «Ogni uomo è uguale e diverso, in fondo perso»… «Ogni guerra è uguale e diversa, in fondo è persa»… «Il fiore della gioventù è neve fresca»… «Pensieri e sogni come farfalle nel vento»…
Davvero, credetemi: a scrivere un pezzo così ci provano in molti, ma provateci anche voi se non vi accontentate. E vedrete che questo pezzo è oltre il normale. Molta gente dovrebbe smettere di sgomitare e lasciare spazio a chi ha talento, ad esempio questo signore qui. Perchè se no in mezzo a tutto il rumore si rischia di perdere la buona musica.
Brano 7: Vita o scherzetto (reprise)
Come dice il titolo, è la reprise del brano 3, in forma conclusiva, posta alla fine dell’album.
L’autore
In conclusione una notarella sull’autore, che non è il primo che passa, ma la voce solista dei Corvi nella loro formazione attuale. Quindi un professionista che potresti incontrare su palchi importanti con un diverso repertorio e che, a questo punto credo che sia così, gira con in tasca un gioiellino da mantenere puro e incontaminato: la sua dimensione individuale, il suo talento personale di autore rock.
Links
Per primo segnalo direttamente il link a Fango e fiori:
https://youtu.be/7mqkJV-FOVA?si=p7NqArADXu--lihx
A questo link è disponibile tutto l’album:
https://youtube.com/playlist?list=OLAK5uy_n__GSReXYXoCUN8vLmBbiEga6C8oD6hSw&si=mONHkCAu8Gy9Rq7X
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