All'esito di vivaci discussioni intercorse sul fatto che dopo gli anni settanta siano rimaste o meno frontiere musicali vere e proprie da abbattere, vorrei provare a commentare un album che di solito non si presta a questo genere di analisi. Tutti conoscono, se non altro di nome, questo doppio vinile del 1975 che Lou Reed riuscì, chissà come, a far stampare e distribuire in molti paesi, prima che un certo numero di acquirenti riportasse la propria copia al rivenditore lamentando un difetto evidente di edizione.

Due le storie parallele, che posso provare a tener presente nel cercare di capire insieme come nacque quest'album, fino a quel momento unico nella storia. Da una parte si può ripercorrere brevemente la storia del rumore, dagli inizi del novecento con Luigi Russolo e gli altri futuristi, e via via con Schaeffer, Stockhausen, Cage, Xenakis e Nono, in una promenade che vede una brusca tappa proprio in Metal Machine Music (opera estrema e perentoria) e che legittimerà in seguito i lavori di M.B., Merzbow, Throbbing Gristle, 23 Skidoo ed altri, tanto era già stato fatto di peggio; dall'altra la storia musicale e personale di Lou Reed, che già con i Velvet Underground aveva giocato ampiamente ad immergere la propria musica minimalissima nel rumore (lo storico flexi-disc "Loop", "Sister Ray", le dissonanze di John Cale).

Occorre tener presente che Reed era in lite con la RCA Victor, in quel 1975, perché indietro con gli obblighi discografici; è quindi assai difficile decidere - oggi come allora - se egli abbia voluto fare uno scherzo feroce alla RCA, fornendo il vinile doppio che gli chiedevano ma inascoltabile, o si sia trattato di un'opera artistica comunque studiata, e ci sono elementi per decidere anche in tal senso. Fatto sta che le quattro facciate compongono un solo brano, diviso in idealmente in altrettanti movimenti, nel quale diverse fonti di feedback chitarristico estremo, ma trattato ed equalizzato, sono state mixate, sovrapposte, amplificate - c'è stata quindi un'operazione di editing - fino a costituire un unico torturato white noise, nel quale sono però presenti picchi e valli, che risulta differenziato di minuto in minuto e che non ha termine, perchè la Side 4 (che dovrebbe durare 16'01'' come le altre) sfocia in un groove loop che moltiplica gli ultimi secondi all'infinito.

Oggi può sembrare strano, ma il doppio vinile fu acquistato, commentato, recensito (e c'è gente come Thurston Moore che ne canta le lodi ancora oggi, ovviamente). Metal Machine Music, 64 minuti di tortura sonora, è stato stampato e ristampato in vinile, cassetta, 8-track, CD, DVD Audio e persino Blu-Ray Audio (lo so perché ce l'ho, e ditemi se non sono scemo) rappresentando quindi un prodotto discografico degno di restare sul mercato a distanza di quarant'anni. Grazie alla fanzine inglese Punk, nel 1976 MMM venne dichiarato stilisticamente progenitore del nascente fenomeno punk (insieme alle opere dei VU) ed ebbe quindi dignità artistica superiore, forse, alle aspettative del suo stesso autore, che aveva voluto rilasciare una sola sprezzante intervista a commento della prima edizione dell'album. Non c'è molto da recensire, naturalmente: il risultato finale testimonia sicuramente un lavoro di organizzazione delle fonti sonore, registrazioni ambientali diverse, scelta in fase di missaggio, equalizzazione ed editing, ma Lou Reed era dichiaratamente svirgolato e può aver trovato stimolante perforare i timpani suoi e dei tecnici di sala per qualche settimana, e rischiare in termini di carriera, solo per levarsi lo sfizio e seguire l'impulso del momento. Le ultime performance di Lou Reed con Zeitkratzer e Metal Machine Trio sembrano testimoniare di una riscoperta dell'opera da parte del suo autore, ma un verdetto definitivo non è probabilmente raggiungibile, e forse così deve essere. E' stato detto che MMM rappresenta il test di Rorschach della musica moderna: ognuno ci vede quello che ci vuole vedere, gli strati di rumore si differenziano e si identificano e resta quel che ognuno vuole che resti... io ho l'imbarazzo musicale di dichiarare che adoro quest'album e che lo ascolto con la stessa attenzione che riservo al Wozzeck di Berg. Ditemi voi che problema ho.

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