Indubbiamente un punto in meno per il Liga, che scade ormai nel commerciale.

Il suo ultimo disco si presenta piuttosto striminzito: 10 track più l’intro iniziale; in nessuna di queste track si evince una reale scarica rock, e le tre chitarre suonano come una e mezza. Unica nota di rilievo, ‘’Il Giorno dei Giorni’’, che tira fuori un riff piuttosto scontato ma capace di soppiantare il motivetto banale e ripetitivo di ‘’Happy Hour’’, canzoncina orecchiabile ma a lungo tempo noiosa. Le altre canzoni più ‘’tirate’’ sono ‘’Vivere a orecchio’’, che rimane giustamente anonima, incompresa perché concepita senza grandi pretese, ed inoltre ‘’E’ più forte di me’’, che ci presenta un ossessivo ripetersi di noticine con un ritmo piuttosto sostenuto.

A seguire le ballate più melodiche, come ad esempio ‘’L’Amore conta’’, che non dice nulla di davvero originale, e ‘’Sono qui per l’amore’’, melensa e lenta, ma già più orecchiabile, più piacevole. Passando per l’ennesimo pezzo lento, ‘’Lettera a G’’, rimangono altre due canzoni anonime, ‘’Cosa vuoi che sia’’, canzone pure questa senza troppe pretese, con un testo molto prevedibile, e ‘’Giorno per giorno’’, che mostra un pessimo arrangiamento e un testo non di certo migliore. Dimenticavo quasi una canzone sentita e risentita per radio, ‘’Le donne lo sanno’’, che francamente non aggiunge niente di rilevante, né ai testi, né alle musiche. Si tratta di un pezzo vivace sì, ma innegabilmente scarso.

Non c’è davvero, se si esclude il primo singolo estratto dall’ album, nessuna nota di merito in ‘’Nome e Cognome’’, che si rivela un album ideato per arrotondare gli stra-guadagni del rocker emiliano. Peccato che oggi questo appellativo gli stia decisamente stretto.

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