Non sei obbligato a perdonarmi Lucio se pochi giorni fa dopo il festival di San Remo, in un commento ti ho scherzosamente detto di levarti quel topo morto dalla testa e non sei obbligato a perdonarmi se in un eccesso di zelo, senza neppure ascoltare il brano tuo e del giovane Carone l’ho annesso all’ammasso di “concime naturale” da accumulare in un silos; cerca di capirmi, ho un certo astio nei confronti dei “defilippiani“, insomma tu e "gli altri" (sai benissimo a chi mi riferisco) mi avete abituato bene, siete d'un altra razza.

Non sei obbligato a perdonarmi Lucio se mi sono permesso di metterti talvolta in discussione e di non aver apprezzato a pieno ogni tuo album. Di conseguenza non sei obbligato a perdonarmi se penso che “Ciao”, “Luna matana”, “Bugie” o “Il contrario di me” sono inferiori agli accettabili “Cambio”, “Viaggi organizzati”, “Henna” “1999” e “Canzoni”, declinabili a loro volta rispetto agli ottimi “1983”, “Q- disk“, “Terra di Gaibola”, “Anidride solforosa” e “Il giorno aveva 5 teste“, che non raggiungono però la magnificenza di “Dallamericaruso“, “Automobili“, “Lucio Dalla”, “Dalla” e… “Com’è profondo il mare”. Ecco l’apice; a tal proposito non sei obbligato neppure in questo caso a perdonarmi se è toccato a questo disco piuttosto che ad un altro, entrare nelle mie grazie personali molti anni fa.

“Il cucciolo Alfredo", “Barcarola”, “Quale allegria”, “Disperato erotico stomp”, “Corso Buenos Aires”, “Treno a vela”, “…E non andar più via“, solitudine e angosce assimilate per anni, sei davvero tu l‘alter-ego di questa carrellata di anime in pena raccontate nei brani? Infine lei, la perla che dà il titolo al disco; qui Lucio vai oltre, la solitudine diventa un concetto più esteso, universale, è tristemente sociale e coltivata fin dall’inizio del genere umano, in cui le differenze di classe si trascinano depravatamente per secoli. Poi tutto si getta nel mare, i pesci si sa sono muti, però pensano e lo fanno in maniera così profonda e intensa che il loro silenzio infastidisce, ma sono agili, fuggono e scivolano dalle mani protetti dal loro mondo, “il pensiero è come l’oceano, non lo puoi bloccare, non lo puoi recintare”, ma l’uomo diventato “qualcuno“, non rinuncia al tentativo di bruciare, uccidere, umiliare e piegare il mare.

Stupendo Lucio, pezzo divino, il tuo fiore all‘occhiello. No, no Lucio, fidati non è ruffianeria, io vi adoro tu e "gli altri", non diciamo cazzate. Questo disco sei tu, punto. E’ la tua opera prima in solitudine. Oh, che ho detto? Solitudine? Ancora? Lo vedi allora che non è un caso? No Lucio, non in quel senso, mica penso che sei uno sfigato sempre solo…

Hai sempre avuto il pallino di cani, luna e stelle, nei tuoi brani le menzioni spesso. Da giovane ti divertivi a passare le nottate sui tetti ad osservare Bologna assorbendo i suoi odori, poi solitario come i cani abbaiavi a quella bianca sfera e ti addormentavi sotto gli astri, senza lenzuola bianche per coprirti. E ti ringrazio Lucio, sei stato parte integrante di quel colorito binario parallelo che tu e "gli altri" avete generato.

Però ora è il mio turno e stavolta Lucio me la devi perdonare la mia incazzatura, perché l’hai combinata sporca, così senza avvisare, senza un cenno, anche minuscolo come a scopa quando hai in mano il settebello. Monellaccio! Me la devi perdonare se mi sono commosso quando l‘ho saputo. Come cosa? Dai non tirarmele fuori dai denti, non oggi.

Piuttosto voglio credere che tu sia ancora in viaggio per concerti, come con Francesco l’anno scorso. Voglio convincermi che questa tournée non termini mai. E’ così vero? Allora Lucio caro, goditela questa infinita tournée e questo pubblico. Io ci sono ad ascoltarti. Accendo l'impianto, chiudo gli occhi e ascolto il tuo graffiante timbro mentre osanni, accompagnandoti con il pianoforte, un grande tenore napoletano, quando la puntina solca il vinile di "Banana republic", mi giunge chiaro il celebre intro di un clarinetto o quando la banda magnetica viene accarezzata dal nastro di "Dalla", mi lascio trasportare dagli assoli di un sassofono, nobili strumenti manovrati dalle tue dita e resi vivi dal tuo cuore.

Io ci sono ad ascoltarti, ci sono sempre stato. Lo vedi che non sei solo?

Carico i commenti...  con calma