La storia del progetto Mandoki Soulmates prende vita nel 1992 dalle menti di Leslie Mandoki (batterista ungherese fuggito dal regime comunista e rifugiato in Germania), Ian Anderson (Jethro Tull), Jack Bruce (Cream) e Al Di Meola. Ad oggi, sono stati registrati 10 album con il nome di Mandoki Soulmates, ai quali hanno partecipato alcuni tra i migliori musicisti della scena rock e jazz-rock mondiale.

A distanza di 10 anni dal precedente, esce il doppio concept-album “Living in The Gap + Hungarian Pictures”, che vede la collaborazione, oltre ai già sopracitati fondatori, di Chris Thompson (Manfred Mann’s Earth Band), Bobby Kimball (TOTO), David Clayton-Thomas (Blood, Sweat & Tears), Mike Stern (Steps Ahead/Blood, Sweat & Tears), Randy Brecker (Blood, Sweat & Tears), John Helliwell (Supertramp), Bill Evans (Herbie Hancock, Steps Ahead), Simon Phillips (TOTO, Hiromi Uehara, Steve Vai, Paul Gilbert), Cory Henry (Snarky Puppy), Richard Bona (Pat Metheny Group), Tony Carey (Rainbow), Nick Van Eede, Peter Maffay, Steve Bailey, Julia Mandoki, Ada Brecker, Till Brönner, Jesse Siebenberg, Szakcsi Lakatos Béla, Evin Marton, Fausto Beccalossi, Max Merseny, Gyula Papp.

Il disco ruota attorno al tema dell’unità, un tema molto importante e di attualità. “Living In The Gap” è un’insieme di emozioni e di generi musicali, è un’album difficile da catalogare. Ma nonostante questo, ciò che si percepisce subito al primo ascolto, è la qualità della musica che stiamo ascoltando.

L’Album si apre con il coinvolgente giro di clavinet e hammond della title-track, un pezzo rhytm and blues che sembra uscire direttamente da un disco di Stevie Wonder. Successivamente possiamo trovare pezzi più impegnati come “Young Rebels” e “Old Rebels”, due pezzi accomunati dalla stessa tematica affrontata da punti di vista diversi, dove il ritornello della prima

Are we young rebels with a new dream, or are we new rebels with an old dream
Are we old rebels with a new dream, or are we young rebels with an old dream
Are young rebels… fighting old devils
Are young rebels… against new devils”

viene leggermente cambiato nella seconda

“We are old rebels with a new dream, new rebels with an old dream
Young rebels with a old dream, it goes on and on and on
We are old rebels with a new dream, young rebels with their old dreams
Singing that same old song
Again, again, Once again”

Turn The Wind” è un pezzo emozionante che ti trasporta in un altro mondo per qualche minuto (non sarebbe stata male cantata da David Gilmour). Altri episodi degni di nota, “Wake Up”, un pezzo trascinante cantato dalla figlia di Leslie Mandoki, Julia, e la bellissima ballad “Mother Europe”.

Nata da un progetto di John Lord (Deep Purple) e Greg Lake (Emerson, Lake & Palmer), “Hungarian Pictures” è una suite di 45 minuti suddivisa in sette parti, dove vengono riadattati in chiave prog-rock alcune composizioni del compositore ungherese Béla Bartók. “Transylvanian Dances” è l’episodio più lungo dell’intero lavoro (19 minuti), il più sperimentale, ma non per questo il più noioso; anzi i minuti passano, trasportati da questi suoni e queste melodie a tratti veloci e furiose, a tratti lente e delicate, in un connubio perfetto tra classica, jazz e rock.

Ci troviamo davanti ad un lavoro di indubbia qualità, ma soprattutto di grande unità, un’unità che lega i musicisti, la musica e l’ascoltatore, e nonostante i temi importanti trattati, si avverte un senso di positività che ci fa dimenticare per un paio d’ore il periodo difficile che stiamo affrontando in ogni parte del mondo.

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