“Ti dovresti a prendere schiaffi, Frank“.

Glielo dico seriamente, mentre prendo posto su una sedia vuota al suo tavolo. Mi guarda con fare interrogativo, mentre gli allungo una pinta. Capisce che non sono uno sbronzo, un fan molesto o un fastidioso leccaculo, ma deve avere avuto una giornata del cazzo. Lo si capisce dal vetro ammassato che oramai ha nascosto il legno. Mi trasformo così in una goccia che, cadendo, rischia grosso finendo nel piccolo vaso quasi pieno. Si chiama linguaggio dei gesti ed è universale. Frank con quell’occhiata vorrebbe cacciarmi giù, nell’esofago, la pinta. Bicchiere annesso. Ma la star è pagata per ingoiare e sopportare anche in una giornata storta ed è per questo che con fare da consumato puttaniere, mi dice: “un autografo veloce che devo andare, ragazzo”. Certo Frank, si vede lontano un miglio che hai il pepe al culo, penso tra me e me. Sembra una lumaca zoppa alla quale hanno piantato chiodi da crocifissione per farlo stare incollato sedia.

“Ti dovresti prendere a schiaffi, Frank“. Faccio scivolare sul tavolo liscio il digipack che gli sfiora la mano. Poi mi giro e prendo l‘uscita.

Anche un sordo avrebbe capito che i Manowar lo avrebbero reso immortale. Il tuo cazzo di 300.

"The Absolute Power" può risultare, agli sparuti infedeli che non hanno mai sentito nulla di DeMaio & Co., un titolo altisonante: addirittura da esaltati. Così non è. Quando infatti scorrerete la scaletta di questo DVD e, basiti, giungerete al termine non potrete esimervi dal constatare che l’opera sia stata fotografata nel modo migliore, imparziale e neutro possibile, chiamandola in tale maniera. La potenza di esecuzione dei Manowar non ha infatti oggettivamente eguali nel mondo musicale. Eric Adams con un'estensione vocale fuori dall’ordinario ci porta con passo sicuro negli anni della loro cavalcata trionfale. Dalle gloriose mutande pelose degli esordi ecco giungere "Sign Of The Hammer" e "Metal Daze". Devastazione pura nelle mature "Hail And Kill", "Black Wind Fire And Steel", "Outlaw" e "Blood Of My Enemies". Seguono le marce trionfali di "Battle Hymn" e "The Glory Of Achilles" fino al commovente epilogo di "The Crown And The Ring".
Al cospetto di tale abbondanza sonora una lacrima, cari stoici defender, potrebbe anche scendere e non sarebbe uno scandalo: la resa sonora, infatti, con il contorno della platea, la dovizia tecnica della sezione ritmica di DeMaio e Colombus e le rasoiate di Logan supera la perfezione.

Il secondo DVD invece che immortala troppo back stage e momenti di vita "normale" risultano essere, alla lunga, pesanti. Per tali motivi vi esonero dall’obbligo di guardarlo in toto. "The Absolute Power" resta divino per i 200 minuti di concerto, fotografato con ottima qualità visiva. Le 27 telecamere poste sul palco fanno il resto inquadrano in ogni modo i nostri 4 eroi.

Cantare di guerra è un affare scomodo ed elitario, per il quale bisogna avere un dono: il giusto mix tra potenza rude, misura, pacatezza, coraggio e pathos. Trasporre in musica questo è un’impresa titanica che ha visto fallire i più. Molte band metal meschinamente ci hanno rinunciato, infangando il metal stesso; deviando verso temi leggeri, melodie curate, strane e perfino originali. Il loro obiettivo è diventato vendere, più che produrre dischi dal forte impatto emotivo. La musica dei Manowar è invece un vero miracolo per diversi motivi. Da come la scrivono sembrerebbe lecito attendersi che siano stati più volte sul campo di battaglia ed abbiano visto la morte da vicino. Ed invece i nostri non sono mai stati in guerra, sebbene eroicamente e stoicamente siano riusciti ad aiutare molti militari mentre cacciavano gli infedeli nel mondo. Nessuno mette in dubbio che sarebbero pronti al sacrificio estremo, ad affrontare il nemico in prima linea, per andarsene con il sorriso fiero sulle labbra. Ma con il talento smisurato che è stato loro riservato sono costretti a fare un lavoro meno valoroso: aiutare i combattenti e far crescere le nuove leve secondo la retta via. Gli ideali giusti per i quali vale la pena di morire perfino.
Forse è per questo che con calibrate, ricercare e ficcanti parole dei loro testi riescono sempre a fare centro nel cuore dello spirito battagliero e prode che alberga in ognuno di noi. Con riff certosini, mai ripetitivi e vari, con cori epici e complessi sottolineano le preziosi liriche in un tripudio di heavy metal in originale e per nulla prevedibile crescendo. "The Absolute Power" è pieno di tutto questo ben di Dio.

30 anni di crociata non li hanno incredibilmente scalfiti: la loro musica è sempre vera e pura. Non per niente hanno coniato il termine true metal che con loro non solo nasce, ma muore. Certo, forse sono un po’ egocentrici, ma sfido chiunque di voi, (tranne i falsi prevenuti che leggeranno), a non prostrarsi di fronte ad una band che negli ultimi dieci anni ha partorito ha partorito ben 3 studio album a fronte di soli 8 DVD/CD live. Imperdibili testimonianze per chi è un vero defender. Tra queste colonne di smisurata grandezza e solidità spiccano, svettano, Hell On Earth I-II-III-IV-V e ovviamente questo "The Absolute Power". Perché è dal vivo che i nostri mostrano la loro unica empatia, potenza e capacità di voler e saper diffondere il verbo. Fortunatamente ci vogliono rendere testimoni di questo miracolo ancora una volta. Non raccogliere tale manna, che puntuale arriva quasi ogni anno, sarebbe sacrilego errore e dimostrazione di poca gratitudine.

Ilfreddo 

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