Sulla copertina del nono album dei Manowar è ritratto il mitico guerriero borchiato nell'atto di uscire da una caverna, che secondo la mia visione è un allegoria per rappresentare due album discutibili e sei lunghi anni di silenzio, che però sono stati una vera e propria mano santa per Joey, Eric, Karl e Scott: Warriors Of The World rappresenta la definitiva rinascita dei Manowar, e l'opener Call To Arms, più solenne e altisonante e meno stradaiola della precedente Return Of The Warlord è lì a confermarcelo: autentico capolavoro da manuale che sembra introdurci a un disco dove predomina il tema guerriero: non proprio, perchè da qui in poi parte un filotto irresistibile che caratterizza quest'album e lo rende unico in tutta la discografia dei Manowar: si inizia con la bellissima ballata The Fight For Freedom, appena un piccolo gradino sotto capolavori come Courage, Heart Of Steel e Carry On. Arriva quindi la cover di Nessun Dorma, magistralmente interpretata da Eric che canta con un irresistibile accento italo-americano. Quindi inizia un breve coro che ci introduce a un capolavoro assoluto che va oltre ogni migliore aspettativa: Swords In The Wind è sofferta, magica, epica, battagliera e solenne, non trovo parole per descrivere la tempesta emozionale provocata da questa canzone, se chiudo gli occhi mi sembra davvero di essere un guerriero vichingo che guarda le coste nemiche illuminate dai fuochi della battaglia dalla prua della mia nave, il tutto in una fredda notte d'inverno. In una parola una delle migliori cinque canzoni dei Kings Of Metal. La traccia successiva è An American Trilogy: non pensate di esservi rincoglioniti se all'inizio non fate altro che riascoltarvela fino all'ossessione, la canzone è davvero bella, specie cantata in quel modo da Eric Adams. The March è un suggestivo strumentale sinfonico che anticipa in parte le sonorità di Gods Of War. Chiusa questa lunga e deliziosa parentesi melodica si arriva a Warriors Of The World United, maestoso inno di battaglia contro il false metal perfetto per riscaldare l'atmosfera dei live. Il disco di chiude con il fulmineo trittico Hand Of Doom-House Of Death-Fight Until We Die, che non saranno dei capolavori assoluti ma sono perfetti per un po' di sano headbanging e riprendono il tema battagliero rimasto un po' in ombra fino a questo punto. insomma, il 2002 regna il grande ritorno dei Manowar, quindi Warriors Of The World è un disco il cui acquisto è OBBILGATORIO per ogni defender.
HAIL, HAIL, HAIL TO THE KINGS!
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