Permettetemi di iniziare questa recensione scrivendo una banalità: il qui presente Marilyn Manson o lo si ama o lo si odia.

Infatti sebbene il reverendo abbia smesso di fare paura e di turbare le nostre coscienze da un po' di annetti a questa parte, non si può negare il suo potere di canalizzare l'attenzione di tutti, dai media più frivoli agli esperti musicali più illustri. Per quanto riguarda l'assunto iniziale mi schiero con la prima fazione (seppur con qualche distinguo) visto che il mix tra hard-rock/metal e industrial qui proposto mi ha sempre attirato per la sua orecchiabilità e immediatezza; in più ritengo che il personaggio in questione sia dotato di un timbro vocale e di uno stile nel cantare assolutamente affascinante, senza poi sottovalutare la sua capacità di curare la propria immagine, creandola e modellandola a piacimento, per poi venderla come solo quella meretrice musicale di Madonna sa fare. Insomma un vero one-man band, cosa che tra l'altro lo ha portato suo malgrado a fare piazza pulita di collaboratori di ogni sorta (Twiggy Ramirez insegna...).

L'album in questione è il live che è stato rilasciato nel 1999 a seguito dei "Mechanical Animals Tour" e "Rock Is Dead Tour" e ci consegna una band in gran forma che se da un lato comincia a strizzare l'occhio pesantemente allo show-biz (su tutte la commercialissima "I Don't Like The Drugs, But The Drugs Like me"), dall'altro rimane saldamente legate ai propri esordi non esattamente mainstrem (ad esempio l'immancabile "Get Your Gunn"): per chi scrive il momento migliore nella carriera dei Marilyn Manson.

Nei 70 minuti di musica proposti si ripercorre tutta la discografia fino ad allora esistente della band: si va dai primordi acerbi di "Lunchbox", passando per i vari classici quali "Rock Is Dead", "The Dope Show" e le ultra conosciute "The Beautiful People" e "Sweet Dreams" per finire con la semi-acustica "The Last Day On Earth".

Tutte le canzoni sono interpretate senza sbavature e riescono a rendere perfettamente l'impatto ottenuto in sede live grazie anche alla qualità dei suoni, sì puliti e ordinati, ma non per questo ruffiani o eccessivamente artefatti. Sì, probabilmente è la dimensione live a rendere davvero giustizia alla musica dei Marilyn Manson: vuoi perchè il celeberrimo frontman è quello che si definirebbe un vero animale da palco, vuoi perchè canzoni come "Antichrist Superstar" sembrano scritte apposta per essere suonate davanti ad una folla osannante.

Insomma, un disco di cui consiglio assolutamente l'ascolto se siete tra coloro i quali apprezzano la proposta musicale del reverendo, mentre se vi trovate sull'altra sponda del fiume allora molto probabilmente non sarà "The Last Tour On Earth" a farvi cambiare idea.

Ma si sa (e così concludo nello stesso modo con cui ho iniziato, ossia con una banalità!), i gusti son gusti.

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