Atteggiarsi da poeta non fa di Cristiano Godano un poeta.
Me lo ricordo, prima di un concerto di Nick Cave a Mantova, in piedi davanti a tutta la platea, già seduta, che fingeva di scegliere un posto decente con esclamazioni tipo: "Ah quello la? e ma poi come faccio se devo dargli il cd...". Correva l'anno 1999.
Di acqua ne è passata sotto i ponti da allora, credo, ma nella mente di Cristiano Godano, detto dai suoi fedelissimi Guendalino, non è svanita l'idea di essere Nick Cave.

Osservate la "muta" che indossa per farvene una ragione... ascoltate le liriche oltremodo pretenziose con titoli vagamente allusivi "La lira di Orfeo"... vi viene in mente nulla?
"Io sono il tuo poeta..." canta, o meglio, sbraita il nostro Guendolino, producendo in me solo noia e stizza.

Ma com'è possibile che in Italia non nasca un artista originale... Dico totalmente originale e non sempre debitore verso questo o quel nume tutelare. Un po' come lo schifoso Folco Orselli, non so se l'avete mai sentito, squallido imitatore di Tom Waits oltre il limite del plagio... peggio di Capossela, che dovrebbe pagare i diritti per le "geniali" trovate nei suoi cd patacca da due lire.
Certo, qualcuno si salva... ma chi realmente spacca il mondo per originalità e innovazione? Voglio dire... tra i gruppi indie di qualità i paesi anglofoni, e non solo, hanno partorito fenomeni incredibili e noi? Gli Afterhours, che dovrebbero rappresentare il top del rock italiano.
Certo sono bravi, ma manca sempre, e non potete negarlo altrimenti siete sordi, quel qualcosa in più... manca il guizzo di genialità o anche di schifo che rende un'opera da passabile e ascoltabile a imprescindibile ed innovatrice.
E i testi la dicono lunga... sono un coacervo di Baudeleirismi da diciottenni che giocano all'Heroin-chic senza essersi mai fatta la suddetta sostanza: meglio per la loro salute e peggio per le nostre orecchie.

Per parlare di sofferenza ed essere cantautori da laccio al collo bisogna vivere, vivere forte come molti di quelli che amiamo, e non sto a fare nomi, hanno fatto rischiando sulla propria pelle per poi evolversi, e magari diventare cantautori pacificati e dolci.
Questi ragazzi di buona famiglia se anche indossano le scarpe nere a punta "pungitopo" e i completi in gessato non saranno mai come gli incendiari di venticinque anni fa, che misero a soqquadro l'Europa e le prospettive musicali del tempo.
Così il disco scivola via tra qualche canzone piacevole, ritornelli che acchiappano e violini piazzati là, ma proprio là dove c'è l'effetto assicurato, dove mammà e papà sono felici e noi tutti pensiamo: "Oh ma che bravi...che bello".
Diciamocelo: l'Italia, per quanto riguarda il rock, è messa orribilmente male ed anche per questo avrà, per sempre, il suo giogo di Festival vari e terrificanti: il simbolo della melensa e mafiosa anima retriva ed ignorante di questa penisola in putrefazione, vergogna del mondo e vassallo degli asini.

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