"Bianco Sporco" è sicuramente l'abito indossato dai nostri tre per la loro sesta prova in studio, forse è l'immagine che il gruppo da alla propria musica.
Perfetto potrebbe essere il colore delle loro sinfonie, una miscela di delicatezza sonica che si contrasta con il fragore isterico prodotto nei momenti accesi delle canzoni. Se così fosse allora potrebbe essere un disegno valido per tutto il percorso "marleniano", un sound che è da sempre sinonimo di melodia capaci indistintamente di graffiare ed accarezzare.

I Marlene non si sono mai troppo nascosti dal dimostrarsi sperimentatori (vogliamo parlare delle loro famose Spore? o del duetto con Skin? o dell'inserimento negli ultimi anni di venature elettroniche?), ma in questo caso ciò che si ascolta è un ragionato e controllato album che viaggia su ritmi molto blandi.
Maturità? Scelta definitiva di uno stile? Inizio di un nuovo ciclo? Sembrerebbe di si, lo si intuiva già dal precedente che la schizofrenia del gruppo iniziava a scemare in favore di una strutturazione del loro suono.
Blandi ritmi, brani sussurrati, delicati fraseggi chitarristici, arpeggi mielosi fanno da padrone in questo album: ascoltatevi "Bellezza", "La lira di Narcisio" o "Il Solitario". Non mancano certo le schitarrate come dimostrano brani come "Poeti", "Nel Peggio" o alcuni finali come "A chi succhia", però il tutto sembra sempre essere sotto controllo.
Poesia che non manca comunque e poesia che come sempre viene narrata dalla voce di Godano la cui mano è sempre garanzia di meravigliosi ed onirici testi, un poeta istericamente ispirato che non perde mai un colpo e puntualmente continua a sorprendere in ogni album.

Comunque anche questo lavoro ci regala grandi brani come "Bellezza" dove il titolo dice tutto, "La cognizione del dolore" specchio dei Marlene di oggi con una strizzata d' occhiolino ai Marlene di ieri ("Nuotando nell'aria"), "Nel Peggio" ci riconsegna i nostri in piena forma con un'incalzante inizio che ci accompagna al pacato e notturno finale.
Un dignitoso lavoro, molto maturo ma con l'inconfondibile marchio di fabbrica; la grossa pecca dei MK è di averci abituato a certi standard, questo sarà sicuramente un lavoro che dividerà definitivamente ma non si può rinfacciare a loro l'onestà di aver percorso una strada che inevitabilmente avrebbe portato a queste sonorità che, sono pronto a scommettere, in sede live non faranno rimpiangere nessuno.

Marlene c'è, è sporca ma è viva.

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