Dal fitto sottobosco dell'underground inglese, tirare fuori dischi di valore è facile come dire: "eccolo!" Per questi notevolissimi Marsupilami solo due lavori datati 1970 e 1971. Quello in analisi è il secondo intitolato "Arena".
C'è chi vuole chiamarlo proto-prog, chi preferisce lasciargli il termine "underground" e chi, più giustamente, assimila il gruppo alla corrente progressiva inglese al pari di gruppi come Strawbs o East Of Eden.
La musica dei Marsupilami è decisamente personale, soprattutto in questo secondo disco dove le lezioni dettate dal prog sinfonico nascente vengono assimilate e presentate senza dare pensieri di influenze particolari. E' vero che lavori come "In The Court Of The Crimson King" o "Trespass" o ancora "Aqualung" lasciarono un segno deciso e determinato in tutto il prog europeo e quindi anche nei Marsupilami, ma le particolari commistioni espresse da questo gruppo, con partenza dal folk per raggiungere, con grande espressività, attimi di jazz, psichedelici e riferimenti classici e corali a due voci (maschile e femminile), hanno dato origine a due lavori estremamente interessanti.
"Arena" è un concept album ispirato ai fasti dell'antica Roma imperiale e già dalla copertina, suggerita dall'episodio di Romolo e Remo ci si tuffa in pieno nell'argomento.
Musicalmente il disco si produce in 5 brani con ampie parti strumentali e molti movimenti canori decisamente ben riusciti grazie alle capacità di Fred Hasson e di Jessica Stanley-Clarke che vediamo anche bravissima al flauto. Particolarmente decisivo l'apporto di sax di chitarra nello sviluppo sonoro dei brani, mentre il tappeto tastieristico, con mellotron sempre ben presente, è un tocco di classe tipico del periodo.
La musica è un continuo susseguirsi di momenti più cupi e aperture straordinarie con cambi repentini di tempo e atmosfere e notevoli progressioni fino a momenti di culmine strumentale, per ricadere in momenti soffici e soffusi con flauti e arpeggi appena accennati, risvegliando la matrice folk d'origine. Tutti belli e ben confezionati i brani tra i quali comunque spiccano per melodia e suggestione "Peace of Rome" e "The Arena". Disco che consiglio caldamente a tutti gli appassionati di Prog e in particolare per chi voglia scoprire dei dischi poco noti che tanto hanno dato al movimento nascente ai primi anni '70. Decisamente consigliato anche il primo.
Da notare tra gli ospiti del disco il futuro tastierista dei Camel, Peter Bardens, qui, stranamente, in veste di percussionista oltre che produttore.
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