Anni fa mi capitò di leggere questo aforisma: “Non esistono persone stupide in senso assoluto; esistono persone che fanno cose stupide. Non esistono persone intelligenti in assoluto; esistono persone che fanno cose intelligenti. E nessuno, ma proprio nessuno, fa sempre cose intelligenti”.

Questa è la semplice quanto profonda morale di questo  film, morale che Joe Pesci proclama all’inizio: “Doveva andare tutto sul velluto, ma noi mandammo tutto a puttane”.  

Las Vegas, 1973. La Mala del Midwest ha trovato una gallina dalle uova d’oro, Asso Rothstein (Robert De Niro) un tipo così scrupoloso da aver trasformato le scommesse in una specie di scienza esatta. Il suo impegno nel cercare  le informazioni (combattimenti truccati, cavalli drogati, arbitri venduti, giocatori cocainomani etc etc), porta nelle tasche dei  “capoccia” un sacco di soldi. Il tipo è in gamba,  e anche se non ha sangue italiano, gli  affidano la gestione di uno dei migliori casinò di Las Vegas. Poi mandano Nicky Santoro (Joe Pesci) a controllare Asso, per proteggerlo e perché il successo può dare alla testa – anche alla testa più razionale.  

Ma Nicky è afflitto da manie di grandezza, e vuole diventare il boss della città del peccato. Per realizzare il suo sogno, invece di tenere le cose tranquille, comincia a fare molto chiasso e ad attirare l’attenzione, cosa non molto gradita ai “bravi ragazzi” del Midwest.  

A questo problema si unisce la follia di Asso, che perde la testa per Ginger (Sharon Stone), una “donna di vita”,  bella e pericolosa. Lei è così onesta da dirgli da non amarlo, ma davanti agli occhi della bionda, il cervello di Asso va in acqua, e lui crede di poterla cambiare. Al cuor non si comanda – dice il proverbio. Ma se permetti al cuore (o all’orgoglio) di comandarti …

Grandissimo film di Scorsese, l’ennesimo gioiello della sua carriera, che però il grande regista non ha mai amato particolarmente,  dicendo: “Troppe sottotrame rompono l’umanità  della storia”.  In effetti la storia di Ichicawa che vince a baccarà, ma che poi viene ripulito quando ritorna al casinò a causa di un “guasto” al suo aereo, e la bella storia dei due bari (tanto ingegnosi quanto stupidamente avidi da farsi beccare), rompono un po’ l’unità, ma non tolgono nulla alla straordinaria gradevolezza del film.

Dal punto di vista della storia, questo film non può oggettivamente raggiungere “Godfellas”, perché quest’ultimo riguarda una delle pagine più importanti della storia del crimine organizzato, e cioè il furto alla Lufthansa.  “Casinò” in effetti è il racconto di un’ascesa (quasi) improvvisa a cui fa seguito una caduta (quasi) improvvisa, come se ne vedono in tanti film. Tuttavia la singolarità dei personaggi e l’ottima analisi psicologica sono da manuale, e compensano abbondantemente l’ordinarietà della trama.

Eccellente Joe Pesci, divertentissimo – soprattutto nella scena davanti al signor Clark, il banchiere di Asso.

Bravo De Niro, che però preferisco in “Heat” (per parlare dell’altro  film fatto dal grande attore nello stesso anno).  Non male il doppiaggio di Gigi Proietti.

Davvero magnifica Sharon Stone, invisibile anche nelle scene più drammatiche. Nomination all’Oscar. Come la Stone disse: “Chiesi a Martin di torchiarmi, e di tirare fuori il meglio di me”. Che peccato che un’attrice così talentuosa,  abbia tirato fuori il meglio di sé solo poche volte nella sua carriera.

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