Un ritratto di La Motta
Jake La Motta non è stato un pugile qualunque, si, probabilmente fu uno dei pugili più duri e meno benvoluti a cavallo degli anni 40-50, ma le sue memorabili battaglie sportive ne giustificano l'appellativo di leggenda.
La sua principale caratteristica era quella di era di tirare centinaia e centinaia di pugni senza un attimo di pausa, ma era anche un abilissimo incassatore (perché la Motta i colpi non li schivava), basta pensare che sconfisse anche Sugar Ray Robinson (il più grande di tutti i tempi "pound to pound""a prescindere dalla categoria"), e comunque contro lo stesso Robinson non è mai andato al tappeto.
Jake sul ring non mollava mai, perfino il 14 febbraio del 1951 (il massacro di San Valentino), la Motta non cadde a terra costringendo l'arbitro a dichiarare il ko tecnico al 13°round. Il volto di La Motta era irriconoscibile disumanamente provato dai pugni di Robinson e probabilmente furono proprio prestazioni come queste, al limite della sopportazione umana ,che convinsero De Niro e poi Scorsese ( allora restio a film sportivi) a regalarcene un'amara e struggente rappresentazione
Il film
Me li ricordo ancora gli applausi, me li sento ancora nelle orecchie, e me li porterò dietro per tutta la vita. Mi ricordo una sera levai l'accappatoio e cascò il mondo: m'ero scordato i calzoncini. Ricordo tutti i KO., i ganci, i i jab: è il sistema peggiore per fare una bella cura dimagrante. La mia non è stata una vita squallida: anch'io ho avuto... Ma mi farebbe piacere sentirmi applaudire quando recito come fate con Laurence Olivier quando recita Shakespeare: "Un cavallo,il mio regno per un cavallo"... Sono sei mesi che non ne becco uno! Ma io non sono Olivier, anche se mi farebbe piacere. E poi lo vorrei vedere sul quadrato a recitare: se con Sugar si misurasse, chi sa quante ne pigliasse! Per cui datemi un'arena giacché il Toro si scatena, perché oltre al pugilato sono attore raffinato! Questo è spettacolo!.
L'ex pugile Jake La Motta (Robert De Niro), ingrassato con un sigaro in mano, racconta di come la vita sul ring sia spesso è simile a quella di uno show. Da qui l'inizio di un lungo flashback che ripercorre la storia di Giacobbe "Jake" La Motta un pugile italoamericano del Bronx che, dopo aver vinto il titolo mondiale dei pesi medi, si ritroverà solo, abbandonato dalla moglie Vickie e dal fratello Joey.
Solo si.... perché La Motta non era solo un pugile leggendario, era anche un uomo incapace di mitigare la durezza della sua indole e con una propensione all'auto-distruzione ineliminabile;da ciò probabilmente deriva il fatto che rimase campione soltanto per un anno, sei mesi e 29 giorni (niente paragonato a pugili moderni come Bernard Hopkins, ad esempio, che è stato sul trono dei medi dal 29 aprile 1995 al 16 luglio 2005.). Ed è proprio sulla sua indole animalesca, sulle sue improvvise e violente esplosioni di sentimenti, sull'auto-distruzione di un'uomo violento contro tutto e tutti e che usa il ring quasi per auto-flagellarsi, che Scorsese si sofferma con la sua regia tradizionalmente priva di imperfezioni
"Toro scatenato" è il ritratto di un uomo che non riesce ad accettarsi e a farsi accettare nemmeno con una cintura che lo definisce a tutti gli effetti campione, perchè non riesce a scindere tra ring e vita di tutti i giorni.Già perchè c'è il ring dove si deve picchiare e più forte dell'altro, ma la vita? Molte le scene che caratterizzano in maniera chiara La Motta e il suo disagio esistenziale; tra le tante si può citare la scena quando rinchiuso in una cella prende a testate e pugni il muro e gemendo pronuncia "Non sono un animale!" o anche la scena che precede un incontro di basso profilo con uno sfidante che la moglie reputa avvenente:la sua morbosa gelosia lo porta durante il match a ridurne di fatto l'avvenenza.
Le interpretazioni degli attori sono di livello assoluto. Chiaramente su tutti Robert De Niro (per me il miglior attore di sempre) che nei panni di La Motta è superbo nell'esprimere le sfumature del personaggio;c ogliendo e ponendo in essere il lato violento, paranoico e ombroso di La Motta: è meraviglioso nell'interpretare un campione che è anche e soprattutto un uomo; un uomo fiero di non essere mai andato al tappeto sul ring, ma che nella vita si trova paradossalmente sempre messo k.o. Interpretazione di De Niro che si sostanzia in una immedesimazione nella parte che lo porta a costruirsi un fisico da pugile, per poi ingrassare trenta chili rischiando tra l'altro seri problemi di respirazione, oltre all'aver realmente disputato tre incontri di pugliato (vincendone ben 2) durante le riprese del film
De Niro ottenne uno degli Oscar più meritati della storia per la sua prova titanica, ma merita menzione anche l'interpretazione di Joe Pesci perfetto nel ruolo di fratello-manager. La componente pugilato non è su un piedistallo ma il fuoco della nobile arte è ovviamente gravido in questo film, e risulta imprescindibile per descriverne l'importanza. Le sequenze pugilistiche sono incredibilmente veritiere e realistiche, merito che va equamente diviso,c hiaramente, tra Scorsese e Thelma Schoonmaker (premio oscar per il miglior montaggio).
Scene spettacolari e cruente, l'incredibile capacità di ricreare la violenza dei colpi, l'incredibile attenzione nel ricreare il momento di turbamento e smarrimento del pugile in difficoltà, il sudore, il sangue (sembra di vederlo proprio "rosso nonostante il bianco e nero), fanno di Toro Scatenato il più bel film di ambientazione pugilistica. Doverosa menzione merita l'eccellente bianco e nero quasi documentario di Chapman, scelto da Scorsese per rendere meno cruente le scene di massacro puglistico; e la Cavalleria Rusticana di Mascagni che nei titoli di testa accompagna il lento molleggiare del pugile sul ring con effetto quasi mistico andando a creare un forte tensione emozionale.
Con questo film Scorsese aggiunge un altro meraviglioso tassello alla sue interpretazioni sulla vita degli italo-americani a New York ed ancora una volta a prevalere è la violenza dei personaggi che ne usura i rapporti:Toro Scatenato è il crudo e violento mosaico di Jake La Motta, dove ogni tassello trova la sua naturale collocazione.
Per me un capolavoro.
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Altre recensioni
Di dennigi
"Non mi hai buttato giù… hai capito Ray!? Non mi hai buttato giù".
Stupisce trovare nella Hollywood dei primi anni '80 un film realizzato con tanta passione, come fosse l'ultimo film possibile o l'ultima storia raccontabile.
Di VU
Lo spettatore si schiera con Jake e non ne capisce bene il motivo dato il suo carattere insopportabile.
Il bianco e nero, invece di rappresentare un limite, rende questo film ancora più grande di quanto lo sarebbe stato a colori.
Di Rax
Un capolavoro sull’autodistruttività umana.
Fare questo film mi salvò la vita.
Di Poldojackson
Il più grande film sulla boxe di tutti i tempi (così dicono e così dico pure io).
Toro Scatenato, in fondo non è un film sulla boxe. Vediamo l’uomo, un mezzo animale, vediamo l’America.