Massimo Fini è quello che si potrebbe considerare un provocatore intelligente. Filosofo, giornalista di lungo corso, si è spesso distinto per posizioni su questione politiche e sociali controcorrente, che hanno sovente generato polemiche sulla sua persona. Raramente lo si vede ospite in qualche salotto televisivo. Inizia a scrivere sull’Avanti! nel 1970, poi collaborazioni con varie testate nei decenni successivi. Da diversi anni ha in corso una collaborazione con il Fatto Quotidiano per il quale tiene anche un blog.

Questo suo saggio nonostante sia stato pubblicato nel 2000 rimane per molti aspetti attualissimo. La forma è quella di un dizionario che a tratti si trasforma in un diario personale delle esperienze di vita dello stesso giornalista. Lo stile è come ci ha abituato l’autore diretto e senza fronzoli. Onesto, sopra le righe, provocante sicuramente, ma mai volgare.

Analizzando il titolo o leggendo distrattamente il manuale potrebbe sembrare che il soggetto unico delle sue analisi sia solo uno. In verità nonostante ci sia una forte critica del femminismo moderno, aggiungo io soprattutto nelle frange più estreme, neanche l’uomo medio ne esce totalmente assolto.

Leggendo in fondo il Dizionario erotico si possono ricavare due considerazioni di massima.

La prima è che il linguaggio colorito in parte potrebbe coincidere con il pensiero di una combriccola di amici al bar il venerdì sera mentre sorseggiano il secondo wiskey. La narrazione di Fini risulta scorrevole, a tratti persino goliardica da un punto di vista del lettore-uomo. La lettrice media potrebbe andare in crisi e trovare elementi di disturbo oppure prenderne spunto per sottoporre il proprio Essere al microscopio. E’ molto più probabile prevalgano sentimenti del primo tipo.

La seconda è che dietro la provocazione c’è sempre dietro un’argomentazione. Il punto di vista dell’autore e del genere maschile sulla femmina e la visione dei rapporti uomo-donna. Si lancia il sasso, ma si va oltre cercando di metterla su un piano filosofico e storico. Tra le varie lettere ed i tanti vengono citati Kant (che viene omaggiato con un proprio paragrafo), si richiama Lo straniero di Albert Camus e si tocca il sacro con i personaggi di Caino ed Abele, senza dimenticare attrici come Sophia Loren e Brigitte Bardot.

Dicotomie quali ordine/caos, vita/morte, razionalità/emotività sono concetti chiave che tornano spesso nell’opera. L’uomo comune piuttosto che come un pericolo per l’ordine pubblico viene descritto come un bambino curioso, romantico ma anche ingenuo. Colui che spesso finisce per cacciarsi nei guai subendo il fascino della femmina. Incarna la ragione ed il pensiero diretto contrapponendosi all’emotività ed alla trasversalità femminile.

La donna è il caos creativo quando mette al mondo i figli, rappresenta la linfa vitale dell'ordine terreno. Il suo ruolo giocato nella società sembra essere tutt’altro di quello di sesso debole che molti le continuano a cucire addosso come un vestito su misura di sartoria. Si deve forse proprio a Fini il neologismo di “Fica power”. Un potere sessuale sempre più forte di cui molte ragazze oggi si servono per la scalata sociale a danno prima di tutto di altre donne che provano a far prevalere le competenze. Un potere che proprio l’uso smodato dei social media ha ulteriormente amplificato, creando ancor di più un abisso tra i due sessi a vantaggio di uno. Ne sono un fulgido esempio piattaforme come Onlyfans dove ragazze “imprenditrici” monetizzano e bene la vendita di prodotti video e fotografici hot. Un’offerta che non può essere giustificata solo dal voyerismo per la vicina, ma che sfrutta un profondo senso di solitudine affettiva che sperimenta una parte della popolazione maschile. Si fa passare il messaggio che l’importante è fare soldi facili in barba alle competenze professionali ed in sfregio all’etica.

Attualissimo risulta anche la parte dedicata alle molestie sessuali, dove con poco si rischia l’impossibile, anche se spesso e volentieri si tratta solo di beceri complimenti sopra le righe e che qualcuno vorrebbe sottoporre sotto lo scrutinio penale. E qui il discendente di Adamo dovrebbe farsi più furbo e ricordare di essersi evoluto insieme al modello di Società che non è più quella dei nostri nonni.

Il pensiero negativo di Fini sulla società occidentale senza valori e sul capitalismo è evidente anche in altri scritti, qui la critica diventa più settoriale. La mira viene presa con lo zoom da lontano.

Lui è sacrificabile, ha un valore minore, si può dire che perda il senso di esistere dopo aver trasmesso i propri geni. E’ questa forse la conclusione più sconvolgente e pessimistica a cui giunge lo scrittore. Sembra un epilogo duro. A giudicare dai mass media la salute e le questioni maschili sembrano essere di serie B rispetto a quella femminili. Non si può parlare di problematiche maschili senza che chi cerca di darle il giusto risalto venga aggredito. E’ incredibile come si possano associare questioni di genere ad un dato orientamento politico conservatore.

I numeri sulle morti sul lavoro, sui suicidi, sui senzatetto, sugli hikikomori, sulla solitudine che riguardano in prevalenza uomini non mentono, nonostante la narrativa mainstream sembra più interessarsi ad una sconosciuta che cerca di farsi pubblicità per una pacca sul sedere piuttosto che di un operaio padre di famiglia che precipita dal pontile morendo o di senza tetto anziani dati alle fiamme o che muoiono al freddo durante l’inverno nelle metropoli. La guerra e l'inflazione passano pure loro in secondo piano di fronte al vangelo del capitalismo in rosa.

Le donne hanno certamente più strumenti legislativi (si veda a titolo esemplificativo la giurisprudenza in tema di divorzio) e sociali dalla loro per tutelarsi. Mentre la donna ha sempre ragione e verrà creduta anche se mente, il suo corrispettivo farà fatica a liberarsi dall’aura del peccatore, scontando inoltre una pressione sociale maggiore.

L’opera di Fini descrivendo con realismo un certo archetipo di donna del XXI secolo è spietata nello smontare il teorema uomo luciferino/donna angelica e mettere all'indice una certa narrazione ipocrita. Chissà se un giorno ci sarà una presa di coscienza generale sulla condizionale dell’uomo moderno ed i movimenti a difesa dei diritti maschili cresceranno in numero. La riflessione una volta archiviata la lettura e chiuso il libro ci starebbe tutta.

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