Una recensione di questo disco già c'è su DeBaser ed ha acceso un lungo dibattito, visto che il resensore si lamentava di aver trovato delle poesie recitate nel disco e non canzoni: ma ognuno ha i suoi gusti e la mia non vuole essere una critica alla vecchia rece ma un tentativo di difesa e rivalutazione di questo album che, a mio parere, è veramente una delle opere meglio riuscite della musica rock d'autore autoctona.

Innanzitutto volevo precisare che per me è arte, e quindi anche musica, ciò che mi trasmette qualcosa di emozionante o di altro: poesie recitate con profondità, possono dare più di testi cantati a squarciagola.

I "Massimo Volume" hanno rappresentato negli anni '90, insieme ad altri gruppi, quali Afterhours, C.S.I., Marlene Kuntz, il nuovo rock italiano, caratterizzandolo e influenzando fortemente la scena musicale nostrana. I nostri sono stati una novità, un'eccezione difficile da "digerire": la loro peculiarità era una narrazione, cruda, diretta, d'impatto, di episodi di vita, composti e recitati con trasporto da Emidio Clementi, già scrittore. Il tutto accompagnato in primo piano da una chitarra avvolgente, elegante, atmosferica, ma anche tagliente, che evoca ricordi…

In "Da Qui" (a mio parere il più bello e maturo del gruppo) si raccontano storie, amicizie, viaggi, amori, con un linguaggio, un tono, una voce, una progressione di parole e un'atmosfera che coinvolge e rabbrividisce.

I Massimo Volume hanno lasciato un segno e, se si parla di rock d'autore, essi rappresentano la sua massima espressione.

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