Poesia pura, comunicata per immagini dai "colori sbiaditi di una polaroid" (da "primo dio"). Suoni ripetitivi, a tratti melodici, soffici, in altri aspri e spigolosi. E comunque, fondamentalmente, Emozioni, con la E maiuscola.
Questo ho trovato nel secondo incredibile disco di questa band bolognese ormai sciolta da più di un anno (anche se la homepage del nuovo sito in lavorazione potrebbe quasi farci sperare in un loro nuovo progetto).
Diversi amici, ai quali ho fatto ascoltare questo disco, mi hanno detto "Bello, però toglilo che mi fa venire l'angoscia!".
Al di là dei gusti e delle sensazioni ricevute, questo può riassumere l'enorme potere comunicativo del disco. Raggiunge dritto il cuore e sicuramente non è un disco per tutti. Uno stile ostico, che non lascia indifferenti, il classico "o lo ami o lo odi", racconti, non canzoni, immagini, non descrizioni, atmosfera, sensazioni, caldo, freddo, pace, rassegnazione o rabbia e frustrazione come nel pezzo d'apertura intitolato "primo dio". "C'è forza nelle tue parole" e c'è grande forza evocativa in questo loro omaggio al poeta italiano Emanuel Carnevali e al più famoso poeta visionario Arthur Rimbaud.
Segue una miscela di forti emozioni e stati d'animo nel secondo pezzo: "Il tempo scorre lungo i bordi", che dà il titolo all'album, si apre con voce calma, un po' folle, maniacale, trattenuta. Di colpo poi il suono si inasprisce e con esso le parole diventano urlate, quasi disperate, arrabbiate forse. Per poi terminare con un rassegnato "Poi comincia la polvere", lasciando il posto a visioni oniriche e surreali in "la notte dell'11 ottobre": un incubo angustiante dove "qualcosa in quella scena sembrava accusarmi". Un lentissimo, quasi impercettibile, ma inesorabile crescendo di ansia.
Un salto adesso in "fuoco fatuo", il mio pezzo preferito: attacca la batteria a dare il ritmo, poi entra la chitarra distorta a creare atmosfera, e presto Clementi inizia a descrivere la claustrofobica scena con fretta e agitazione.
Frasi da brivido che si concludono a ritmo calante con l'ossessivo quesito "Leo, è QUESTO che siamo?".
Il miglior consiglio che vi posso dare ora è di dimenticare quello che vi ho detto, acquistare questo disco e ascoltarlo, ascoltarlo e viverlo.
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