Siamo nel 1991 quando scelgo a scatola chiusa un EP in vinile dei MAU MAU. Messo sul piatto fu una rivelazione! E quando pochi mesi dopo uscì il loro primo cd "Sauta rabel" lo comprai al volo, senza pensarci un secondo. L'attesa non fu delusa. Musiche meticce, occitane e arabe perfettamente amalgamate da ballare in libertà o da ascoltare per viaggiare lì dove sei. Composte da strumenti acustici quali la mistica fisarmonica di Fabio Barovero, il vibrante djembe e percussioni di Tate Nsongan, la chitarra la voce e ispirazioni di Luca Morino oltre a violino, contrabbasso, tromba (Roi Paci sarà presente nei prossimi dischi e tour), mani, cori.
I testi sono quasi tutti in piemontese e raccontano di popoli poveri -"per masticare c'è chi sorpassa il mare..." cantano in "Traversado"-, di genti vicine e lontane ("El Mat"; "Neir"), di ambiente - "fela respirè povra tera del 2000"-. Ma le musiche sono del mondo mescolando tradizione e suoni nuovi ("singh sent ani" è sull'onda dub), "Radio Canta Elena" è un etno-valzer, per la precisione è una courenta (danza occitana), "Mostafaj" trascinante connubio tra Langhe e medioriente in un giro di sapori, odori, poesia attraverso tutte le tracce. Solo la title-track mi piace meno, ma per il resto è un ottimo disco di etno-world che valse al gruppo il Premio Tenco quale miglior opera prima dell'anno.
Questo disco, sarà stato l'innamoramento iniziale, è quello che più ha influenzato la mia ricerca musicale in questo ambito spaziando nelle molteplici possibilità di contaminazione di stili e generi.
In alcuni dei prossimi lavori in studio, siamo a 6 in 18 anni più live e raccolte, introdurranno anche l'elettronica (più o meno presente) riducendo sempre più il piemontese, creando tutti buoni dischi nel loro stile a volte introspettivo, altre passionale e di energia.
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