Il film-documentario 'Dig!' (premiato al Sundance Film Festival nel 2004) di Ondi Timoner ha avuto un ruolo fondamentale nel diffondere la musica dei Brian Jonestown Massacre. Oltre che quella dei Dandy Warhols ovviamente.

Come è noto ai più il documentario, co-prodotto con il fratello di Ondi, David Timoner, ha ad oggetto sette anni della vita delle due band neo-psichedeliche e si proponeva di descrivere nel dettaglio la loro carriera e le loro interazioni e differenze e in particolare concentrandosi sui due frontman Courtney Taylor (Dandy Warhols) e Anton Newcombe (The Brian Jonestown Massacre).

Dal documentario esce fuori un ritratto del secondo molto negativo, tanto è vero che lo stesso Anton Newcombe ha definito più volte 'Dig!' come pura finzione oppure più semplicemente 'bullshit' e ha sempre voluto distaccare la sua figura da quella che emerge nell'opera di Ondi Timoner, che presenta Anton come un personaggio estremo, dedito a una vita esagerata e al consumo eccessivo di droghe e alcolici e alla fine confrontandolo con il successo dei Dandys (soprattutto dopo il boom del singolo 'Bohemian Like You' quasi come una specie di fallito. Tutto questo invece senza dare un ruolo centrale a quello che veramente conta di Anton Newcombe e della sua musica, cioè il suo incredibile talento artistico e musicale che peraltro è ampiamente riconosciuto primariamente proprio da Courtney Taylor che al di là di quello che potrebbe apparire nel documentario è ancora oggi un grandissimo amico di Anton.

In uno dei passaggi del documentario Ondi Timoner, proprio volendo descrivere Anton come una eterna incompiuta, sottolinea non solo il successo dei Dandys, ma anche di praticamente chiunque abbia negli anni (fino al 2004) suonato oppure girato attorno ai Brian Jonestown Massacre. Tra questi solo per menzionarne alcuni, Bobby Hecksher dei Warlocks, Peter Hayes dei Black Rebel Motorcycle Club e proprio Miranda Lee Richards.

Nata a San Francisco e cresciuta sin da bambina in un ambiente condizionata da quella che fu la cosiddetta 'summer of love', Miranda Lee Richards fu in effetti in qualche modo proprio scoperta da Anton Newcombe, entrando a fare parte stabilmente della band per un breve periodo che va da 'Give It Back' a 'Bringing It All Back Home Again' a 'Strung Out In Heaven' e prima di rilasciare il suo primo disco solista 'The Herethereafter' (Virgin Records, 2001).

Da allora la sua carriera si è sviluppata in maniera autonoma e Miranda è diventata un personaggio affermato e riconosciuto nella musica folk psichedelica americana anche a livello internazionale.

Il suo ultimo disco si intitola 'Existential Beast' ed è uscito su Invisible Hands Music lo scorso 16 giugno. Il disco è stato registrato a Los Angeles con il produttore Rick Parker (principalmente conosciuto per essere lo storico produttore dei BRMC) e anticipato dal singolo 'Lucid I Would Dream', una ballata folk psichedelica che riprende determinati immaginari di Marc Bolan e che è stata definita dalla stessa Miranda come una conversazione con il suo subconscio e il frutto di alcune sperimentazioni sul 'sogno lucido' sulle orme probabilmente delle teorie di Alejandro Jodorowsky, che alla questione - come è noto - ha peraltro dedicato studi e intere opere letterarie e di divulgazione surrealista e allo stesso tempo in qualche maniera anche scientifica.

Il disco tuttavia avrebbe nei suoi contenuti fondamentalmente una ispirazione a tematiche di natura politica e evidentemente frutto di considerazioni su quella che è la situazione attuale negli Stati Uniti e nel resto del mondo. È lo stesso titolo del disco del resto a rimandare a quelli che sono gli istinti più primari dell'essere umano e quello della sopravvivenza che è caratteristica di ogni animale che come tale è disposto a superare ogni ostacolo possibile: la paura, la competizione e la sessualità, allo scopo di raggiungere questo obiettivo primario che però allo stesso tempo, in una forma così primitiva, costituisce invero qualche cosa solo di individuale.

Ma Miranda ha scritto alcune delle canzoni anche prima dell'esito delle elezioni americane, come a sottointendere in ogni caso non che ella avesse previsto l'elezione di Donald Trump e la deriva autoritaria e ultra-conservatrice dell'establishment governativo degli USA, ma che le sue riflessioni riguardino tematiche di natura politica e sociale che sono evidentemente centrali nella società di oggi: il razzismo e il materialismo, il maschilismo.

Il disco alterna ballate folk e country dai toni sognanti e evocativi come la già menzionata 'Lucid I Would Dream', poi 'Ashes and Seeds', 'The Wildwood', 'Autumn Song', la bucolica e pastorale 'Oh Raven' e 'Back To Source', molto interessante per quelle che sono le sperimentazioni sul piano dell'utilizzo della voce e l'uso dei cori.

Altri pezzi sono al contrario più rock come la radiofonica 'On The Outside of Heaven' oppure 'Golden Gate' che rimanda proprio alla psichedelia dei Brian Jonestown Massacre e in alcuni strumentalismi finali fa pensare alle contaminazioni del sound dei Goat. La title-track 'Existential Beast' è costruita fondamentalmente sull'uso di un organo dal suono tipicamente vintage e anni sessanta-settanta e arrangiamenti orchestrali degni degli episodi più riusciti della discografia di Sufjan Stevens.

Ma tutto il disco è permeato da una certa eleganza che peraltro è una caratteristica tipica dell'arte di questa cantautrice e musicista. La lunga traccia conclusiva 'Another World' è un vero capolavoro del genere e dove i diversi confronti con Nico, Vashti Bunyan e Linda Perhacs si sprecano.

Uno dei migliori dischi di musica folk americana e cantautoriale al femminile degli ultimi anni e la cui particolarità è quella di non giungere inatteso date le diverse prove di altissimo livello cui questa artista ci ha oramai abituato.

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