Volendo rappresentare il canone stoner come un'immaginaria trimurti induista, il ruolo di Brahma (demiurgo e creatore dell'Universo) non potrebbe non andare ai padri Kyuss, mentre Vishnu (il conservatore) potrebbero aggiudicarselo gli Sleep, monolitici prosecutori del culto del Doom anni'80. La figura di Shiva, affascinante nel suo ruolo di distruttore dell'Universo, incarnazione del tamas che riassorbirà le energie del mondo nel momento della sua fine, calza a pennello ai Monster Magnet. E meglio ancora al loro leader incontrastato Dave Wyndorf, contraltare luciferino e marcio di John Garcia.
Difficile scegliere un solo titolo che esemplifichi e racchiuda l'approccio dei Magnet a quello che successivamente verrà chiamato "stoner". Se "25...Tab" apre scorci su liquidi abissi psicotici, il trittico (guarda caso un'altra trimurti) "Spine Of God"/ "Superjudge"/"Dopes To Infinity" canonizza il loro suono, fra richiami ai '70 dei Sabbath ma soprattutto ad una psichedelia hard con radici nei '60, il tronco nelle scelte freak dei primi Hawkwind e i rami a lambire i suoni grunge dei '90.
Forse proprio "Spine Of God", variegato viaggio fra assalti all'arma bianca, fumate di bong, e deliri psichedelici in odor di zolfo, fotografa i giovani Magnet probabilmente al massimo della loro vena creativa, lontani anni luce dai molli posers di oggi. Mc Bain e Wyndorf si contendono il proscenio chitarristico, inscenando un'insana battaglia fra riff monolitici ("Pill Shovel") e ballate psichedeliche ("Zodiac Lung"). Non mancano i richiami al rock detroitiano di Stooges/MC5 (vero culto per Wyndorf), evidenti soprattutto in "Medicine", e una cover dei Grand Funk Railroad, "Sin's A Good Man's Brother". Ma rimangono le tracce dal più alto contenuto lisergico le migliori: la titletrack, col suo incedere lento, percorso da sitar filtrati e scosso da spasmi elettrici, mentre Wyndorf declama selvaggio; "Black Mastermind", assalto sonico che dai Sabbath passa il testimone a Lemmy e ai suoi Hawkwind, senza smettere di correre; "Ozium", strana chiosa a base di organo e melodie quasi californiane.
Non spaventatevi se all'ascolto del piccolo capolavoro che è "Nod Scene", sublime alternarsi fra riff granitici, pozzanghere di acido e un Wyndorf sempre più dopato, vi verrà un'insana voglia di assumere sostanze psicotrope (che ne siate consumatori abituali o meno). La risposta sta nelle liner notes del disco:
"It's a satanic drug thing... you wouldn't understand"
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