I Velvet Underground hanno aperto la strada, arato il solco iniziale, concimato il proprio appezzamento; molti hanno, negli anni, provato con alterne fortune a coltivare allo stesso modo il proprio il campo, prediligendo alcune semine ad altre, ma rimanendo semper fidelis ad una concezione basica del ritmo. 4/4 e pedalare, per 4 o 40 minuti, non importa. E' il grado zero del ritmo che conta, quella fissità obnubilante i sensi che, seppur angusta nella sua visione, ha incredibilmente aperto autobahn mentali per gruppi diversissimi in 40 anni e passa.

Gli Spacemen 3, per citare uno dei coltivatori meno ligi ai dogmi velvetiani, ma aranti lo stesso campo, sono stati tra questi. Oggi i Wooden Shjips ne sintetizzano i deliqui ipnotici per le nuove generazioni di psych-heads, trovando il modo di rendere ancora più basici sia i padri Velvet che i figli Spacemen 3. Impossibile direte voi. E invece i Moon Duo del chitarrista dei suddetti Wooden Shjips, Ripley Johnson, coadiuvato dalla nipponica Sanae Yamada, riescono nell'improbabile impresa.

“Mazes” è il secondo disco, dopo il più kraut-dark “Escape”, ed è tutto meno che labirintico nel dipanarsi dei suoi 8 brani. Fedeli a quanto scritto sopra, i due creano paesaggi mentali ipnotici sulla base di ritmiche e fraseggi ellittici e uguali a sé stessi (“Scars”), con Lou Reed e Sonic Boom sul comodino nella maggior parte dei brani (“Seer”, “Fallout”, e la finale “Goners”), ma togliendosi lo sfizio di spostare il gioco in territori meno facili, riuscendo a dare un taglio “semi-pop” all'insieme. “Run Around” è tutta chitarra grattugia e drum machine, ma è in pratica un pezzo simil dance (occhio è già uscito giustappunto un disco di remix di Mazes), “When You Cut” gira intorno ad un organetto Bontempi incastrato su un-refrain-uno, aggiungendo un cantato svogliatissimo e battiti di mano a braccetto con chitarrina acida. Solita menzione finale per la titletrack, sempre Reed alla chitarra, un robot al Farfisa, Klaus Dinger alla batteria e Alan Mc Gee al mixer.

Se la stagionalità lo permetterà, e seguiranno questa piccola variante del solco da arare, la prossima uscita potrebbe essere la loro personale “Parabola della terra arabile”.

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