Otto anni di vuoto. Probabilmente in questo lunghissimo arco di tempo molti avevano rinunciato a sperare in un nuovo album. E forse sarebbe stato meglio che le cose rimanessero così, che il deludente ma pur sempre dignitoso "Heretic" diventasse il testamento di un gruppo che ha contribuito a creare ed influenzare un intero genere per oltre una decade. Morbid Angel, ovvero "Altars Of Madness", "Blessed Are The Sick", "Covenant" e via discorrendo, in rigoroso ordine alfabetico come da tradizione.

Giunti nel 2011, però, qualcosa ha iniziato a muoversi.

Rivelato un titolo.
Poi una copertina.
Una tracklist.
E un nuovo brano online.
"Sì, è la volta buona. Stavolta ci siamo."

Otto anni di vuoto, otto anni di tempo per mettere in piedi questo "Illud Divinum Insanus": nient'altro che il nuovo fratellino di "St. Anger" e "The Unspoken King"; quindi, da annoverare tra gli "esperimenti" (virgolette d'obbligo) più osceni e disastrosi di tutto il metal, se non della musica tutta.

Ora, immaginatevi un miscuglio tra i seguenti:
- Marilyn Manson,
- Combichrist,
- Rammstein,
- Justin Bieber versione rave party e, infine,
- un’avara spolverata di death metal. Giusto per non mandare a puttane la propria fanbase.

Ed ecco a voi, ladies and gentlemen, "Illud Divinum Insanus"! Non ci credete? Allora andate a sentirvi quell’aborto di “Too Extreme!”: un fracasso agghiacciante costruito su stupidissimi gabber beats (!), stesso identico ritmo per sei minuti, un’irritante voce filtrata, melodie senza alcun senso e testi ridicoli (“We are the new religion”? No grazie, a questo punto credo che mi darò al buddhismo); ma che razza di scempio è mai questo? Per non parlare poi di “Destructos vs. The Earth / Attack” e soprattutto “Radikult”, entrambe groovy, martellanti, fighette, pacchianissime e incredibilmente prolisse. A sentire tutto ciò verrebbe spontaneo rimpiangere un po’ di sano death metal, territorio che definire familiare per i Morbid Angel è un eufemismo.

Ahimè, di death metal in questo disco ce n’è ancora ed è tutto fuorchè una consolazione. Brani come “Blades For Baal”, “Existo Vulgoré” (prego?!) e il singolo “Nevermore” sembrano buttati lì giusto per gonfiare il minutaggio e dare un misero contentino ai propri fans: compitini privi di spessore, senza infamia nè lode, ma sempre con quel taglio tamarro e cafone che ben si adatta allo stile di questo disco. “I Am Morbid” e “10 More Dead” semplicemente non hanno ragione di esistere, sono solo canzonette metal innocue, vuote, con ritornelli un po’ anthemici e ingenui che cercheranno di strappare qualche headbanging sotto il palco, molto probabilmente senza neanche riuscirci vista la totale inconsistenza dei riffs.

Stendiamo un velo pietoso sulla produzione e i suoni in generale: “Illest Divine Anus” è ricoperto di plastica asettica e la musica ne risente tanto, troppo, e quel poco di death rimasto è reso ancor più finto e sfigurato da una produzione sterile e ultramoderna. Ah, e davvero c’è Tim Yeung dietro le pelli? Un essere umano? Really? No perchè a me sembra di sentire piuttosto una fredda drum machine programmata alquanto grossolanamente.

Insomma, non c’è scampo, non si salva proprio nulla. Nel migliore dei casi “Ilaria Divina Senz’Ano” suona poco ispirato, incoerente e tedioso; nel peggiore... Beh, fate voi. Ora ci ritroviamo con un imbarazzante collage di pseudo-esperimenti fuori tempo massimo e fiacche incursioni metalliche, una tracklist ridicola quanto i testi, una copertina chiaramente copiata da un ipotetico nuovo album dei Behemoth e, ciliegina sulla torta, un titolo in latino da terza media a coronare l’epic fail di proporzioni gargantuesche.

Tutto ciò è davvero divertente, sul serio. Ma il nuovo album dei Morbid Angel dov'è?

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