Lemmy sta male. Lemmy si è fermato a metà concerto. Lemmy ha cancellato un tour intero. Lemmy è in punto di morte. E invesse no!

L'ultima icona del rock'n'roll negli ultimi tempi ne sta passando di tutti i colori e al momento di scrivere non è ancora tornato on the road, ma bisogna dire che come segnale di ripresa questo album non è niente male. Certo, devo ammettere di essermi aspettato qualcosina di meglio, soprattutto dopo tutte le anticipazioni del baffuto rocker, che lo dipingeva come il miglior album degli ultimi anni e chiedeva ai fan di ascoltarlo ad ogni costo, anche se fosse stato necessario rubarlo (!!!).

Le prime due canzoni sono "Heartbreaker" e "Coup de grace" (velatamente dedicate alla difficile situazione di Lemmy?), sono classiche canzoni da Motörhead: veloci, aggressive e... dirette? No, questa volta no, il sound è un tantino più complicato del solito, manca il ritornello facile e le canzoni devono essere ascoltate qualche volta prima di essere comprese appieno. "Lost Woman Blues" è la seconda sorpresa, un-appunto- blues classico ed efficace, che introduce quella che è forse la canzone più violenta dell'album; "End of Time" è infatti potente e grezza, più immediata delle altre. "Do you Believe" assomiglia molto a "Rock'n'roll" di "The world is yours", almeno a livello di testi, ed è seguita da "Death Machine", simile a "End of Time", e  di conseguenza maligna e diretta, anche se un po' più lenta. Queste tre canzoni sono forse gli episodi migliori dell'album, divisi dalle altre canzoni dai due blues, quel "Lost woman..." di cui sopra e il seguente "Dust and Glass", anche questo molto buono. "Going to Mexico" è un altra bella canzone, veloce e, che ve lo dico a fare, violenta; "Silence When you Speak To Me" è invece un poco più lenta, e ci priva del ritornello facile facile quasi com cattiveria. Anche questa chiede un paio di ascolti in più del solito per essere compresa. "Crying Shame" e "Knife" sono due canzoni di cui per me si poteva fare a meno, piuttosto classiche ma niente di eccellente. "Queen of the Damned" invece mi piace molto, simile com'è a "Ace of Spades", mentre "Keep your power dry" è la terza sorpresa,  una canzone che ricorda da vicino gli A c/Dc. "Paralyzed" chiude le danze senza infamia e senza lode. 

Ma cosa ci rimane, fondalmentalmente, di questo album? Cosa giustifica un voto così alto? Aftershock è a livello compositivo, un poco diverso dal tenore tipico della band, e proprio per questo motivo è certamente degno di nota; paga però pegno presentandoci un insieme di canzoni che raramente sfocia nel geniale o nell'indimenticabile. "Silence When You Speak To Me", per esempio, è un buon pezzo, ma non al livello anche di una "I Know How To Die". Non diciamo la parola filler, perché neanche una delle canzoni è veramente brutta, ma di certo si sarebbe fatto a meno di alcuni pezzi. Quello che fa' definitivamente fare il salto di qualità all'album sono loro tre. Perché Mikkery Dee picchia sulla batteria come se non ci fosse un domani, Phil ci regala alcuni ottimi momenti, compositivi e non, e Lemmy... Lemmy è Lemmy, quello non si ferma neanche se muore. Eccellenti infine i testi e la copertina, legati ad uno scenario post-apocalittico che ci vuole probabilmente dare un messaggio: come lo Snagletooth in copertina, Lemmy e i suoi ne hanno passate di tutti i colori. Hanno avuto degli "Heartbreaker" e si sono trovati in un "Coup de grace", ma rimangono una "Death Machine", in grado di regalarci momenti indimenticabili.

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