Credo che la passionalità sia una cosa rara nella musica contemporanea. Forse qualcosa si può ancora intravedere nel cantautorato... ma tutto si limita ad essere una goccia limpida di un oceano decisamente opaco. Per i Motorpsycho il problema in questione non esiste.

Dopo un'infinità di raccolte esce nel 1997 "Angels And Daemons At Play", e la passione di cui parlavo prima, non tarda a farsi scoprire anche questa volta.
Il solo booklet interno, un vero e proprio album fotografico, materializza il colore che i tre norvegesi vogliono farci "sentire", inserendovi tutte le precauzioni, dei piccoli accorgimenti, che ci torneranno utili man mano che il cd sarà avviato. Consapevole di quello che è il loro imprinting sonoro, sono letteralmente stupito dall'ascolto dell'introduttiva "Sidway Spiral I": una straziante poesia dalle melodie shoegaze i cui cori vocali femminili (di una suadenza conturbante) ricordano un certo album di nome "Loveless"... Praticamente assuefatto attendo quel sonico "dopo" che mi porta a conoscere "Walking On The Water" le cui ritmiche appaiono subito 70's. Chitarra sporca, dannatamente blues e basso sulla stessa linea a seguire una batteria microfonata come solo Dio sa. Un principio di infarto mi coglie assaporando l'intro di "Heartattack Mac".

Un sussurro (sempre blues) seguito da un riff stonante e ripetitivo, accompagna l'ascolto verso un'apocalisse sonora in cui è il groove a farla da padrone, signore di un mondo che sta avendo un collasso cardiaco a cui si può prendere parte ripetutamente, se riavviata la sopracitata traccia. L'incarnazione della passione profuma di sogni in "Pills, powders and passionplays [miss mitchell in the ladies room] ", brano che da il via ad un filo conduttore che lega anche le seguenti "In The Family" e "Un Chien d'Espace" in modo che non si possa distinguere l'attimo in cui avviene il passaggio verso "Sideway Spiral II". Un passaggio che riporta la mente agli anni '70, questa volta con un'ossessività da far rabbrividire, ampliata e resa malleabile dall'abile aggiunta di fendenti chitarristici che acuiscono lo scopo stesso del basso; indimenticabile il finale in cui la voce si invischia nella spirale per una decina di secondi, sino al decadimento del brano.
"Like Always" è l'altro volto della passione che l'album intende confidare in silente segreto: una canzone che intende amarsi disperatamente anche se distante dalla possibilità che questo avvenga. Tema che si lega alle altre "Stalemate", "Starmelt/Lovelight" e si chiude in modo dissacrante con la celebre "Timothy's Monster", pezzo che sembra convogliare verso di se tutto il senso estremo di passione mista a sogno che l'album è stato capace di esprimere sino a questo momento.

Un disco eccezionale, a se stante. Decisamente passionale.

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