Formatisi nel 1994 col nome di Nattefall e cambiato moniker in Mundanus Imperium nel 1997, dopo una demo di black metal iper sinfonico che ricordava "Apera Hiems Simphonia" di casa Arcturus, questi giovani musicisti si riaffacciarono nel 1998 sul mercato, con quello che è il loro unico full-lenght: "The Spectral Spheres Coronation".
Nell'anno che separa le due pubblicazioni molte cose sono però cambiate in casa Mundanus Imperium, prima tra le quali la recluta alla voce di una delle ugole migliori in campo progressive power, ossia quel Jorn Lande che tanta fama ha portato a gruppi quali Masterplan, Ark, ma anche ex-vocalist di Yngwie Malmsteen; nel gruppo altra entrata fondamentale risulta essere anche quella di Petter J. Tuve alle chitarre, capace di dare un maggiore impatto del guitar-work, unico neo del precedente (ed estremamente affascinante) demo del gruppo.
Altre grande cambiamento risiede poi nel genere proposto dalla band, se infatti prima ci trovavamo davanti al black sinfonico dalle tinte spaziali, ora la musica si può, sommariamente, definire Avantgarde metal, presentandosi ricca di elementi progressive, alcuni accenni al power e partiture di tastiere e batteria più vicine al black.
Questo "The Spectral Spheres Coronation" si dimostra già dalla prima track, Distant Conglomeration capace di catturare l'attenzione grazie a riffs di chitarra e tappeti tastieristici davvero di grande effetto, ai quali si aggiunge l'aggressiva (come non mai) voce del biondo Lande che sfodera un'interpretazione estremamente teatrale e precisa. L'atmosfera del pezzo è glaciale, a tratti addirittura disperata, e sottolinea quale il passato della band sia. Strumentalmente la canzone risulta essere estremamente articolata con passaggi complessi che richiamano alla mente alcune soluzioni degli Opeth in chiave più sinfonica e con i già citati richiami alla sinfonia di gruppi tipo Dimmu Borgir.
Si continua con l'ascolto di "The Life Of What You Seek" nella quale i nostri continuano sulla scia del precedente episodio, rendendo il muro sonoro ancora più sinfonico, grazie ad effetti di tastiera che riportano alla mente quanto poi faranno gli Arcturus in "For To End Yet Again" nell'album "The Sham Mirrors" del 2002. Ancora una volta da applausi il lavoro della band, estremamente compatta e capace di passare da melodie estremamente fredde ed oscure ad a momenti decisamente più ariosi e rilassati.
Seguono così i 5 minuti e 51 secondi dello strumentale "Beyond The Earthly" che si rifà chiaramente al lavoro precedente della band, quel bellissimo "Ode To The Nightsky" in cui i nostri fondevano musica sinfonica e black metal. Lodevole Bent E. Holm alle tastiere che riesce a costruire delle trame melodiche estremamente atmosferiche su dei riffs di chitarra estremamente dilatati nei suoni e su una batteria che stavolta non punta sulla velocità d'esecuzione, tenendo ritmi più blandi. "Starwars" torna a pestare forte, con un risultato finale questa volta davvero poco efficace, presentandosi confusionaria e davvero poco attraente.
Con "Predominate" si torna su territori più consoni alla band, la quale ci offre una track pregna di tristezza ed epicità, nella quale la voce di Lande riesce ad esprimersi al meglio, cambiando spesso tonalità e rivelandosi ancora un volta un?artista dotato di grande duttilità vocale e capacità interpretative di prim'ordine.
Arriviamo dunque alla cover dell'album, "Stargazer" dei Rainbow, rimasta per lo più uguale all'originale e dalla quale Jorn ne esce vittorioso, dal momento che il paragone con Ronnie James Dio poteva risultare pesante.
"The Unborn Breathes In Silence" e "If The Universe Transformed" chiudono il platter continuando a sviluppare il percorso delle precedenti canzoni, pur differendo l'una dall'altra, infatti in "The Unborn..." si predilige mettere in evidenza la parte più aggressiva del sound dei Mundanus Imperium, mentre la seconda risulta essere decisamente più orientata verso versanti gothic, grazie ad effetti che riportano alla mente i suoni di violini, ma anche grazie alla voce, quasi baritonale, del singer.
Il disco in definitiva, pur presentandosi un poco statico in alcuni frangenti e con qualche piccola caduta di stile sparsa qua e là, è comunque un lavoro più che buono, sorretto per altro da una produzione e da suoni più che discreti. Promossi quasi a pieni voti.
Tracklist:
1)Distant Conglomeration
2)The Life Of What You Seek
3)Beyond The Earthly
4)Starwars
5)Predominate
6)Stargazer
7)The Unborn Breathes In Silence
8)If The Universe Transformed
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