"I Muse sono finiti dopo Absolution", "I Muse sono diventati pacchiani e paraculi", "I primi due album dei Muse erano davvero belli, ora fanno pena"... E si potrebbe andare ancora avanti... Sono tutte frasi molto comuni che quando si parla dei Muse non mancano mai di farsi sentire. Ma non mi riconosco in nessuna di queste e mi accingo a parlare di questo nuovo sesto lavoro dei Muse con una buona dose di entusiasmo.

Sicuramente "The 2nd Law" era il disco più atteso dell'anno, poiché i Muse sono una delle band più apprezzate ed affermate della scena musicale moderna e godono di buoni favori da parte della critica. In più, probabilmente per il loro sound che nel corso degli anni è diventato tanto più ricercato quanto più orecchiabile, riescono come poche altre band ad attirare sia gli ascoltatori occasionali (quelli per dire che piazzano RTL in macchina e si subiscono le solite quattro canzoni) sia i veri appassionati. Cosa piuttosto inusuale, dato che gran parte dei gruppi e degli artisti che ottengono successo nelle radio e soprattutto nelle discoteche e fra i giovani vengono invece (giustamente) bistrattati e considerati palesamente mediocri dai veri amanti della musica come arte. L'uscita quindi ha spezzato un'attesa più o meno sentita... e le reazioni sono state differenti. Chi continua a considerarli una band piena di vena creativa e chi invece parla, già probabilmente dai tempi di "Black Holes And Revelation", di band che cerca ormai con arrangiamenti ruffiani di accaparrarsi qualche soldino in più. Personalmente riconosco che il sound della band nelle ultime produzioni è diventato più appetibile al mainstream... Ma dico anche che i ragazzi dimostrano sempre di più di sapersi muovere nel mainstream con grande genialità e professionalità e senza vendersi. Pertanto penso proprio di rientrare nella prima schiera. E vediamo perché.

La proposta musicale si avvicina a quella del precedente "The Resistance", essenzialmente per la scelta di dare molto spazio alle influenze sinfoniche, alternandole però con altre più elettroniche, tutto con un approccio sempre meno marcatamente rock-oriented e lasciando alla componente più rock un ruolo essenzialmente contornistico (scordatevi quindi brani come "Plug In Baby" o "Micro Cuts"). Entrando nel vivo dell'esplorazione riconosco che in questo disco figurano 5 o 6 brani decisamente geniali, di quelli che non ti aspetti o che si evolvono come non ti aspetti... ma in fondo te li aspetti anche, dato che i Muse sono notoriamente una band imprevedibile, pronta a realizzare ciò che meno ci si aspetterebbe! Uno su tutti stranamente è proprio "Madness", il singolo che ha conquistato l'heavy-rotation sulle principali radio. È un brano synth-pop moderno, quasi futuristico, spiazzante: ha infatti dei riff elettronici davvero particolari, che spiazzano chiunque al primo ascolto... ma nonostante questo suonare molto particolare il brano riesce ad essere anche molto orecchiabile, cosa che non è certo da tutti. Assolutamente spiazzante è anche "Follow Me" che parte con arrangiamenti sinfonici preludendo ad un brano sinfonico... finché non intervengono i synth a farci capire che si tratta di un brano semmai elettro-sinfonico... e viene quasi l'infarto quando intervengono riff distorti e ritmi danzerecci che sembrerebbero presi in prestito addirittura dall'house commerciale moderna! Chi si aspettava tutto ciò??? E invece ecco che i Muse ci fanno anche ballare, ma lo fanno con classe, con un brano che sa di notte stellata e vivace! "Big Freeze" invece è una sorprendente conciliazione fra U2 e Depeche Mode... nel futuro però! I bei riff di chitarra sono attraversati da effetti elettronici che insieme si sposano piuttosto bene. Spicca anche il funk rock di "Panic Station", anch'esso attraversato da inserti di synth molto azzeccati.

Ma i due veri colpi di genio sono le due tracce elettro-sinfoniche conclusive. "unsustainable" è un inusule mix di classica e, udite udite... dubstep! Quando parte quel riff dubstep immagino quante chiamate al 118! Anche da parte di chi è perfettamente cosciente dell'imprevedibilità dei Muse. E anche "Isolated System" stupisce: sulle trame sinfoniche intervengono dei lievi effetti techno che potrebbero far presagire ad un botto come in "Follow Me" ma il botto stavolta non arriva mai, creando quindi una strana apprensione nell'ascoltatore. Il resto del disco è meno spiazzante ma sempre piuttosto vario. Ottimo mix di rock e classica nell'opener "Supremacy", dedizione verso un sound più dichiaratamente sinfonico in "Prelude" ed "Explorers", molto Queen "Survival", buona anche la delicata "Animals". E poi ci sono le due tracce scritte e cantate dal bassista Chris Wolstenholme sulla sua battaglia contro l'alcolismo. "Save Me", altro esempio di rock sinfonico, mi piace molto e mi emoziona in buona misura mente "Liquid State" è invece un brano rock piuttosto insipido, probabilmente il brano meno rilevante del disco. E quindi? Dove sarebbe il calo di ispirazione dei Muse? Dove è che mancano le idee? A me sembra che questo disco smentisca tutto!

I Muse si riconfermano anzi una band assolutamente varia ed imprevedibile, capace di combinare gli elementi in maniera piuttosto originale e da cui non sai mai cosa puoi aspettarti. Altro che calati, questi più vanno avanti e più crescono e variano il proprio campo di influenze. Sento spesso commenti in cui vengono oltremodo decantati gli esordi della band, essenzialmente i primi due album. Ok, "Showbiz" e "Origin Of Symmetry" sono due disconi... ma se si fossero fermati lì avrebbero proposto sempre il solito rock grezzo e distorto con poche variazioni e non si sarebbero evoluti. Avreste preferito questo? Io personalmente no! Ammetto però anche che le idee presenti in questo disco si potevano anche approfondire e sviluppare meglio e forse si ha la sensazione che qualcosina manchi, anche se si tratta di piccoli tasselli. Ma spero che esso rappresenti soltanto la preparazione del terreno dei nuovi Muse, una band che vive nel futuro e può averlo tutto nelle proprie mani!

Elenco tracce e video

01   The Making of The 2nd Law (32:27)

02   Liquid State (03:02)

03   Explorers (05:46)

04   The 2nd Law: Isolated System (04:59)

05   Madness (04:39)

06   Survival (04:17)

07   Follow Me (03:50)

08   Prelude (00:57)

09   The 2nd Law: Unsustainable (03:48)

10   Panic Station (03:04)

11   Big Freeze (04:39)

12   Animals (04:22)

13   Bonus Feature (07:52)

14   Supremacy (04:55)

15   Save Me (05:08)

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Altre recensioni

Di  ThePresident

 «Le canzoni scritte da Matthew Bellamy riescono sempre a sorprendere senza mai essere scontate.»

 «Un disco non rivoluzionario, non ancora perfetto, ma sicuramente godibilissimo, con il quale i Muse semplicemente si divertono a fare i Muse.»


Di  Bert

 La cui funzione principale è ricordarti durante l'interrogazione di chimica quale sia la seconda legge della termodinamica.

 Ogni canzone rappresenta un'atmosfera diversa, più o meno riuscita.


Di  definitelyalex

 "Potenti e leggeri, magniloquenti e kitsch, coraggiosi e commerciali, amati e odiati. Sono i Muse."

 "The 2nd Law rappresenta una svolta nella loro carriera, vedremo se sarà LA svolta come è stato 'Kid A' per i Radiohead."


Di  Hellviz

 Questi nuovi Muse vogliono mantenersi originali al passo coi tempi, ma l'elettronica è vuota e non esplode.

 Volgarità a parte, di brani salvabili ce ne sono ben pochi.


Di  simo ghelli

 I Muse unici nel riuscire a sintetizzare semplicità e complicatezza in maniera intelligente.

 The Second Law è un album che deve mostrare idee chiare pur sapendo che nulla di nuovo si può fare.