Affrontare un disco dei My Dad Is Dead equivale sempre, in genere, a compiere un significativo viaggio nella propria psiche, specie per chi, come me (e so che non sono pochi), si fa talvolta scoprire meglio da un disco che da una persona in carne e ossa.
Quante volte ci sarà parso che un disco ci toccasse in qualche tasto dove non avrebbe dovuto arrivare, uno "stupro" nel senso più psicologico e meno violento del termine, un qualcosa che entra piano piano nella testa e ti fa pensare a tutto ciò che di sbagliato può esserci nella tua vita, e quanto sforzo richieda per tentare un'inutile rivoluzione/evoluzione/involuzione. Mark Edwards mi da sempre questa sensazione, come se dovesse da un momento all'altro arrendersi, soccombere e rassegnarsi, rinunciare a farmi capire quanto iniquo possa essere il mio atteggiamento verso il mondo.
Nessuna voglia di gridare, più che altro una voglia di provare a lottare per risollevarsi, senza dubbio il disco meno arreso che abbia finora ascoltato dei MDID. Già a partire da "In The Morning" le cose sono messe in chiaro, l'atmosfera è quella tipica di un disco dei MDID, splendido riff di quello che dovrebbe essere un chorus, alternato ai verse di pura poesia (da quello che si può interpretare dei testi, per la maggior parte assenti dal web), alla sua voce atona e monocorde. Superando il non brillante pezzo strumentale "When Elephants Fight the Grass Gets Trampled" si arriva a uno dei piccoli capolavori di questo album, "Anti-Socialist", puramente post-punk, risuona per alcuni versi come un pezzo dei Joy Division dei primi periodi, con la violenza punk non nascosta questa volta da alcun sotterfugio. Ancora qualche di pezzi strumentali, tra cui quella "Cut Out" che sembra risuonare di una wave d'epoca e una "It's Not What You Said" decisamente punk, arriva a mio avviso il secondo capolavoro del disco: "Hole In My Eyes". Perchè questa canzone è un piccolo capolavoro? Non so spiegarlo, tocca ascoltarla e scoprirla, con i suoi modi un po' alla "Something Must Break Out" dei Joy Division, le leggere dissonanze, la voce che indubbiamente ricorderà un tale di nome Paul Banks... ho altro da aggiungere altro? Forse che la sola "The Best Defense" arriva a metter pace nel disco, come d'altro canto la maggior parte delle "ultime canzoni" di Edwards porta un soffio di aria che risolleva da tutta quella foga, quella veemenza
Che dire in conclusione, non è un "Peace, Love and Murder", ne tantomeno un "The Taller You Are, The Shorter You Get", senza dubbio si ricaverà una nicchia tra i dischi da riascoltare, per gli appassionati e non, e probabilmente alcune di queste canzoni le riconoscerete subito quando vi riappariranno tra le casuali in playlist.
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