My Morning Jacket, come dire: “uno dei gruppi più sottovalutati degli ultimi anni”.

Sette album (più un grande live) in crescita costante, da quel “Tennessee Fire” del 1999, fino ad oggi. L’imperativo è vincere no? Il fine è solo l’utile e ogni mezzo possibile dicevano.

E invece no, capita anche di cambiare strada.

Loro ci sono abituati, vedi la ritmica che fa l’occhiolino al meglio degli anni ’80 di “Compound Fracture”, con quel Rhodes finale che “Get Lucky” me fa ‘na p... vabbé lasciamo perdere.

Trovamelo, ad oggi, un cantante con una tecnica tale, unita ad una forza espressiva paragonabile a quella di Jim James.

E’ facile capirlo bazzicando sul loro terreno di battaglia: chitarre acustiche arpeggiate e cori infiniti (ascolta “Like a River” e “Get the Point”).

Cori che diventano quasi ululati nel funk schizofrenico di “Spring (Among the Living)”.

La ricerca sonora ricorda quella del precedente “Circuital” (ATO Records, 2011), non a caso il produttore è lo stesso Tucker Martine. Ma la resa è completamente diversa, si può dire più definita, ma non un lavoro solamente high & dry ecco. Si sente tutta la grande “padronanza del mezzo” in questo disco, senza mai però pisciare fuori dal vaso.

Come pittori che ormai spingono i colori a creare qualcosa da loro stessi, all’interno della tela.

Ogni canzone sembra portarci in un universo differente, pur mantenendo una forte identità per tutti i quarantotto minuti.

Personalmente trovo la chiusura del cerchio in una canzone come “Tropics (Erase Traces)”, dove in oltre cinque minuti alternano vaneggi psichedelici ad imperiosi stacchi spacefly.

Chiude la tela la bellissima “Only Memories Remain”, batteria negra e voce di Jim James in primo piano, che ci porta indietro a quel pomeriggio in cui scoprimmo la sessualità.

In mezzo ad una quantità infinita di musica inutile per diritto di nascita, votata più al numero di visualizzazioni su YouTube che ad esprimere qualcosa, un gruppo che ancora impiega quattro anni per scrivere, elaborare e metabolizzare un disco.

Una sorta di nostalgia, di bollente energia dei ricordi di quello che c’era e che forse tornerà in futuro, dove i My Morning Jacket ci attendono.

Sembra che vi stia descrivendo l’album perfetto e invece.

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