È passato un anno da quando uscì quest'ultimo film di Nanni Moretti, ma io l'ho visto solo oggi, a casa da solo, su raiplay mentre il giorno lasciava il posto alla sera, un'ora prima rispetto a ieri col ritorno dell'ora solare (tra l'altro ho intravisto un titolo di giornale dove i medici sconsigliavano di continuare ad imporre l'ora legale perchè causerebbe danni alla salute, di più non saprei poiché non ho letto l'articolo in questione, (ma questa è un'altra storia) insomma l'ho iniziato che c'era ancora il sole che si rifletteva sulla laguna veneziana ed è terminato col buio autunnale.
Non voglio fare una recensione come le due belle che han fatto gli altri utenti nel 2023 incentrata sul regista e su quel che intendeva dimostrare, tutt'altro, dirò solo alcune brevi cose che mi son passate per la testa durante lo scorrere di quest'ora e mezza seduto in poltrona davanti allo schermo.
La prima è che son contento che il film dentro al film non finisca con l'impiccagione del vecchio comunista ben impersonato da Silvio Orlando, come sarebbe dovuto succedere seguendo il copione iniziale.
La seconda è che mi ha fatto molta tenerezza vedere un Nanni Moretti, oramai settantenne, in cui lascia intravedere le avvisaglie dell'anzianità imminente, date dal modo di parlare con cui stacca le parole lasciando delle pause un po' più lunghe tra l'una e l'altra e dal modo di muoversi nonostante il calcistico palleggiamento solitario nel cortile, ma con ancora la voglia di descrivere vite, situazioni e luoghi.
Poi m'è piaciuta la colonna sonora, dove si trova un bel pezzo di Franco Battiato, di Luigi Tenco, di Fabrizio De Andrè financo di Aretha Franklin (quello che lei cantava nel film dei Blues Brothers), e m'è piaciuta la critica velata verso Netflix quando fa ripetere diverse volte “...in 190 paesi del mondo!” a due suoi funzionari.
Ecco tutto qui, spero che Nanni continui a sfornare ancora altri film perchè per me è un grande regista italiano se non europeo, pure se non lo vedranno “in 190 paesi al mondo”, volevo scrivere solo queste mie poche impressioni senza parlare di destra, centro e sinistra, ok adesso abbasso il poggiagambe elettrico della poltrona e me ne vado a fare una salutare pisciatina ehm, “What the fuck!” come dicono due o tre volte nel film...
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Altre recensioni
Di JackBeauregard
Il discorso sulla visualizzazione della violenza, ripreso da Caro Diario, da sola potrebbe valere l'intero prezzo del biglietto.
Moretti preferisce riscrivere la storia e regalarci quel sogno che molti di noi avevamo anelato.
Di Marco84
"Così come l'attacco, divertentissimo, a Netflix che non vuole produrre il film di Moretti perché mancante del 'what a fuck'."
"La lunga sequenza in cui Moretti tenta di far capire ad un giovane regista che ciò che sta girando… non è cinema e che dovrebbe prendere esempio da Kieslowski è da applausi a scena aperta."