Che cosa avrebbero potuto mai fare i membri degli "Hatfield and the north", fautori del più genuino "Canterbury sound", dopo aver sfiorato, nel 1975, il successo commerciale col loro secondo album "The Rotter's Club"? Insistere, comporre nuove canzoni e ritentare la fortuna? No cari amici, troppo facile… Preferirono sciogliere un ensemble di relativo successo e buttarsi in un progetto dalle scarsissime potenzialità commerciali: i "National health"… Oh, non scordiamoci che parliamo di una "banda di brocchi"…

I "National Health" sono un idea venuta a Dave Stewart, Phil Miller (tastiere e chitarra degli "Hatfield… ") e Alan Gowen (tastiere dei "Gilgamesh"). La loro ambizione era quella di creare una grande orchestra che suonasse musiche contorte nella ritmica e nell'armonia, e smitizzasse al contempo il trito stereotipo della 4 piece rock band. Dovettero ben presto scendere a più miti consigli… Almeno per ciò che riguarda l'organico. Riuscirono però nel tentativo di assumere Bill Bruford alla batteria. Poi si unì il bassista Neil Murray e immantinente si aggiunse la vocalist bambina Amanda Pearsons.

Con questa formazione furono molti i concerti che i National health suonarono soprattutto in Olanda e in Francia. In quei concerti venivano eseguite strane composizioni dai titoli altrettanto strani: "Agrippa", "Paracelsus", "Zabaglione", nessuno dei quali troverà spazio nel primo omonimo album, pubblicato nel 1977. Per altro nel primo album non troverà posto nemmeno Bill Bruford, presto sostituito da uno dei molti "uomini ovunque" della scena di Canterbury: il compianto Pyp Pile, anch'egli ex "Hatfield and the north". Tale primo album alle mie orecchie suona un po' troppo bucolico, molto meglio il secondo: "Of queues and cures".

"Of queues and cures" esce nel 1978 grazie al coraggio di Joop Vissen della minuscola Charly records, il quale, come racconta Dave Stewart nelle note di copertina, fù l'unico discografico che di fronte alle composizioni dei "National… ", invece di addormentarsi o scappare dalla stanza per fare un urgentissima telefonata intercontinentale, ebbe la pazienza di ascoltare con attenzione… Su questo secondo album si registrano nuovi cambi di formazione. Se ne andarono Alan Gowen e Amanda Pearsons, mentre Neil Murray, unitosi agli "Whitesnakes" (SBLEAH), fu sostituito dal bravo John Greaves dagli "Henry cow" (YEAH).

La differenza si nota, eccome se si nota. Intanto la band guadagnò in stabilità, inoltre l'arrivo di John Greaves causò un avvicinamento a toni avanguardistici e aggressivi, tali da fare quasi annoverare i "National Health" nel movimento "Rock in opposition". Le composizioni risultano più compatte, sincere e dirette. Certo ci sono ancora le lunghe digressioni, gli assoli, i tempi dispari tipici dei gruppi di Canterbury, ma il tutto è inserito in strutture delle quali non è per nulla difficile capire la logica e godere la freschezza.

Il disco si apre con "Briden 2-step (for amphibians)" che poi, dopo essere stato adeguatamente variato e mascherato, chiude pure la registrazione. I reef sono la cosa più bella a mio avviso di questo disco. Hanno un tono dinamico e una forza emotiva che ti mette addosso una buona lena, mentre le innumerevoli variazioni su di essi apportate dimostrano che nulla è lasciato all'improvvisazione. Il reef di "Dream wide awake", è addirittura scaltro, così come il finale di "Squarer for Maud". Quest'ultimo poi è preceduto da un intermezzo in cui Peter Blegvad degli Slapp Happy ci introduce al bel concetto di "Numinosity" (chi vuole approfondire può clickare qui). A proposito di "Binoculars", segnalo prima di tutto un bellissimo assolo di flauto di Jim Hastings e poi che "Binoculars" è l'unico brano cantato del disco. A cantarlo pensa John Greaves, il testo è di Pyp Pile. I testi di Pyp Pile sono sempre pieni di saggezza. Vi offro un po' di Pile pensiero preso da "Phlakaton" traccia numero sette di "Of queues… ".

Phiak, phlakka phlakka phlakaton Cash / Ker-chaffa, ker-chaffa, oum ka ka oum-er ka kaf dof / Flibbet, flibbet, flibbet, flibbet / Raka taka raka taka BISH.

Ma sono belli o no i testi di Pile? Per finire, notevole è anche "Collapso" cui le steel drums assicurano un introduzione africana che lascia spazio a un reef occidentale che a sua volta supporta gli arabeschi dell'organo di Stewart e della chitarra di Miller.

I National Health durarono poco. Subito dopo "Of queues and Cures" i musicisti trovarono ognuno strade diverse da percorrere. Si riuniranno brevemente nel 1982 per registrare un album tributo ad Alan Gowen, morto da poco di leucemia. Chi però li volesse vedere ancora insieme e nel pieno della forma, può clickare qui. Li vedrà nella famosa trasmissione "The old grey whistle test" impegnati nell'esecuzione di "Collapso". Buona visione…

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