Sol Faur è il luogo dove il moto perpetuo degli astri si ferma per essere colto nella sua sfolgorante bellezza, ed una volta decostruito in frammenti infinitesimali viene ricostituito nella suadente e acre struttura di ipnotici e sognanti pattern chitarristici; c'è poi Negru, ovvero il potere di spezzare il tempo attraverso cui si insinuano le sentenze di Hpogrammos Disciple's, visionario riesumatore di antichi testi sacri romeni.
I Negura Bunget sono un trio di menti superiori provenienti dalla lontana Romania, luogo celebrato in ogni tempo da stranieri di vario tipo più che dai bardi locali; novelle, romanzi, opere poetiche e canzoni hanno in oltre mille anni di storia celebrato in modo raffinato e tenebroso questa terra misteriosa e lugubre, la Transilvania, producendo opere tanto celebri ed immortali quanto lontane dallo spirito profondo di questi luoghi; basta citare le liriche di Dead in "Freezin Moon" (senza bisogno di scomodare Stoker) per notare la differenza tra la Transilvania stereotipata e nebbiosa della letteratura metallica e quella viva e ferale dei Negura Bunget.
"La Nera Nebbia che fuoriesce dalla profonda foresta" (Negura Bunget) è quella linea impalpabile che divide la vera comprensione di queste terre dalle narrazioni favolistiche degli stranieri; fuori di questa cortina invisibile si trova la Transilvania cupa di Dracula, vampiro assetato di sangue, simbolo e sunto delle angosce dell'uomo contemporaneo. Al suo interno invece si schiude un mondo ricci di figure poliedriche, di immagini limpide che nascondono però una natura selvaggia e ferina: qui non si coglie mai un fiore voltando completamente le spalle alla foresta.
Affascinanti figure di pastori segnati dal tempo si aggirano tra le foreste, pascolando il gregge in attesa che giunga la sera per tornare a casa; in primavera si attardano a contemplare il sorgere della natura, in estate si fermano all'ombra per ripararsi dalla calura all'ombra di alti abeti che puntano dritti al cielo, luogo dove più di una volta i pensieri dei montanari sono diretti. Talvolta spunta un interlocutore, un giovane bramoso di ricevere i preziosi insegnamenti che la saggezza popolare può impartire per sopravvivere in quel mondo, mentre altre volte è solamente la natura a cogliere l'attenzione, in un quadro bucolico tanto pregevole quanto conscio degli orrori che anche la natura riserva all'uomo.
Su questa tematica "para-bucolica" se ne innesta una seconda decisamente più accattivante, che porta le immagini dal piano fisico a quello concettuale, contraddicendole, confutandole e ribaltandole per dare loro nuovo significato, più intimo e profondo. I pastori diventano quasi dei santoni, figure detentrici di una conoscenza superiore, quella legata al patrimonio dei riti (azioni) e dei miti (narrazioni), in un gioco tra detto e fatto che trova una bellezza speculare nel rapporto tra musica (rito) e voce (mito).
Nel quarto brano di questo concept dedicato alle stagioni, brano riservato all'inverno si percepisce la pesantezza della neve che copre non solo gli alberi ma anche la gli interlocutori, il giovane ed il pastore; situazione simbolica che lascia presagire una soluzione soprannaturale, l'unica possibile: un lupo in lontananza alza lentamente il suo collo, si muove e compiendo un balzo ritorna alla sua costellazione d'origine, traversando il cielo. L'epifania risolve ogni cosa, trascendendo il fisico e donandogli nuova linfa.
Questa complessità a livello lirico trova un'adeguata quanto problematica soluzione a livello musicale; i Negura Bunget sono probabilmente l'entità più difficile ed imperscrutabile del black metal, perché alla complessità di gruppi come Arcturus e Limbonic Art non aggiunge chiare scappatoie ludico-teatrali che possano sciogliere la tensione dell'attimo. Il gruppo suona un black metal di matrice sinfonica, in parte debitore di gruppi dell'Est Europeo, come i Nokturnal Mortum, arricchito con intermezzi Ambient, momenti Folk: in 9 casi su 10 questo amalgama darebbe vita ad un pasticcio difficilmente digeribile.
Una personalità fuori dal comune, una produzione impeccabile ed una tecnica impressionante salvano il gruppo dalla mera auto-celebrazione, facendo di questo disco un capolavoro non solo del black metal, non solo del metal, ma di tutta la musica.
Sugli scudi il batterista/percussionista Negru, di gran lunga il migliore nel suo ruolo all'interno di una scena che non lascia certo spazio ai tecnicismi; ma è l'attitudine d'avanguardia del gruppo a dover essere celebrata: tra i solchi del disco si sente l'odore del Mar Nero, crocevia di culture (Romena, Russa, Turca) che a turno emergono e si fondono in un'unica realtà; ma anche l'orrore che suscita il sacro, attraverso i vorticosi riff, l'ugola ferina del cantante, i ritmi tribali dei tamburi...
Immenso...
Elenco e tracce
Carico i commenti... con calma
Altre recensioni
Di MORPHEO 33
I Negura Bunget sono riusciti a regalarci un capolavoro lontano anni luce da tutto ciò che li circonda.
'Om' è un viaggio unico, splendido, e originale, a tratti geniale.