Nella sterminata carriera del cantautore/rocker canadese gli album che più preferisco sono quelli registrati in compagnia dei Crazy Horse come gruppo di supporto. Sicuramente "Everybody Knows This Is Nowhere" non è ancora al livello di un "After The Gold Rush" ma rappresenta un ottimo disco di transizione verso una forma di rock che possa amalgamare le morbidezze acustiche e le sfuriate elettriche a cui ci ha sempre abituato il nostro. Sicuramente un disco da un impronta più elettrica e marcatamente rock rispetto ad altri lavori.

Si parte infatti con un ottimo brano che sfiora l'hard rock, ossia "Cinnamon Girl" col suo ritmo quadrato e il riff che rimane impresso. La voce di Neil, unica nel suo genere, fragile ma potente si staglia su chitarre graffianti senza però risultarne aliena ma amalgamandosi molto bene e sostenuta da ottimi backing vocals. Si prosegue con "Everybody Knows This Is Nowhere", una canzone dai toni più leggeri e spensierati sempre sostenuta da una parte strumentale elettrica ma stavolta sicuramente meno "hard" con un buon assolo di chitarra elettrica. La melodia vocale rimane subito impressa soprattutto nel ritornello dal grande impatto. Si segnalano le ottime backing vocals. Una canzone semplice, corta, ma efficacissima.

Con "Round and Round" si passa invece a una canzone accompagnata da sole chitarre acustiche e voce, dalla melodia sognante ma forse un po' ripetitiva. Ottima comunque la seconda voce d'accompagnamento eseguita da Robin Lane che in questo caso aiuta a dare qualcosa in più alla linea vocale di Young. La seguente "Down By The River" è a mio avviso la canzone migliore dell'intero album. Si torna alle distorsioni sentite a inizio album e la canzone dopo una strofa e un imponente ritornello si snoda per piu di nove minuti in un lungo ma mai stancante assolo di chitarra elettrica che non tocca mai il virtuosismo ma proprio per questo è efficace e funzionale alla canzone. "The Losing End" è invece una canzone sui i soliti ottimi binari country-rock con la solita melodia vocale che rimane in testa e una più che buona parte strumentale. La seguente "Running Dry (Requiem For The Rockets)" è una canzone dalla struggente bellezza. In sé già molto buona per la voce di Young molto drammatica è impreziosita dall'accompagnamento al violino suonato da Bobby Notkoff che dà proprio quel tocco da requiem come suggerisce il sottotilo della canzone.

A concludere in maniera più che ineccepibile "Cowgirl In The Sand", dalla durata anche superiore, che segue lo schema da jam session quasi blues-rock di "Down By The River" con suoni che se vogliamo sono anche più pesanti della precedente.

In definitiva forse non un capolavoro ai livelli di "Hearvest" o "After the Gold Rush" o "Rust Never Sleeps" ma è pur sempre uno dei primi dischi dell'intera carriera del canadese e non può quindi che essere ottimo soprattutto per l'ottima vena rock presente in alcune sue tracce.

Carico i commenti... con calma