Ormai il vecchio Neil d'abitudine sforna un album tecnicamente perfetto ogni 4-6 anni... Con questo "Prairie Wind" (vento della prateria) la missione è ricucire un ipotetico rapporto con "Harvest" ed il sequel "Harvest Moon"... in queste poche righe mi chiedo se, come molti sostengono, questo album segni la chiusura della trilogia, o piuttosto rappresenti un mattone per una tetra-pentalogia.
Lasciato il registro squisitamente country di "Silver&Gold", Neil nel suo anno più sventurato, cerca comunque pace e conforto nel retroscena bucolico. "Prairie Wind" raccoglie dieci pezzi che non presentano molte novità e proprio per questo sono di altissimo livello. Young, infatti, appartiene a quell'elite di autori che ha la licenza all'autocitazione raffinata, così mi piace definire coloro che, avendo prodotto uno stile, detenendo la paternità di un idea, avendo raggiunto un livello ineguagliabile, possono fare riferimento costante nel tempo a quell'idea rielaborandola e riproponendola con il gusto successivo. La differenza in questi casi la fanno proprio il gusto e l'eleganza con cui questi autori si chiamano in causa; nel caso di Neil Young la citazione di sé è costantemente elegante, lasciata alle sfumature tanto nei testi quanto nei suoni.
Osserviamo meglio la trilogia proprio partendo dal capostipite:
"Harvest" è una pietra miliare, ha un fascino dettato dal tempo. Il suono quasi al vinile, la registrazione imperfetta, analogica, i pesanti arrangiamenti di Jack Nietschze, lo rendono inegualiabile... Uno dei dieci album migliori della storia del Rock secondo alcuni. Non si può certo ridurre il fascino dell'opera alla sola età, 30 anni sono necessari ma non sufficienti a rendere il senso della distanza e quindi del fascino, molto va riconosciuto alla cripticità che caratterizzava i testi di "Harvest", erano chiusi, enigmatici e contribuivano nella costruzione di immagini vaghe e accattivanti che hanno fatto la fortuna di quell'opera. Nei suoi album bucolici Neil ha adoperato testi via via più distesi, volendo più semplici ed adeguati agli scenari dei quali essi narrano, perdendo parzialmente quel contrasto e quel cupo fascino, che permisero a quel disco di ammagliarci.
In definitiva ricucendo queste brevi annotazioni si hanno un metro ed una misura per definire meglio questo nuovo "Prairie Wind", che è ancora troppo vicino per esprimere fascino nonostante raccolga la semplice complessità, il talento e la libera ispirazione che negli anni sono divenute effigie del nostro.
Parlando della seconda parte della trilogia, il bel "Harvest Moon", le differenze con "Prairie Wind" si trovano tutte nell’ambientazione, vengono lasciati i suoni notturni e patinati (forse troppo..), i riflessi lunari, i grilli e le lucciole, per correre nella prateria spazzata dal vento, reincontrando le tinte e i toni western à la "Harvest" (come in "No Wonder", "Prairie Wind", "Far from Home"), sentendo dopo molti anni cori maschili e femminili insieme ornati dalla Steel guitar di "Ben Keith" (troppa?).
Il disco si apre con "The Painter" (La pittrice) canzone venata di Soul (il Soul sfuma anche altri pezzi del disco fino a divenire Gospel nella conclusiva "When God Made Me") canzone che associa la musica ad una forma d’arte diversa come la pittura nella quale Young sembra trasporre la sua vita e la sua opera in quella della pittrice narrata… l’una ferma le sensazioni in colori, l’altro le emozioni nelle proprie note; quasi in modo autobiografico, la pittrice che Neil descrive “lavora per due, con passione, cade e si rialza ancora, seguendo la propria ispirazione..”. Questa melodia, ed assieme le parole, "green to green…yellow to yellow in the light, black to black when the evenings come, blue to blue through the night..." ci accompagnano al crepuscolo, romanticamente cariche di pathos e allo stesso tempo leggere nel conforto idilliaco.
Seconda traccia è "No Wonder", dove il vento della prateria riporta alla mente di Young i giorni dell’11 settembre, riflessione lasciata a metà nel disco "Are You Passionate?". A proposito di citazioni colte, in questa canzone gli ascoltatori più scaltri avranno rintracciato moltissimi rimandi younghiani ai lavori precedenti. La citazione malandrina contenuta in "This Old Guitar" invece riecheggia nemmeno troppo velatamente il riff proprio di "Harvest Moon".
Il disco contiene poi alcune ballate dolci ed intime e alcuni omaggi al ricordo tra i quali "He Was The King" (a Elvis) e la già citata "This Old Guitar" (ad Hank Williams). E’ proprio questo il leit motiv del disco, il filo rosso che ricuce ogni orma sulla carreccia: ogni traccia sembra il tentativo di fermare qualche cosa della vita, le fuggevoli emozioni o i sentimenti.
Ogni disco di Neil Young è in qualche modo imperniato attorno ad una idea dominante; nella vasta geografia Younghiana solo "Greendale" è un vero concept-album, ma innegabilmente, producendosi in una interpretazione estensiva, sono tali anche "Tonight Is The Night", dove ogni pezzo ruota attorno al tema della sofferenza, "Zuma" e "Broken Arrow", che raccontano la cultura e le atmosfere degli indiani d’america, "Old Ways", dipinto di una campagna che imita se stessa e per finire "Sleep with Angels", che tratteggia il tema delle mancanze e dell’amore.
Personalmente ritengo che anche "Prairie Wind" sia un album legato profondamente al concetto più volte trattegiato della caducità dei sentimenti e delle cose della vita. Emblematiche sono le parole “it’s a dream only a dream and it’s fadin’ now, fadin’ away” che Young rivolge agli effimeri paesaggi della sua infanzia, quasi che gli scenari per solito lenti nel loro mutare, oggi non rendano più quel dolce senso di catartica staticità che ha sempre ammaliato i poeti e offerto conforto agli animi più sensibili.
Elenco tracce testi e video
01 The Painter (04:36)
The painter stood before her work
She looked around everywhere
She saw the pictures and she painted them
She picked the colors from the air
Green to green, red to red
Yellow to yellow in the light
Black to black when the evening comes
Blue to blue in the night
It's a long road behind me
It's a long road ahead
If you follow every dream you might get lost
If you follow every dream you might get lost
She towed the line, she held her end up
She did the work of two men
But in the end
She fell down before she got up again
I keep my friends eternally
We leave our tracks in the sound
Some of them are with me now
Some of them can't be found
It's a long road behind me
And I miss you now
If you follow every dream you might get lost
If you follow every dream you might get lost
Green to green, red to red
Yellow to yellow in the light
Black to black when the evening comes
Blue to blue through the night
02 No Wonder (05:45)
See the bluebird fly easy as a dream
Dipping and bobbing in the sun
Could she be the one I saw so long ago
Could she be the one to take me home
This pasture is green
I'm walking in the sun
It's turning brown
I'm standing in the rain
My overcoat is worn
The pockets are all torn
I'm moving away from the pain
Tick-tock
The clock on the wall
No wonder we're losing time
Ring, ring
The old church bell
The bride and her love
Seeking guidance from above
Amber waves of grain bow in the prairie wind
I'm hearing Willie singing on the radio again
That song from 9/11 keeps ringing in my head
I'll always remember something Chris Rock said
Don't send no more candles
No matter what you do
Then Willie stopped singing
And the prairie wind blew
The green kept rolling on
For miles and miles
Fields of fuel rolling on for miles
Tick-tock
The clock on the wall
No wonder we're losing time
Toll, toll
The fallen soldier bell
The old church on the hill
Still standing when so many fell
Back when I was young, the birds blocked out the sun
Before the great migration south
We only shot a few
They last the winter through
Mother cooked them good and served them up
Somewhere a senator sits in a leather chair
Behind a big wooden desk
The caribou we killed mean nothing to him
He took his money just like all the rest
Tick-tock
The clock on the wall
No wonder we're losing time
Ring, ring
Ring the wedding bells
The bride takes the ring
And the happy people sing
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Altre recensioni
Di AR (Anonima Recensori)
Neil Young il canadese è tornato!
Dopo i fasti degli anni ’70, Young sembra tornato sulle sue radici, alternando dischi elettrici a dischi acustici.
Di MAR1973
Prairie Wind è un disco caldo, cullante, da sentire e risentire.
Un Neil Young tornato a livelli altissimi, ancora una volta dopo che è stato segnato dal dolore.