Ci ho provato a farmi coinvolgere emotivamente da quest'album; per ben due volte si è rivelato un tentativo fallimentare. Pensavo che soltanto gli Xandria fossero capaci di simili oscenità ma, a quanto pare, mi sbagliavo.
Una ridicola e malriuscita imitazione dei primi due album degli After Forever. Ecco riassunto in poche parole il contenuto di questo "Mana", esordio d'annata 2005 per i Nemesea, l'ennesima band olandese dedita al gothic metal atmosferico e vagamente progressivo tanto in voga negli ultimi anni. Se ai più curiosi poche righe non bastassero, poco ci vuole a disporre sul tavolo gli elementi base della ricetta qui proposta: tastiere sinfoniche onnipresenti ma mai protagoniste di passaggi memorabili, ossidate su suoni talmente amatoriali da risultare addirittura fastidiosi, ritmiche al limite del ridicolo e voce celestiale ed operistica femminile a inscenare un fantomatico (in questo caso) rapporto tra il mondo del metallo gotico e la musica classica.
Per carità, non ho nulla da ridire sulle capacità di Manda Ophuis, autrice di vocalizzi strabilianti ed unico vero elemento di valore all'interno della band. Mi domando tuttavia per quale motivo una ragazza talmente dotata si ostini tanto a voler imitare Floor Jansen e, nei passaggi più pacati, Anneke Van Giersbergen. Così facendo anche la sua prova non può che sfigurare, perché le voci delle colleghe sono uniche e, soprattutto, inimitabili: qualsiasi tentativo d'emulazione risulta alle mie orecchie pacchiano e ridicolo. C'è da dire inoltre che, nonostante le doti, Manda non è né capace di cambiare stile in maniera repentina come Floor, né dotata di un timbro particolarmente caldo ed avvolgente come Anneke. Il suo raggio d'azione è inoltre spesso limitato alle sole note alte, alle quali rimane ancorata per quasi tutta la durata dell'album.
A mio parere, l'unico episodio sufficiente è "From beneath you it devours". Per il resto, forse anche a causa di una produzione scarsissima, anche le poche canzoni che sembrano avere la possibilità di creare un minimo d'enfasi, come la ritmata ed epica "Threefold law" e l'apprezzabile semi-ballad "Angel in the dark", non riescono ad emergere da questo calderone d'impietosa e barbarica povertà musicale. Bruttissimi i tentativi di scrivere canzoni a cavallo tra il prog, il power e il gothic metal ispirate al genio degli After Forever ("Empress", "The taker"), strumentali ("Moriendum tibi est"), oppure pop ("Cry"). Se il tocco magico è dato poi dai testi scritti in un inglese banalissimo contornati da alcuni versi in latino completamente sgrammaticati che mirano forse a donare un'aura maggiormente mistica ed esoterica al tutto, dai cori pseudo-operistici che ogni tanto inframmezzano la prestazione del six-piece e da inserti di elettronica piantati a caso qua e là, allora non possiamo che parlare di un disastro totale.
Non credo avrò mai più il coraggio di riascoltare quest'album. Pensare inoltre che qualcuno possa anche solo minimamente interessarsi ad un disco come questo o addirittura apprezzarlo, quando da tempo sul mercato circolano non solo capolavori del calibro di "Decipher" ed "Invisible circles", ma anche conferme dello stesso stile ben eseguite e sicuramente molto più piacevoli all'udito, è a dir poco grottesco e sgradevole.
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