Czeslaw Juliusz Wydrzycki, in arte Niemen. Signori e Signore, questo è un Signor cantante. Un artista che ha lasciato il segno soprattutto nella sua terra, la Polonia, ma non solo. Un cantante che nel 1967 scandalizzò la sua nazione per il suo atteggiamento & abbigliamento da "Hippie" insieme alla sua canzone più famosa "Dziwny Jest Ten Swiat" ("Strano questo mondo") , che suscitò molte polemiche per lo stile ribelle e di protesta del testo ma che gli permise di vincere addirittura un disco d'oro. Un artista eclettico, che è passato dal beat al rock-blues per poi passare al prog e poi alla musica elettronica. Da segnalare la sua presenza al Cantagiro del 1969.
Dopo questa minima "presentazione" passo al disco a cui ho deciso di dedicare queste righe. "Ode To Venus" (1973) è il secondo disco che Czeslaw pubblica in lingua inglese, ed è anche il secondo in cui si avventura nel prog, dopo "Strange is This World", che come si capisce dal titolo è una nuova versione della sua canzone più rappresentativa. Anche l'album di cui vi parlo presenta delle canzoni precedentemente cantate in polacco e poi riarrangiate e tradotte in inglese.
Niemen viene accompagnato da una band eccellente: il lavoro dei musicisti è di tutto rispetto. Il sound è a tratti aggressivo e a volte veramente potente, acido, virtuoso e impazzito come negli inizi di "What Have I Done" e "What a Beautiful Woman You Are". Ma ovviamente la parte del leone la fa Niemen. La sua voce emoziona, il suo cantato è sofferente, le sue urla sembrano strozzate. Questa voce malata ci culla attraverso sentieri scuri partendo da "Ode To Venus", che ha nella parte centrale un cantato-recitato con un organo in sottofondo che dà un senso di inquietudine, passa poi per l'emozionante "Puppets", che ci regala anche dei raggi di luce; ci porta poi nella folle "From the First Major Discoveries" che a un certo punto prende una piega puramente hard-rock per poi mutare e cambiare "umore": a me piace molto la parte finale dove Niemen canta per un 30 secondi circa accompagnato solo dalla batteria e dalle percussioni e poi parte l'assolo di chitarra accompagnato dalle grida di Czeslaw Juliusz. E' sempre lui il protagonista anche nelle canzoni seguenti per il pathos e la carica che esprime e che trasmette con il suo canto: degna di una menzione particolare è "A Pilgrim": percussioni e cantato mediorientale che fanno viaggiare attraverso deserti e lande sconosciute e misteriose, mentre l'ultima "Rock For Mack" è un rock'roll-strumentale che non ha niente a che fare con il resto dell'opera.
Niemen se n'è andato nel 2004 all'età di 65 anni, e ci ha lasciato alcune gemme come questo disco e "Strange is This World" che sono cantati in inglese, personalmente non mi sono avventurato ad ascoltare le sue opere in polacco, ma non si sa mai...
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