Dark Passion Play: quale miglior titolo per un'opera nata nel peggior periodo dei Nightwish, ovvero quello seguito al divorzio da Tarja in cui la pressione di una fama mai voluta, l'oppressione del music business e l'incertezza per il futuro hanno inesorabilmente schiacciato Tuomas Holopainen e la sua creatura verso il lavoro più oscuro mai composto dalla band finlandese?

Perchè Dark Passion Play è innanzitutto un disco rappresentativo del periodo in cui è nato, un periodo che Tuomas ha voluto simboleggiare addirittura tramite la similitudine con la Passione di Cristo (Passion Play).

Fin dal primo ascolto, però, saltano subito all'orecchio due cose: in primo luogo che i mezzi a disposizione di Holopainen e Co., questa volta, sono stati davvero da Guinness dei Primati, con una intera orchesta e studi di Abbey Road post Beatles annessi. In secondo luogo, che nulla è come prima, e che dietro al microfono il marchio di fabbrica, la voce lirica della Turunen, che con la sua inarrivata bellezza ha quasi da sola contribuito al successo e all'immensa fama della band, è stata sostituita da una anonima quanto poco adatta ad alcuni ruoli Anette Olzon. La ragazza è infatti una eccellente vocalist, ma la sua performance abbassa decisamente il livello di alcune canzoni, tanto da far sorgere un malsano quanto spiacevole senso di nostalgia dopo un prolungato ascolto.

Il disco infatti ha quasi una doppia faccia: piacevolissimo subito, si mostra fragile dopo prolungati ascolti, a differenza dei predecessori, sempreverdi a distanza di tanti anni.
D'altra parte però, si nota spiccatamente l'influenza di una linea seguita anche dai "colleghi" Within Temptation, cioè quella di un metal quanto mai orecchiabile e di più facile consumo rispetto al passato, e un taglio deciso con tutto ciò che è stato "prima".

I punti di forza però, quelli che distinguono i Nightwish da qualsiasi altra band o scialba imitazione symphonic metal, ci sono tutti: le melodie tipiche della band, la commissione tra classico ed heavy e i testi sognanti di Tuomas sono presenti in forma strepitosa: il disco inizia in forma maestosa con la mozzafiato The Poet and the Pendulum, un viaggio lungo un quarto d'ora nei sentimenti più tristi di Tuomas, raccontati magistralmente da growl e orchestra. Una vera e propria chicca, che ha però il difetto di stancare presto. Si passa poi alla devastante Bye Bye Beautiful, palesemente dedicata a Tarja, una canzone orecchiabile, pesante e divertente che ha tutto al proprio posto e che si fa piacere. Alla terza traccia abbiamo il secondo singolo: Amaranth, un sognante inno rock che evoca nordici paesaggi incontaminati e fa ancora leva sul suo ritornello che entra subito in testa. L'inizio, quindi, è davvero sulla linea della musica più commerciale mischiata agli elementi tipici del metal, ma dalla quarta traccia in poi spunta fuori il disco vero e proprio: Cadence of Her Last Breath e Master Passion Greed sono infatti canzoni molto heavy, più di quanto la band ha fatto finora, in cui però la performance di Anette (presente solo nella quarta traccia), fino a quel momento ottima e assolutamente appagante, mostra i propri limiti. La pesantissima quinta traccia è infatti affidata a Marco, una canzone power metal davvero notevole.

Alla sesta traccia troviamo Eva, il biglietto da visita della nostra Anette: nell'insieme del disco completo essa fa davvero un'ottima figura, e anche la musica non è da meno. Se come singolo risulta noiosa, qui è più che accettabile.
Sahara, Whoever Brings the Night e For the Heart I Once Had passano invece dalle chitarre più arrembanti alla melodia pop rock, e sono accomunate dalla voce di Anette: per esse valgono le stesse considerazioni: ottime canzoni, ma rese un po' troppo anonime dalla vocalist e alla lunga potrebbero stancare.

Assolutamente straordinaria la decima traccia: The Islander, una song acustica by Marco Hietala che ha in comune con Amaranth la componente bucolica. Una vera e propria perla.
L'undicesima traccia (Last of the Wilds) è uno strumentale assolutamente gradevole e ben riuscito, che esalta le doti dell'orchestra e dei musicisti impiegati.

Si conclude con Seven Days to the Wolves, song assolutamente inutile e poco ispirata, in cui Anette dà il peggio di sé, fa da preludio alla seconda perla dell'album: Meadows of Heaven: song dolce e melodica, è un mix delle atmosfere più sognanti della band, assieme alla voce più in forma di Anette e cori e orchestra quanto mai ispirati. Peccato solo che sia finita in fondo all'album.

Le tracce bonus, incluse nei singoli e nelle versioni deluxe dell'album, comprendono due piccoli capolavori di cui ci si chiede perchè non siano finiti nell'album ordinario: While Your Lips Are Still Red, un inno in cui amore e natura si uniscono nella voce cupa di Marco, e la perla nascosta The Escapist, un vero e proprio must by Annette e un manifesto dell'attuale musica della band, una melodia che rapisce e porta in alto come i precedenti singoli scalaclassifiche della band hanno fatto a loro tempo.

In conclusione quindi: Dark Passion Play è un disco troppo figlio del proprio tempo, in cui la maestosa produzione è in contraddizione col poco controllo dei fondamentali, con il risultato che il disco è quasi un capolavoro incompleto. La mancanza di un filo conduttore rende dispersivo l'ascolto, le prestazioni altalenanti di Anette danno a volte rabbia ed irritazione, ma se ascoltato col giusto piglio e con i giusti presupposti, esso è il nuovo grande eccellente lavoro dei Nightwish, assolutamente imperdibile se non si hanno pregiudizi e non si guarda al passato con nostalgia. I re del symphonic metal rimangono ancora loro. Con più attenzione sarebbe stato da cinque.

Elenco tracce e testi

01   Erämaan viimeinen (feat. Jonsu) (05:11)

02   Escapist (04:59)

Who's there knocking at my window?
The Owl and the Dead Boy
This night whispers my name
All the dying children

Virgin snow beneath my feet
Painting the world in white
I tread the way and lose myself into a tale

Come hell or high water
My search will go on
Clayborn Voyage without an end

A nightingale in a golden cage
That's me locked inside reality's maze
Come someone make my heavy heart light
Come undone bring me back to life
It all starts with a lullaby

Journey homeward bound
A sound of a dolphin calling
Tearing off the mask of man
The Tower my sole guide
This is who I am
Escapist, paradise seeker
Farewell now time to fly
Out of sight, out of time, away from all lies

A nightingale in a golden cage
That's me locked inside reality's maze
Come someone make my heavy heart light
Come undone bring me back to life
It all starts with a lullaby

03   Meadows of Heaven (orchestral version) (07:13)

04   The Poet and the Pendulum (demo version) (13:45)

05   Bye Bye Beautiful (DJ Orkidea remix) (12:07)

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Altre recensioni

Di  emanuele

 Questo nuovo "Dark Passion Play" è il classicissimo disco che non porta da nessuna parte, pienissimo di motivi già sentiti, scontati, riciclati fino alla nausea.

 "The Islander" è una cosa fantastica, sicuramente il miglior pezzo dell'album e uno dei migliori dei Nightwish.


Di  Just_emi94

 Perché questo obrobrio targato Nightwish sicuramente non è un album.

 Che merda. Grazie Nightwish per averci donato un album colmo di cacca di jak.


Di  Werewolf

 "Mai farsi odiare dai Nightwish."

 "Dark Passion Play è un album riflessivo, di alto livello compositivo, che richiede impegno a più livelli."


Di  Amarantha

 Se con quest’album Holopainen voleva dimostrare che i Nightwish senza Tarja non perdono niente, c’è riuscito benissimo.

 Il singolo 'Eva' è dolce e malinconico, un lampo di luce nel Dark Passion Play che racconta storie di speranza e infanzia.