Un taglio sull'anima  

Era dieci anni fa, il sudore e lo sguardo verso Frédéric accanto l'amplificatore poteva perdersi in un'istantanea fugace e riverberata; una di quelle immagini che fissavo nella testa su cornici della memoria. Il buio m'abbracciava, talvolta, un amico di poche parole e gesti confusi tra animali domestici. Soffocare, in modo naturale e semplice, quelle mani che sentivo rugose e balorde sulla gola stringere, stringere e ancora stringere fin quando il mio dolore non fosse stato protagonista di un tragico momento. Maledetta sincope, hai cercato di calpestare i miei sogni maudit di Morrison, Stooges, Lou Reed e Sonic Youth a Besancon nel 1989 e questa voce abbandonata tra isterismi e slanci politici: dieci anni fa, l'operazione alle corde vocali e il buio che non vuole andarsene. Giorni complicati e severi; l'urgenza, il bisogno fortissimo e morale d'esprimere rabbia malcelata,  inquietudine e ideali annientati da noia e frustrazione. Il 'nero desiderio' reciso per un periodo interminabile e autoritario. Ma non bastano le pesanti catene di problemi fisici a rendermi schiavo passivo e apatico, a far prevalere l'ansia e paura di una sconfitta. Non basta la vita spesso puttana e bugiarda a cancellare la sagoma di Denis sul palco dietro i tamburi e l'incedere di 'Here it comes slowly'. O le asprezze, e distorsioni complici del mio amico Serge durante 'Ici Paris'. Cerco un 'Oublie' che possa allontanarmi da strani pensieri e dall'oscurità in un angolo, un'alternativa a questo treno di cui non voglio sapere la destinazione. Qui a Parigi, dove puoi incontrare Marianne la ribelle, l'aria prende in prestito dall'amore e dalla vita; e quello che hai dato spesso non torna indietro.  Qui a Parigi, nuoto nelle visioni di Alice - può trasformarsi, nulla si oppone: alla fine della corsa torna alla fonte, una lunga attesa prima di protendersi in un 'One trip\one noise'. Nella voce di 'Marlene' il calore che allevia la morte dei soldati, nelle sue vene l'amore incondizionato dove trovano rifugio eterno. E 'Johnny  Colere' mi parla e scuote con parole di passione: "dimentica tuo padre, dimentica tua madre e dimentica te stesso perché è giunto il momento di scegliere da che parte, in quale 'campo' schierarsi". Ho ancora il sapore acre dell'indignazione, la vittoria a volte accarezza la speranza d'appartenere ai 'perdenti' e disperati; malessere, disillusione nelle liriche sputate di '7 Minutes' e 'Sober song' come piccoli tagli sull'anima.'It spurts', e finalmente piego il capo mentre una luce verde sulla Fender esausta conclude il concerto 'all'attacco' dell'amministrazione locale d'estrema destra di Tolone, nel '97. Il fondo del continente, l'oro del nuovo mondo. Piramidi monouso, uomini d'affari impeccabili quando la pioggia di saggezza 'marcisce' sui marciapiedi: 'Tostaky'.

"Oh lord, hear me please, you have to make me sober... It's allright now, but what an awful night. I'm almost reaching the kitchen. I'll drink water till i die..Aspirin, come on please, i don't want to suffer..."

Qualcuno forse riuscirà  a guardarmi negli occhi, e non farà caso al buio perenne di questi spazi angusti. L'abisso in cui il mio cuore è annegato a Vilnius determina umori e abitudini del quotidiano. Molti credono di conoscermi, sezionarmi e annullare da quel 27 luglio 2003. Cosa resta di quattro amici adolescenti di Bordeaux, col morbo comune della new wave, e una compagna follemente amata; famosa attrice e figlia d'arte? Un castello di sabbia sgretolato e portato via dal vento. Ormai indosso una maschera che non mi appartiene, una notte tragica non basta a farmi 'mostro' e la verità, sovente, non è scritta sui giornali. Porto l'orrore dentro di attimi che mi hanno dilaniato. Non potrò mai perdonarmi, certe azioni non ci rappresentano e mi chiedo: 'Sono stato io l'artefice, mie le mani sporche di sangue?!'. Marie se potessi... Aprire con uno squarcio le mura che mi separano dall'esterno, osservare l'indifferenza delle nuvole in cielo - quel celeste immenso attraversato da macchie bianche lontane che rapiva la mia meraviglia da bambino in Normandia, e respirare. Respirare profondamente l'aria al di fuori. E liberarmi dal buio che m'imprigiona da anni. Era dieci anni fa, un leggero feedback ci congedava dal pubblico e dietro di me il sorriso spontaneo di Barthe  accompagnava la mia gioia per un live denso, vitale e riuscito; in una parola 'elettrico': a Tolone quelle prese di posizione nette, chiare, politiche lasciarono il segno. Era il 1997.

I Noir Désir, alfieri rock francesi all'alba dei Novanta con Mano Negra e Les Negresses Vertes.   

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