Questa probabilmente non sarà una recensione molto ortodossa. Me ne scuso sin d'ora.
Mi sono impuntato. Mi ero ripromesso di recensire tutti i primi album di Norman Blake, ma questo "Whiskey Before Breakfast" sembra proprio uno scoglio insormontabile.
Faccio e disfo, scrivo e cancello senza sosta ormai da molto tempo, senza riuscire a cavare un ragno dal buco.
Il fatto è che non è per niente facile recensire un album, quando contiene due tra le canzoni più amate di una vita. Soprattutto se una delle due è "Slow Train Through Georgia".
E allora mi fermo e cerco di capire.
Ho solo 28 anni, sono nato e cresciuto ad un oceano di distanza dalla terra e dalla cultura in cui questa canzone affonda le sue radici, eppure ogni volta che queste parole e questa musica vengono a trovarmi mi portano immancabilmente in dono (graditissimo) lacrimoni e pelle d'oca. Ogni volta come se fosse la prima.
E allora adesso cosa scrivo?
Scrivo di un viaggio che non ho mai fatto, a bordo di un lento treno a vapore che si inerpica pigramente lungo il fiume, attraversa placido intere foreste di abeti dai lunghi aghi e sbuffando si dirige calmo verso il mare?
Già, posso scrivere questo, perché ascoltando questa canzone, anche se il viaggio non l'ho fatto, è come se l'avessi fatto lo stesso. Anch'io ho potuto vedere il ponte sul fiume, e sotto le barche che dondolano sull'acqua. Anch'io ho provato la sensazione di dovermi muovere sempre e comunque, venga il sole, la pioggia o la grandine. Anch'io sono stato portato verso il confine, e ho visto sentieri di terra rossa tra le foreste. Anch'io ho desiderato stare in un qualunque posto di quel paese, purché baciato dal sole.
Ed è come se anch'io avessi portato con me una vecchia chitarra, e la avessi suonata giorno dopo giorno, e avessi lasciato che questo lento treno che attraversa la Georgia soffiasse via la mia tristezza.
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