Scrivo questa pseudorecensione per tutti coloro che non hanno avuto la possibilità e/o l'occasione per ascoltare uno dei gruppi italici più silenziosamente alieni dalla contaminazione del mainstream e dalla mercificazione della loro arte.

Gli Offlaga Disco Pax, nativi di Cavriago, provincia di Reggio nell'Emilia, attualmente rivestono un ruolo di primo piano nel burrascoso teatrino indie di marca nostrana, grazie a questo loro fulminante e ispirato debutto, ancora in attesa di un seguito.Seguito che difficilmente eguaglierà il risultato di Socialismo Tascabile, uno dei dischi più riusciti negli ultimi anni.Dicevamo Cavriago.Paese/cittadina/contrada natale di una band che rivendica da sempre le proprie radici emiliane, lasagnole, soprattutto socialiste, e che è riuscita a produrra un disco godibile senza che la propria attitudine provincialista, revisionista e alternativista inficiasse la qualità del loro lavoro

Perchè Socialismo Tascabile è un chiaro esempio di come si possa far centro narrando quelle che al giorno d'oggi sembrano favole, racconti di un mondo la cui dipartita risale a quella sera d'autunno di 20 anni orsono, quando gente di ogni estrazione e ideologia si ritrovò sbalordita a cantare, a ballare, ad abbracciarsi e a piangere sui resti del Muro e della guerra fredda. Esperienze reali e semi-oniriche si intrecciano in un cammino nel sottobosco padano a cavallo fa gli anni '70 e gli '80, canzoni di scuola dell'obbligo, di libertà, di anticoscienza/incoscienza politica, di paure e consapevolezze, di sapore di fabbrica e di contestazione. E come è dolce tuffarsi nelle tiepide acque di racconti spassosi come "Kappler", dove è arduo restare impassibili, nell'inattesa vena poetica di "Enver", nella rumoristica simil-Loveless di "TonoMetallicoStandard". Ma l'apice del piacere lo incontra nel mezzo della tracklist, nelle insuperabili, surreali battute di "Cinnamon" e di quella "Robespierre", la cui trasposizione oculistica (come si usa dire su queste pagine) è stata votata come la migliore dell'anno 2005.

La qualità più apprezzabile degli Offlaga è l'apparente semplicità con cui inducono al pianto e il riso nell'arco di due sole canzoni, con cui permettono un'esplorazione complessa delle rive del nostro animo.Ciò si avverte ancora maggiormente se, come lo "scrivente", si è avvezzi all'idea di avere già ascoltato tutto, di conoscere le pietre miliari di ogni genere, di rifiutare più o meno cortesemente le novità, bollandole spesso ingiustamente come copie di copie di dischi già sottoposti al giudizio infallibile di critica e pubblico da almeno quarant'anni.

Ovviamente, alla pubblicazione dell'album, le critiche si sono rivelate sparute, causa la totale assenza di di attenzione mediatica, e odiosamente parziali, secondo il vizio, caro alla nostra critica, di osannare o demolire i gruppi italiani prima ancora di averli opprtunamente valutati sotto l'aspetto musicale.

In sintesi, quest'album è consigliabile a chi prova nostalgia del passato, a chi ama la Storia, a chi è emiliano, a tutti coloro che desiderano un disco completo, dove armonia e rumore, gioia e tristezza si accompagnano senza parere frutto di un abile artificio.

E al tempo della reunion dei Take That, del cinquantesimo disco degli Iron Maiden e della sexy-pelata(!) di Britney Spears, è già un'impresa degna di lode.

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