L'unico stato dell'ex blocco orientale a permettere ai musicisti pop-rock d'oltrepassare la cortina di ferro (fisicamente s'intende) e a cantare in lingua inglese (se ne fossero stati in grado) è stata l'Ungheria; le proposte discografiche che arrivavano da quel paese non convincevano tuttavia ne' critica, ne' pubblico nostrano, eccezion fatta per Locomotiv GT, Omega e Fonograf "Group". Soprattutto in Germania ed Inghilterra le tre formazioni citate avevano più di qualche adepto e sostenitore.

Gli Omega si formarono come rock band ad assetto variabile nel 1967 grazie al tastierista Gábor Presser che, dopo aver composto e realizzato numerosi singoli di "beat psichedelico" con la formazione in questione, li abbandonò nel 1971 per unirsi ai Locomotiv GT. Nel 1971 gli Omega cambiarono genere in contemporanea all'ingresso in formazione del chitarrista György Molnar che divenne da subito il leader. Il sound sputa duro ora, grondante di possenti arrangiamenti con un occhio strizzato ai Deep Purple e l'altro al progressive mitteleuropeo. In più di quaranta anni di carriera gli Omega hanno pubblicato una moltitudine di dischi-rock-magiaro con una breve ed interessante parentesi contenente otto album registrati e pubblicati in occidente (Inghilterra, Francia e Germania) sotto la guida di Peter Hauke, il produttore dei Nektar, e con l'aiuto in studio del noto tecnico Dieter "quadro" Dierks. Dall'hard prog del disco omonimo (1973) e di Stormy Fire (1974) al progressive rock propriamente detto di 200 Years After The Last War (1974) e Time Robber (1976), passando per quello che rimane con molta probabilità il loro capolavoro in lingua inglese, The Hall Of Floaters In The Sky (1975). Terminarono le loro visite in occidente alla fine dei '70 quando il "partito" non concesse più permessi speciali per l'espatrio, non prima però di riuscire a pubblicare per la Bellaphon tedesca altri due lavori in studio ed un live.

"The Hall Of Floaters In The Sky" venne registrato nel 1974 agli studi Chipping di Londra da una formazione ormai consolidata, con il cantante János Kóbor (impressionante somiglianza con quello dei Cugini di Campagna, stessa capigliatura, sostanza ben diversa, questo tizio cantava da spaccare i vetri), e con l'immancabile produzione di Peter Hauke. l'LP pubblicato dalla Decca inglese contiene sei brani, tutti splendidi, spiccano gli arrangiamenti freschissimi della culturale 20th Century Town Dweller, dell'acustica e siderale poesia omonima e della spaziale Never Feel Shame, il loro primo brano orientato verso lo space rock. Per il resto un hard prog sul modello Deep Purple/Uriah Heep con qualche piccolo debito verso Genesis, Nektar, Moody Blues e Yes. Affiorano infatti abbondanti le tastiere (soprattutto sintetizzatore Moog e organo Hammond) che spesso e volentieri scavalcano le chitarre elettriche sempre e comunque abbondanti. Molti gli arrangiamenti per orchestra e i corali curati da Christian Kolonovits per un rock duro e sinfonico al contempo, convincente e sincero.

Abbandonata questa formula, tra l'altro di successo, gli Omega abbracciarono paurosamente lo stile degli Eloy. Stop quindi agli album dal buon tiro; di contro ebbero il merito d'infondere coraggio a molti complessi rock dell'ex blocco sovietico, quelli che maggiormente assorbirono la loro "influenza space" furono i tedeschi dell'est, Berluc in testa.

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